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Coniugazione al futuro

di
Gian Maria Fara

La politica degli annunci è sempre stata una pratica molto italiana che sembra acuirsi proprio in questo momento, in piena emergenza. Nei giorni in cui si decide il futuro del nostro Paese, scosso dal terremoto Coronavirus, attraverso misure e provvedimenti inediti, riproponiamo alcuni passaggi del nuovo libro del Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, L’Italia del “nì” (Edizioni Minerva, 2019). «La soluzione dei problemi, per quanto gravi e urgenti, viene sempre rinviata al futuro, mai una decisione o una norma che intervengano puntualmente sul presente», sostiene il Prof. Fara.

«Una caratteristica della prassi politica recente è quella dell’abolizione della coniugazione dei verbi al passato e al presente, e l’esaltazione di quelli al futuro: dovremo, faremo, costruiremo, risaneremo e via dicendo. La soluzione dei problemi, per quanto gravi e urgenti, viene sempre rinviata al futuro, mai una decisione o una norma che intervengano puntualmente sul presente. I debiti della Pubblica amministrazione saranno liquidati, le Province saranno abolite, le tasse saranno ridotte, la giustizia sarà riformata; nel frattempo, gli italiani sono costretti a
condurre la loro difficile lotta quotidiana per la sopravvivenza, e si sentono doppiamente colpiti dalla realtà, che sembra immodificabile e dalle promesse che, si sa, non saranno mantenute. Tzu-Kung chiese chi fosse un vero gentiluomo. Il Maestro rispose: «Colui che non predica quello che fa finché non ha fatto quello che predica». È evidente, se si vuol dar credito all’insegnamento di Confucio, che nel nostro Paese i gentiluomini, se ci sono, sono davvero pochi» (Aforisma 76, 2014).

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