Coronavirus, il lockdown alimenta canali “alternativi” per il riciclaggio

La decisione di sospendere i controlli in materia di Antiriciclaggio[1] non deve indurre a concentrarci unicamente sulla pianificazione di azioni di prevenzione e contrasto alla criminalità da attuare nel periodo post-Coronavirus, per non generare il rischio di segnali di un abbassamento del livello di guardia.

Non v’è dubbio che l’attenzione verso l’emergenza Covid-19 si collochi ai massimi livelli, prova ne sia l’operazione “The Musk” della GdF che ha “smascherato” una presunta frode nella gara bandita da Consip per l’acquisto di dispositivi di protezione per 18,5 milioni di euro. Parimenti alto deve restare il livello di guardia verso i reati spia ‒ come il riciclaggio, l’usura e le estorsioni ‒ di quelle attività che continuano ad assicurare alla criminalità organizzata di generare quel “Pil” che ha toccato la soglia dei 250 miliardi di euro, come stimato dall’analisi dell’Eurispes[2].

I mercati finanziari, in questa fase di gravi ribassi e fortissima volatilità[3], hanno fatto registrare un sensibile balzo dei volumi di operazioni in trading online. Si tratta davvero solo di traders e risparmiatori che tentano di “limitare i danni” approfittando della situazione o, piuttosto, dietro il volume di queste attività provocate da un impareggiabile shock finanziario, si celano “sciacalli” che puntano a realizzare squallidi obiettivi di riciclaggio di denaro sporco?

A destare sospetto ‒ in chiave di Antiriciclaggio ‒ sono, da una parte, l’impennata del dato relativo al volume di acquisizione di nuovi clienti del mercato azionario e, dall’altro, le misure di intervento con cui la Consob ha decretato la chiusura di centinaia di siti Internet attraverso i quali si svolgevano operazioni di finanza abusiva[4] e, ancora, la necessità di vietare le vendite allo scoperto[5].

Per effetto della sospensione, quasi totale, delle attività commerciali decretata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, bar e ristoranti, sale da gioco e centri massaggi ‒ che rappresentano le attività commerciali dietro le quali più di frequente si nascondono le lavanderie di soldi sporchi ‒, alle organizzazioni criminali rischierebbe di mancare quella linfa vitale che ne alimenta le attività e, soprattutto, quel potere di influenza che le rende ancor più pericolose e insidiose.

Tra i più evidenti effetti della pandemia, oltre alla chiusura delle attività commerciali – e, anche, come conseguenza di questa – si è registrato un forte calo del valore del petrolio[6]; si è ridotto l’uso del contante nei pagamenti[7] ed è persino crollata la quotazione delle criptovalute che, a dispetto di chi, sino a pochi giorni fa, si ostinava a considerarli un bene rifugio[8], hanno fatto registrare altissimi livelli di vendita proprio perché considerate attività tra le più rischiose, peraltro, scarsamente idonee ad assicurare l’acquisto di beni di primaria necessità.

In un contesto come quello attuale che si presenta, persino, più tragico del crollo di Wall Street del 1929 e per molti aspetti più drammatico della peste del XIV secolo, il riciclaggio viene realizzato su canali “alternativi” di impego dei proventi delle attività illecite. Ecco quindi che aumenta l’esposizione al rischio di quei beni che tradizionalmente sono considerati come beni rifugio: oro e metalli preziosi, diamanti e oggetti d’arte.

Una sorta di “ritorno al passato”. Del resto, come noto, la poliedricità del fenomeno del riciclaggio deriva anche, se non soprattutto, da quella ricerca continua delle più innovative forme di “lavaggio” del denaro sporco (prova ne sia il fenomeno delle criptovalute nel deep-web) senza, tuttavia, mai mandare in obsolescenza le forme più tradizionali di reimpiego dei proventi di attività illecite: investimenti su beni-rifugio, come l’acquisto di oro, di beni immobili e di opere d’arte[9].

Non è un caso che si stia assistendo a una nuova “corsa all’oro” considerato, da sempre, bene di rifugio più sicuro e apprezzato, il cui valore ‒ già dagli inizi del 2020 – aveva fatto registrare un exploit, dovuto, prima, alle tensioni geopolitiche tra Usa e Iran e, poi, al diffondersi del Coronavirus dalla Cina fino all’attuale situazione di pandemia. Negli ultimi giorni, invece, anche il valore dell’oro è colato a picco, trascinando verso il basso anche il valore degli altri metalli preziosi e dei diamanti[10].

Tale circostanza, tuttavia, non significa che l’oro abbia smesso di essere considerato un bene rifugio, lo sanno bene gli esperti dell’alta finanza che, anzi, proprio nelle giornate nere dei mercati globali, attendono le vendite di coloro che hanno bisogno di liberare la liquidità necessaria a coprire le perdite registrate sul fronte delle azioni (che per contratto vanno saldate in giornata) per accaparrarsi l’acquisto del metallo giallo al prezzo più basso.

