La pace, la serenità sociale e la sicurezza sono i valori fondanti della società civile.
La geopolitica della sicurezza poggia i suoi studi su tanti settori, ma quello dei disastri risulta di elezione. Solo mitigando gli effetti dei disastri, vengono mitigati anche quelli della Sicurezza nazionale.
La pandemia attuale rappresenta un disastro potenziale per tutti i paesi colpiti, sotto almeno quattro profili: Sociale, Sanitario, Economico, Industriale, Finanziario.
L’analisi delle catastrofi naturali richiede la conoscenza di molti elementi quali: la frequenza degli eventi, la preparazione delle aree interessate, i nodi della catena di approvvigionamento dei beni e dei servizi, la posizione delle infrastrutture che potrebbero causare l’interruzione del flusso logistico, il livello di stabilità istituzionale del paese colpito, il livello di preparazione sociale e istituzionale per fronteggiare eventi possibili, per poi individuare i rischi per la sicurezza del paese.
La storia ci ha sempre dimostrato che i disastri di breve durata, hanno sì un grande impatto sui livelli della sicurezza nazionale, ma non cambiano i destini nazionali, a meno che non ci siano altri fattori in gioco.
Le catastrofi naturali accelerano solo le tendenze, se preesistenti, in un determinato paese (Stratfor). Il potere della natura è tale che sia la causa sia gli effetti delle catastrofi naturali non possono essere ignorati dalla geopolitica.
L’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C fece scomparire due città, la pandemia della Vaiolo del 1520 provocò 56 milioni di morti, l’eruzione (VEI-7) del Vulcano Tambora in Indonesia nel 1815, per esempio, ebbe impatti disastrosi globali sul clima sia in Europa sia nel Nord America. Vi sono stati nel periodo 1900-2014 dieci terremoti al mondo di magnitudine variabile da 8.6 a 9.5 della scala Richter (la magnitudine 9.5 rispetto a 8.6 è 10 volte più grande.)
Nel passato, gli esempi di grandi disastri naturali sono stati numerosi e frequenti.
Nel campo sanitario, la pandemia in corso, dovrebbe essere la ventesima “dopo Cristo”.
Le forme di protezione dai disastri naturali vanno studiate e le risultanze devono essere applicate per mitigare gli impatti dei prossimi eventi che, con tempi incerti, si manifesteranno.
Il numero dei morti per i terremoti nel mondo è diminuito, grazie alle norme antisismiche emanate nei vari paesi: è una delle forme di resilienza messe a punto nei paesi più evoluti. L’incertezza è nei tempi dell’accadimento non negli eventi che sono già specificati nella letteratura di settore.
L’antidoto all’emergenza è rappresentato dalla pre-pianificazione delle azioni per far fronte agli eventi catastrofici, attraverso un processo decisionale che conferisca risposta e resilienza al sistema.
I piani devono seguire un metodo, il cosiddetto “Long Term Planning” che da solo però non basta, deve essere accompagnato da un sistema che possa validare il piano stesso in assenza dell’evento concreto: questo si chiama “Modelling and Simulation”: chi possiede queste due capacità ha gli strumenti per pianificare anche le emergenze.
Quando scatta l’emergenza, il primo periodo è di caos in tutti i settori: l’applicazione di quanto già studiato a mente fredda e validato dallo strumento di validazione rappresenta l’antidoto.
L’Italia possiede, nella sua struttura istituzionale, tutte queste capacità, addirittura, il “Modeling and Simulation” italiano appartenente al dicastero Difesa è stato certificato dalla Nato quale “Centro di eccellenza” per tutti gli altri paesi dell’Alleanza.
Il mondo istituzionale può e deve utilizzare tutte le risorse intellettuali e materiali del Paese per la gestione dei disastri al fine di incrementare la resilienza del sistema, anche perché la quarta missione del dicastero Difesa riguarda proprio il supporto alle Pubbliche Calamità, tra le quali rientra anche l’Emergenza sanitaria.
Nelle emergenze vince il progetto, perché esso rappresenta l’antidoto contro le manifestazioni caotiche del momento, caratterizzate da azioni che appaiono irrazionali, ambigue, incerte, incontrollabili, vulnerabili, in cambiamento continuo (VOCA per gli analisti).
Senza progetto va avanti la decisione più o meno illuminata del momento, che può perdere di vista la resilienza del sistema.
Dopo gli eventi Sars, Ebola, Zika, alcuni paesi avevano preso sul serio il problema delle pandemie e hanno seguito le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità contenute nel “Global Preaparedness Monitoring Board” dove, a pag. 26 e soprattutto 27, si mette in guardia sulla gravità delle patologie respiratorie di alto rischio, che avrebbero assunto carattere pandemico, con impatti socio-economici devastanti.
Nel campo internazionale, nel 2017, il “Defense Advanced Research Projects Agency” (Darpa) ha lanciato il Programma “Pandemic Prevention Platform” (P3) con l’obiettivo di creare nuovi farmaci per curare una minaccia di infezione nota entro 60 gg.
Darpa aveva realizzato che, con le esperienze avute con l’Ebola e Zika, gli Usa non erano preparati per affrontare le pandemie virali.
Il progetto prevede, ora, di poter erogare ai pazienti Usa di Covid-19 un trattamento medico appropriato nei prossimi quattro mesi tramite le aziende AbCellera-Eli Lilly che fanno parte del progetto.
In attesa dei risultati annunciati dal Darpa, gli Usa hanno mobilitato il settore militare che ha aperto i depositi per fornire gli ospedali civili di mezzi e personale suppletivi per la terapia intensiva.
Anticipare gli incubi aiuta a risolvere i grandi problemi che possono manifestarsi.
In tal senso, è tempo di iniziare a pianificare altri scenari pandemici con virus in questo caso cibernetici, le cui conseguenze potrebbero non essere molto dissimili dagli scenari odierni.
Le due colonne per la difesa del Paese, civile e militare, devono poter operare sempre nel rispetto dei propri compiti, ma in sinergia per conferire resilienza al sistema Italia.
La sinergia istituzionale consentirà a quella militare di essere suppletiva a quella civile in caso di necessità.
Il Generale Pasquale Preziosa è il Presidende dell’Osservatorio Sicurezza dell’Eurispes