Tutti i vocabolari concordano nel definire “eroe” chi dà prova di straordinario coraggio e abnegazione.
In tempo di pandemia gli eroi sono, soprattutto, i medici e gli infermieri. Loro il coraggio lo hanno dovuto trovare, mentre in fatto di abnegazione possiamo definirla routine quotidiana.
Contro il virus prima hanno combattuto a mani nude; poi con il fucile a pallini; ora, facendosi iniettare per primi il vaccino preparato a tempo di record.
Tra i tanti pugni nello stomaco che ci infligge il Covid-19 abbiamo incassato anche l’insulto via social alla giovane infermiera dello Spallanzani di Roma, che ha offerto il braccio al primo ago che le iniettava l’antidoto contro la nuova peste.
È vero, un post su Facebook non cambia la vita, soprattutto di questi tempi.
Ma dobbiamo essere consapevoli che dietro la naturale valanga di solidarietà e biasimo, si nasconde ancora chi nega la scienza e augura che quel prodotto sia mortale e non salvifico.
Noi giornalisti abbiamo speso fiumi di parole contro il negazionismo, che neanche i Jalisse.
E vi prego di non scomodare la democrazia e la libertà di opinione, cose ben più serie.
Sta di fatto che non si vede il cambio di mentalità nel considerare unico il bene della salute.
Per medici e infermieri per ora pochi euro; nel Recovery Plan solo 9 miliardi per il capitolo specifico della Sanità; di MES, guai solo a parlarne.
Rimane lo sconforto e qualche vana speranza, con l’amara constatazione che gli eroi si dimenticano presto.
Buon 2021.