Il quadro dei mercati finanziari che ne scaturisce vede contrapposti, da una parte, i soggetti che, per evitare il fallimento per la perdita di investimenti, cercano liquidità offrendo in vendita beni di facile collocazione sul mercato (come oro e altri metalli preziosi) e, dall’altra, i riciclatori di denaro sporco, la cui esigenza principale è, invece, quella di “piazzare” l’esubero di liquidità e, quindi, sono ben pronti ad acquistare oro e metalli preziosi, allettati da prezzi a livello di minimo storico. Il tutto nella consapevolezza che, non appena i listini azionari accenneranno alla stabilità, l’oro tornerà a essere quel bene rifugio per eccellenza e il suo valore di mercato registrerà un repentino rialzo.

Situazione analoga si registra sul fronte del “mattone”, bene rifugio per antonomasia. Il mercato immobiliare, come noto, è fortemente influenzato dal livello dei tassi di mutuo e questi, a loro volta, seguono un andamento inversamente proporzionale all’andamento della Borsa[11]. Il livello dei tassi di mutuo, in questo periodo, è talmente basso che il tasso fisso è sceso al di sotto di quello variabile, di conseguenza: aumenta la domanda di moneta per l’acquisto di immobili, ergo, la criminalità organizzata può monetizzare i propri asset immobiliari e far emergere il capitale che, già riciclato per effetto del precedente acquisto di quei beni immobili, potrà essere spendibile sul mercato legale. Il meccanismo di riciclaggio, in questo caso, si può schematizzare nell’acquisto dell’immobile da parte del riciclatore che utilizza “denaro sporco” e che poi sarà subito rivenduto, con l’obiettivo di incassare “denaro pulito” sotto forma di assegno o bonifico[12]. In condizioni normali, al riciclatore poco importa se il prezzo di tale vendita sia stato inferiore a quanto era stato speso per acquistare lo stesso immobile, quella discrepanza, eventualmente, non sarebbe stata certamente imputata a una perdita ma, tuttalpiù, al costo delle “commissioni” sopportato per ottenere il “lavaggio del denaro sporco”.

In una situazione straordinaria, come quella attuale, invece, il riciclatore contabilizza – addirittura – un surplus, visto che l’aumento della domanda di acquisto di immobili (conseguenza del calo del prezzo del denaro) genera un aumento dei prezzi del mattone.

Vi è, poi, il mercato delle opere d’arte e degli oggetti da collezione rispetto ai quali, pure, le organizzazioni criminali continuano a mostrare forte interesse attratti dalla stabilità del loro valore nel tempo, caratteristica tipica, per l’appunto, dei beni rifugio.

I beni di valore artistico e da collezione, il mercato dell’arte più in generale, da sempre generano un certo appeal, oltre che verso gli “addetti ai lavori”, anche verso semplici appassionati e, ancora, nei confronti di investitori professionali che desiderano diversificare il proprio portafoglio di attività, nonché, di un numero considerevole di risparmiatori attratti dai trend crescenti che caratterizzano il valore commerciale di opere che vengono scambiate nei diversi segmenti del mercato dell’arte e dei beni da collezione[13].

Nel corso degli ultimi cinque lustri si è registrata una forte crescita del mercato dell’arte, che viene percepito come uno dei più floridi settori di investimenti economici, caratterizzato dalla coesistenza di una fortissima dimensione emotiva tipica del collezionismo e di una aspettativa di aumento e/o consolidamento del valore di ciò che si acquista, nonché dai tempi brevi in cui gli attori riescono a generare profitti, in molti casi, fortemente remunerativi.

Ecco perché sono sempre di più gli investitori e risparmiatori che affidano la gestione del proprio patrimonio a un consulente finanziario che ha assunto i connotati dell’Art adivisor e che si occupa della valorizzazione incrementale del patrimonio artistico gestito[14].

Proprio in ragione di quanto sin qui rilevato, risulterà agevole comprendere che non sono certamente immuni da quella “forza di attrazione” che esercita il mercato dell’arte, nemmeno i soggetti che appartengono ai gruppi criminali, anzi, sono sempre più fitte le attività poste in essere su mercati illeciti da parte di ricettatori e spregiudicati collezionisti che non disdegnano dal “miscere sacra profanis”[15] utilizzando le meraviglie dell’Arte per mettere a segno meccanismi di riciclaggio[16].

Oro e preziosi (quali diamanti e metalli preziosi), asset immobiliari e opere d’arte sono solo alcuni dei “beni sensibili” in termini di esposizione al rischio di riciclaggio ed è proprio su questi che si poggia la lente degli organismi istituzionali di Intelligence che hanno recentemente schierato sul fronte dell’Antiriciclaggio una nuova task force di esperti investigatori[17].

