Un archivio virtuale che include documenti inediti, oggetti e reperti, attinenti all’eccidio delle Fosse Ardeatine.
Si chiama ViBiA (Virtual Biographical Archive), la piattaforma allestita nell’ambito di un progetto del Dipartimento di Storia, Patrimonio culturale, Formazione e Società dell’Università Tor Vergata di Roma che, attraverso un approccio multidisciplinare, ha permesso di ricostruire nel dettaglio le 48 ore precedenti la strage e i successivi processi di riconoscimento riguardanti ognuna delle 335 vittime del 24 marzo 1944.
Se la recente storiografia italiana si è più volte occupata delle stragi commesse dall’esercito tedesco e dalle SS subito dopo l’8 settembre del 1943, trattando con ancora più attenzione i fatti avvenuti nella primavera-estate del ’44, ViBiA – muovendosi in questo solco – offre un ulteriore contributo alla ricerca storica grazie al matching di tutte le informazioni digitalizzate e catalogate. Schede matricolari, elenchi dei detenuti (compresa la lista dei “meritevoli di morte” prigionieri nel carcere di Regina Coeli e poi uccisi alle Fosse Ardeatine), registri degli ingressi, delle uscite o degli interrogatori avvenuti nel carcere nazista in Via Tasso, ma anche oggetti rintracciati nelle vesti o nelle adiacenze dei corpi, come orologi o pettini, insieme a tutti i verbali di medicina legale e ai questionari compilati dai familiari dopo la strage. Tra i pregi della piattaforma vi è proprio quello di accogliere in un unico ambiente la schedatura e la digitalizzazione di queste informazioni, provenienti da luoghi di conservazione diversi – il Museo Storico della Liberazione di Via Tasso, l’Ufficio storico della Polizia di Stato e l’Associazione nazionale famiglie italiane martiri (ANFIM) – o custoditi fino ad oggi dalle famiglie delle vittime.
Il lavoro, di quasi tre anni, è stato portato avanti dal team di ricerca composto da Alessia A. Glielmi (direttrice del progetto), Marielisa Rossi (responsabile scientifico), Giuseppe Novelli (Rettore dell’Università), Gianna Del Bono, Doriana Serafini e Sara Vannozzi, in collaborazione con la Space Spa, la Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio e l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione del Mibact. Dopo aver processato tutte le informazioni, uno dei risultati a cui ViBia è giunto è stato quello di individuare i nominativi di sei vittime (mentre in precedenza soltanto 326 erano state identificate), insieme a data e luogo di nascita e luogo e cella di detenzione. Nonostante tali progressi, resta ancora impossibile attribuire l’esatta corrispondenza di questi nomi con il numero specifico di salma o di sacello. Inoltre, di tre vittime, ancora oggi non si conoscono le estremità biografiche.
Un’altra caratteristica peculiare di ViBiA è la presenza di numerosi filtri di ricerca, utilissimi per le finalità di studio. Oltre alle fonti bibliografiche e archivistiche, è possibile estrarre informazioni sulle religioni professate dalle vittime o sulla formazione politica di appartenenza, sul periodo e sul luogo di detenzione; possiamo altresì conoscere i nomi dei delatori ed eventuali dati sui procedimenti giudiziari a carico della vittima e quelli identificativi dopo l’esecuzione. Ogni dossier è estremamente ricco di informazioni metatestuali ed è stato composto e organizzato con estremo rigore scientifico, a garanzia di una consultazione oggettiva del contesto storico, e in grado di smarcarsi da speculazioni fuorvianti. Tutto ciò fa di ViBiA un vero e proprio prototipo standardizzato per lo studio delle stragi. Il progetto è stato estremamente apprezzato anche dai familiari delle vittime, che hanno potuto esaminare materiale inedito e leggere la firma posta sui singoli documenti di condanna a morte.
Le oltre 13 mila unità catalogate in ViBiA sono consultabili presso la biblioteca della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Tor Vergata, la biblioteca “Guido Stendardo” del Museo Storico della Liberazione e presso l’Ufficio Storico della Polizia di Stato.