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Crowdfunding: la creatività in tempo di crisi

di
redazione

Una delle risposte più vitali a ogni tipo di “crisi” è senza dubbio la creatività.

Quando, in un sistema, profondi mutamenti strutturali e organici producono una condizione di malessere e di stagnazione, si attivano risorse fino ad allora sconosciute, capaci di rimescolare le carte alla ricerca di una via d’uscita.

È qui che il termine crisi rimane fedele alla sua vocazione etimologica, che ha primariamente una natura positiva: “crisi” deriva dal Greco antico “krìno” che significa discernere o separare. In senso lato perciò è l’azione di chi si sofferma a valutare per poi giudicare e dunque operare una scelta. Insomma, ogni crisi è un’opportunità.

Di fatto, il perdurare della congiuntura economica negativa sta mettendo a dura prova il nostro Paese, ma è anche vero che la capacità di trovare soluzioni innovative, alternative, e spesso davvero brillanti, non ha deluso le aspettative di chi, fiducioso, non vuole stare fermo.

Il cosiddetto “crowdfunding” è una di queste.

Esso utilizza il web (direttamente o tramite portali web dedicati) per la ricerca di risorse finanziarie necessarie a far partire e sostenere un determinato progetto: quando imprese e individui incontrino eccessive difficoltà nell’ottenere finanziamenti attraverso i tradizionali canali presenti nel mercato (banche, business angels, venture capital), o per rallentamenti di tipo burocratico, il crowdfunding (dall’inglese “crowd” che significa folla e “funding” finanziamento) è lo strumento attraverso il quale si attiva l’impegno collettivo da parte di molti individui nel creare una rete e unire le proprie risorse per appoggiare economicamente i progetti avviati da altre persone o organizzazioni.

I progetti e le imprese sono finanziate con piccoli contributi effettuati da una moltitudine di persone.

Questa nuova tipologia di finanziamento è utilizzata per diversi fini (fra cui: industrie culturali e creative, imprese private, crowdfunding per progetti pubblici e sociali) e si struttura in diversi modelli che vanno dalla donazione tout court, al prestito e al vero e proprio investimento.

Il crowdfunding sta prendendo sempre più piede in Europa , ma trova il suo mercato più fiorente nel Nord America e, dato il suo crescente sviluppo, costringe i diversi governi a ripensare le legislazioni nazionali ed internazionali sul credito di impresa.

In Italia – nonostante il fenomeno si stia affermando con qualche perplessità − i dati che si riferiscono al periodo dicembre 2013- maggio 2014 (crowdfundingitalia.com) confermano una crescita importante del mercato del crowdfunding. Il numero di piattaforme cresce considerevolmente (15 quelle nate o lanciate nell’ultimo semestre): tra i 54 portali totali rilevati, 41 sono già attivi. Il valore complessivo dei progetti finanziati è pari a poco più di 30 milioni di euro, con una crescita di 7 milioni rispetto alle rilevazioni di ottobre 2013; ad essi concorrono in misura predominante le piattaforme lending-based (77%).

I progetti finanziati sono prevalentemente sociali (63%) seguiti da quelli creativi (23%), mentre i progetti imprenditoriali rappresentano il 14% del totale.

Uno dei protagonisti dello scorso anno è stato certamente l’equity crowdfunding (la cui forma di contribuzione è l’investimento), conseguenza dell’entrata in vigore del relativo regolamento Consob.

Che la raccolta fondi online possa essere un valore aggiuntivo anche per un settore come quello della cultura, lo hanno recentemente dimostrato le campagna lanciate per salvare diversi dei nostri monumenti. Non solo quelli più conosciuti, ma anche quelli che sono patrimonio di piccole realtà locali. Ne sono un esempio il Portico di San Luca a Bologna, per il quale è stata attivata una piattaforma online che, con i primi 300mila euro raccolti, ha già consentito di dare il via ai lavori di restauro e il loggiato della Cappella Pazzi, situato nella Basilica di Santa Croce a Firenze, per il quale è nata la campagna #crazyforpazzi.

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