Ma perché l’impianto Antiriciclaggio continui a funzionare è necessario – rectius urgente – non abbassare il livello di guardia, anche da parte di quei soggetti, destinatari degli obblighi previsti dal D.Lgs. 231/2007, che il Legislatore ha posizionato alla base del presidio Antiriciclaggio proprio per scongiurare il rischio di infiltrazioni criminali, anche in relazione alla fase di riavvio delle attività economiche[18].

[1] La circolare dell’11 marzo del III Reparto della GdF, diramata a tutti i reparti territoriali del Corpo, sospende, per un periodo vincolato all’evoluzione della pandemia da Coronavirus, l’esecuzione delle verifiche, dei controlli fiscali e in materia di lavoro e tutte le situazioni connesse a violazioni per le quali potrebbero scadere i termini di contestazione. Il blocco immediato riguarda anche i controlli strumentali e tutte le attività di intelligence e di polizia economico-finanziaria di contrasto al riciclaggio. https://www.ilsole24ore.com/art/guardia-finanza-sospese-verifiche-fiscali-lavoro-nero-e-riciclaggio-ADztgkC

[2] Intervista al Prof. Gian Maria Fara, Presidente e fondatore dell’Eurispes, in Il Sole-24 Ore del 09 aprile 2020, pag. 9.

[3] Per effetto del Coronavirus si è generata una crisi prima economica e poi finanziaria che nella prima fase (periodo compreso tra il 19 febbraio e il 23 marzo) ha fatto registrare sui listini europei una perdita media del 40% mentre Wall Street ha accusato un meno 34%, il minimo storico. Sul fronte nazionale, la Borsa di Milano è arrivata a perdere – in questo periodo di emergenza ‒ fino al 30-40% della sua capitalizzazione, salvo, poi, recuperare qualche punto mantenendo, però, altissimo il livello di volatilità che continua a offuscare le previsioni per il futuro più prossimo.

[4] Il fenomeno è quello delle piattaforme online d’investimento, la cui pericolosità sociale si è acuita proprio in questo periodo di emergenza da Coronavirus. Si tratta, per lo più, di telefonate effettuate dai call center di pseudo-advisor e sedicenti broker, volte a persuadere i risparmiatori a spostare i risparmi su piattaforme pirata. I poteri di intervento sono stati riconosciuti alla Consob per effetto della legge n.58 del 28 giugno 2019, articolo 36 comma 2 terdecies.

[5] Le autorità di regolamentazione dei titoli italiani e spagnoli (la Consob italiana e Comision Nacional del Mercado de Valores spagnola) hanno applicato il divieto di vendita allo scoperto, un atto che ha contribuito al rimbalzo delle Borse europee. I due provvedimenti, presi in maniera congiunta, hanno riguardato 85 titoli italiani e 69 spagnoli, la cui vendita allo scoperto sarà vietata, anche, in tutte le sedi di negoziazione del Regno Unito. La vendita allo scoperto (o short selling) è un’operazione finanziaria che consiste nella vendita di strumenti finanziari non posseduti con successivo riacquisto. Tale operazione viene, normalmente, effettuata quando si è convinti che il prezzo al quale gli strumenti finanziari si riacquisteranno sarà inferiore al prezzo inizialmente incassato attraverso la vendita. Nel qual caso il rendimento complessivo dell’operazione sarà positivo; al contrario, il rischio è che se il prezzo dello strumento risulterà aumentato, si registrerà un rendimento complessivo di segno negativo.

[6] Il valore del petrolio, a partire già dal 1° gennaio 2020, ha fatto registrare un calo dell’80%.

[7] Già il decreto legge fiscale che ha accompagnato la manovra 2020 prevede un incentivo ai pagamenti con carta di credito e bancomat, a ciò si aggiunge che la limitazione dell’uso del contante può rappresentare una ulteriore misura di contenimento della diffusione del Coronavirus.

[8] Per definizione i beni rifugio sono quei beni dotati di un valore intrinseco “reale” che tendenzialmente resiste anche ai periodi di maggiore turbolenza dei mercati finanziari o di aumento dell’inflazione. Da sempre, l’investimento in beni rifugio è motivato da una scelta di proteggere il patrimonio anche in fasi di recessione economica, di crisi finanziaria e di forte instabilità dei prezzi.

[9] La categoria dei cosiddetti beni rifugio è in continua espansione, vi si fanno rientrare pure gioielli, orologi, vini e, più in generale, tutti quei beni che appartengono ai settori anticiclici.

