Niente conflitti a fuoco, niente salti mortali da un tetto all’altro, niente torture.
Dimenticate James Bond. L’adrenalina dei nuovi 007 sta in una sfida squisitamente intellettuale: misurarsi con il problema, trovare la soluzione e fare squadra.
È questo il senso della lezione di Intelligence di Paolo Scotto di Castelbianco, direttore della Scuola di Formazione del comparto Intelligence italiana, tenuta in occasione della cerimonia di premiazione delle scuole vincitrici del Concorso “Disegna l’Intelligence”, attraverso cui gli studenti sono stati invitati a regalare, tavolozza alla mano, la loro idea di “servizi segreti”.
Il progetto, realizzato in collaborazione con il Miur, ha dato voce a una pluralità di percezioni nei confronti di uomini e donne che non si vedono ma che lavorano per garantire la sicurezza della nostra società: l’intelligence, lungi dall’immagine vecchio stampo di fascinazione cinematografica, altro non è che lo strumento del nostro Governo per garantire la sicurezza dei cittadini. Essere un “agente” vuol dire essere un passo avanti, prevedere la potenziale minaccia, di qualsiasi genere essa sia: le nuove guerre spesso si combattono nelle Borse, o sul Web, sfruttando i nuovi canali del cyberterrorismo o delle rotte dei nuovi migranti.
La parola Intelligence, dal latino intus e legere, letteralmente “guardare dentro”, suggerisce che per essere un agente è fondamentale non essere dogmatico, saper guardare oltre ed attraverso. Il capitale da proteggere è il flusso delle informazioni interne al Paese, capitale sociale di ogni nazione. A questo proposito l’ambasciatore Giampiero Massolo, direttore generale del DIS, precisa che non possiamo consentirci alcuna distrazione rispetto alle grandi minacce dei nostri tempi – Isis prima di tutte – nella costruzione di una rete “partecipata”, cioè attiva, di prevenzione: tutti possiamo contribuire a difesa della democrazia.
I disegni dei ragazzi parlano chiaro: gli uomini dell’Intelligence sono rappresentati a colori, a volte come angeli-libellula con lunghe braccia materne, altre volte, invece, circondati da formule algebriche e alambicchi, congegni elettronici e camuffamenti; da un lato come uomini e donne che ci tendono la mano, dall’altro come guerrieri che spezzano catene.
Un’immagine decisa ma allo stesso tempo rassicurante quella che i più giovani danno dell’intelligence, vista come baluardo contro lupi cattivi e uomini neri: dal fondamentalismo religioso all’estremismo terroristico, dalle organizzazioni mafiose alla criminalità organizzata internazionale, fino all’ecoterrorismo. Gli agenti sono visti come contemporanei condottieri contro ombre e minacce, a esorcizzazione di paure reali che sono quelle che affliggono l’intera società.
Il sociologo Paolo de Nardis, presidente del Comitato scientifico Eurispes, spiega l’inedita rappresentazione dell’intelligence da parte delle nuove generazioni come un salto di qualità a favore di apertura e dialogo: il mondo fatto di muri e segreti che avevamo ereditato dal secolo scorso ha lasciato spazio a un’alleanza intergenerazionale in cui “effervescenza civica”, dialogo e patrimonio di valori comuni stanno a fondamenta della comunità sociale.
L’innovativo messaggio che ci perviene è che l’intelligence non vuole e non può più essere un mondo opaco e avulso dalla società, per farsi casa di cristallo aperta a tutti. Proprio per questo ha deciso di mettersi al passo con i tempi e si è affidata a canali di reclutamento più moderni per immettere sul mercato i futuri 007. Come la Cia a Berkeley e l’M15 a Oxford, anche le nostrane agenzie di intelligence, l’Aisi e l’Aise, coordinate dal Dis, hanno cominciato a reclutare analisti direttamente dalle aule degli atenei. Dopo un percorso avviato nel 2009, dopo l’entrata in vigore della riforma sui servizi segreti, ha preso il via il progetto per il reclutamento all’università: sono stati contattati 26 atenei che hanno segnalato possibili candidati per lo screening finale.
Il direttore Scotto lancia la palla nel campo dei ragazzi: l’Intelligence ha bisogno dei giovani, i prossimi agenti segreti potreste essere proprio voi. I ragazzi applaudono, entusiasti. Perché sanno che la sicurezza è garanzia di libertà. Per tutti.
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