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ILO: nel lavoro aumentano le diseguaglianze nel mondo

di
redazione

Secondo il Rapporto sulle Prospettive occupazionali e sociali nel mondo 2015 pubblicato dall’ILO, dal 2011 la crescita dell’occupazione a livello mondiale è rimasta ferma intorno all’1,4 l’anno.

Nel 2014, quasi il 73% del divario occupazionale è imputabile a un deficit dell’occupazione femminile, che rappresenta solo il 40% circa della manodopera mondiale.

L’impatto diretto del divario occupazionale mondiale sulla massa salariale corrisponde a circa 1.218 miliardi di dollari di perdite di salari in tutto il mondo. Ciò equivale a circa 1,2% del totale della produzione mondiale annua e a circa il 2% del totale del consumo mondiale.

A causa dell’effetto moltiplicatore dell’aumento dei salari, dei consumi e dei livelli di investimento, si stima che, colmando il divario occupazionale mondiale, il PIL globale aumenterebbe di 3.700 miliardi di dollari — pari ad un aumento della produzione mondiale del 3,6%.

Per il rapporto ILO Le disuguaglianze di reddito sono in aumento o comunque rimangono elevate nella maggior parte dei paesi; una tendenza aggravata dalla diffusione di forme di lavoro temporaneo, dall’aumento della disoccupazione e dell’inattività. Durante l’ultimo decennio si è ampliato il divario di reddito tra i lavoratori a tempo indeterminato e quelli temporanei.

Allo stesso tempo è aumentato il lavoro a tempo parziale, soprattutto fra le donne: tra il 2009 e il 2013 i posti di lavoro part time sono aumentati più di quelli a tempo pieno.

Il lavoro dipendente, nonostante sia in aumento in tutto il mondo, rappresenta solo la metà dell’occupazione globale, con variazioni da regione a regione. Ad esempio, nei paesi industrializzati e nell’Europa centrale e del Sud-Est, circa otto lavoratori su dieci sono lavoratori dipendenti; invece in Asia del Sud e nell’Africa sub Sahariana, se ne contano solo due su dieci.

A livello mondiale, il 52% dei lavoratori dipendenti è iscritto a un sistema pensionistico, contro il 16% dei lavoratori autonomi.

Quasi l’80% dei lavoratori con un contratto a tempo indeterminato è iscritto a un sistema pensionistico, rispetto ad appena il 51% dei lavoratori con contratto a tempo determinato.

Su 40 paesi che rappresentano i due terzi della manodopera globale, nel 2013, 453 milioni di persone lavoravano nelle catene di fornitura globali, rispetto a 296 milioni nel 1995.

Secondo una stima, basata sui dati disponibili in circa 40 paesi, un posto di lavoro su cinque è collegato alle catene di fornitura globali — si tratta di posti di lavoro che contribuiscono alla produzione di beni e servizi direttamente consumati o successivamente trasformati in altri paesi.

Il Rapporto dell’ILO esamina quindi le diverse politiche che potrebbero aiutare le catene di fornitura globali a portare benefici alle imprese, alle economie e ai lavoratori. Proprio perché ciò non sempre è avvenuto in alcuni settori dove invece le catene di fornitura sono più diffuse.

 

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