[10] Le linee evolutive delle dinamiche del riciclaggio collegate al mercato dell’oro sono oggetto di approfondimento in: Miceli G., Antiriciclaggio per Gallerie d’arte, case d’asta e operatori professionali oro, Volume n. 2 della Collana Atlante Antiriciclaggio, edizione Fisco e Tasse, Gruppo Maggioli, 2020. 

[11] Quanto più l’economia tende a peggiorare, tanto più i tassi dei mutui diventano vantaggiosi. Tale meccanismo dipende dal fatto che il livello dei tassi dei mutui dipende da quello dello spread che viene fissato dalla banca mutuante e resta invariato fino alla scadenza del contratto di mutuo e da altri due tassi interbancari che, invece, risentono della volatilità dei mercati. Per il tasso fisso le banche fanno riferimento agli indici Eurirs della stessa durata del mutuo; per i mutui a tasso variabile si fa riferimento all’indice Euribor, sia quello con scadenza a 1 mese che quello con scadenza a 3 mesi. Entrambi gli indici, Eurirs e Euribor, sono soggetti a variazioni quotidiane. Sul piano pratico, la differenza tra tasso fisso e tasso variabile dipende dal fatto che, se si opta per il tasso fisso la banca basa il calcolo delle rate di mutuo sul livello dell’Eurirs preso al momento della stipula del contratto e quello varrà fino a scadenza; invece, per il tasso variabile, la banca procede, mese per mese, al ricalcolo del tasso da applicare in funzione dell’indice Euribor.

[12] Le infiltrazioni del riciclaggio nel mercato immobiliare sono oggetto di analisi in: Miceli G., Antiriciclaggio per Agenti immobiliari, Volume n. 5 della Collana Atlante Antiriciclaggio, edizione Fisco e Tasse, Gruppo Maggioli, 2020. 

[13] Secondo uno studio del 2017 riportato in: Il mercato dell’arte e dei beni da collezione. Report 2019 editato da Deloitte Private, si stima che questo segmento di popolazione aumenterà del 43% entro il 2026 e il relativo patrimonio, che nel 2016 ammontava a 1.600 miliardi di dollari, ammonterà a 2.700 miliardi entro il 2026. Risulta chiaro da questi dati quanto il bisogno di servizi finanziari specifici per arte e oggetti da collezione sia destinato a crescere in misura importante.

[14] Dallo stesso citato Report 2019 stilato da Deloitte, emerge che: «Circa due collezionisti su tre dichiarano di comprare arte o oggetti da collezione per passione, ma con attenzione al valore dell’investimento. Dell’importanza del valore finanziario associato all’acquisto di arte sono ancora più convinti gli operatori di settore. Circa 9 su 10 infatti affermano che i propri clienti acquistano arte e oggetti da collezione per passione, ma con una dichiarata attenzione agli aspetti legati all’investimento».

[15] “Miscere sacra profanis” che tradotta dal latino è “mescolare il sacro col profano” è la frase riportata nel Vangelo di Matteo e che significa che non si può unire ciò che riguarda Dio (sacro) con ciò che riguarda l’uomo (profano), quindi che non si devono mescolare le cose importanti (come quelle lecite, diciamo noi) con quelle insignificanti (quindi, illecite).

[16] Il mercato dell’Arte è fortemente compromesso dall’attività di riciclaggio di denaro sporco, si tratta di uno scenario che trova approfondimento in: Miceli G., Antiriciclaggio per Gallerie d’arte, case d’asta e operatori professionali, oro, Volume n. 2 della Collana Atlante Antiriciclaggio, edizione Fisco e Tasse, Gruppo Maggioli, 2020. 

[17] Il Capo della Polizia, Franco Gabrielli, aveva già annunciato la costituzione con decreto, a sua stessa firma, di un Organismo Permanente di Monitoraggio presso la Direzione Centrale della Polizia Criminale. Tale Task force è diventata operativa con l’obiettivo di effettuare la «ricognizione e prevenzione a tutto campo dell’infiltrazione mafiosa nell’economia». Si tratta di un nuovo organismo presieduto dal «Vicedirettore generale Ps, direttore centrale Polizia Criminale, prefetto Vittorio Rizzi» composto dai rappresentanti dei vari Comandi, più tutti gli esponenti delle FF.PP. impegnati all’estero e negli organismi internazionali.

[18] Proprio ai destinatari degli obblighi Antiriciclaggio, si segnala la possibilità di partecipare ai lavori della predetta “cabina di regia interforze”. Il DG della PS ha dichiarato che «potranno essere chiamati referenti di Enti e Organismi pubblici e privati» che potranno contribuire ai lavori con «un apporto conoscitivo e analitico».

Giuseppe Miceli è curatore editoriale e Autore dell’Atlante dell’Antiriciclaggio – Raccolta di 10 Volumi, edizione Fisco e Tasse-Gruppo Maggioli.

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