Mentre l’economia mondiale, seppur con variazioni significative, si è ripresa rapidamente dopo la pandemia – 57 milioni i posti di lavoro persi nel 2020, a fronte di 66 milioni di nuovi posti di lavoro creati nei Paesi Ocse dall’inizio della ripresa – le conseguenze dell’invasione russa dell’Ucraina rappresentano un ulteriore colpo allo scenario economico globale.
Costo della vita: nuovi squilibri dettatti dal conflitto
L’incremento del prezzo dell’energia e dei generi alimentari in seguito all’invasione dell’Ucraina hanno aumentato la pressione sul costo della vita, già in crescita prima del febbraio 2022. Gli squilibri negli approvvigionamenti alimentari ed energetici, e il conseguente aumento dei prezzi, rischiano quindi – secondo il report sulla crisi del costo della vita pubblicato recentemente dall’Ocse – di alimentare una nuova crisi economica e sociale, rendendo carovita e disoccupazione le principali sfide dei prossimi anni.
Imprese e famiglie colpite dalla pandemia e poi dalla guerra
Già duramente colpite dalla pandemia, le industrie a bassa retribuzione si stavano riprendendo molto più lentamente di altri settori già prima del febbraio 2022. Nel primo trimestre del 2022, l’occupazione nei servizi di alloggio e ristorazione era, in media nei paesi Ocse, del 9% inferiore al livello pre-Covid. Il tasso di occupazione medio dei giovani era ancora più basso di quello precedente la crisi in più della metà dei paesi.
I cambiamenti strutturali nei mercati del lavoro degli ultimi decenni – in particolare il venire meno dell’indicizzazione dei salari e l’aumento del potere di mercato delle imprese – hanno reso i gruppi a basso reddito più esposti al calo dei redditi reali. I dati Ocse indicano per l’Italia un calo dei redditi reali del -3,1%.
Sono proprio le categorie con maggiori probabilità di lavorare in settori a bassa retribuzione – i giovani, i lavoratori meno qualificati, gli immigrati e altri gruppi vulnerabili – i più colpiti in seguito all’invasione dell’Ucraina. Le famiglie a basso reddito, che devono destinare una quota significativamente maggiore del loro reddito ai beni di prima necessità, sono state particolarmente colpite dalla stretta inflazionistica.
Costo della vita e occupazione: necessario un sostanziale intervento dei governi sui mercati del lavoro
Per ridurre al minimo l’impatto della crisi sulle famiglie a basso reddito occorre dare priorità al sostegno delle fasce più deboli. In particolare, sono tre le aree su cui i governi dovrebbero concentrarsi. In primo luogo, il rafforzamento della contrattazione collettiva è fondamentale per garantire un’equa distribuzione dello shock inflazionistico tra lavoratori e imprese. A lungo termine, un maggiore peso nella contrattazione da parte dei lavoratori e una maggiore concorrenza delle imprese garantirebbero un riequilibrio del potere contrattuale. I governi dovrebbero, inoltre, prevedere un sostegno straordinario al reddito dei lavoratori e delle famiglie a basso reddito tramite adeguamenti del salario minimo, indennità di lavoro e altri trasferimenti sociali. Tali misure proteggerebbero i più vulnerabili dall’aumento dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari anche in caso di stagnazione dei salari e fornirebbe un sostegno a coloro che sono più esposti a livelli di debito elevato e all’aumento dei tassi di interesse. Infine, la promozione di servizi integrati per l’occupazione e la formazione favorirebbe l’inclusione lavorativa dei gruppi meno qualificati e più fragili.