La lunga marcia verso le elezioni politiche del 2023, ha tagliato il primo traguardo del referendum costituzionale e delle regionali. Farà tappa a Roma nel giugno 2021, per assegnare la maglia di Primo cittadino della Capitale e dopo meno di un anno per scoprire il vincitore della corsa al Quirinale.
Il Parlamento, che ora potrà raggiungere la fine della legislatura, dopo il sì al taglio dei parlamentari, è pienamente legittimo. Il prossimo avrà 345 poltrone in meno e sarà il primo di una nuova era politica.
Ed è già questa l’era del partito dei governatori, figure nuove e più forti dell’arco costituzionale, che non devono cadere nella tentazione di sostituirsi al Governo centrale. La Costituzione resta ancora un caposaldo, in grado di resistere ad ogni spallata, anche a quelle più subdole di chi vuole piegare ad interessi economici il dettato dell’art. 54 che impone il giuramento di fedeltà alla Repubblica.
Non basta, a questo punto, la semplice indignazione nei confronti di chi vuole comprare la cittadinanza fingendo di conoscere la lingua italiana, anche se è un divo del pallone, osannato dalle folle. Come nel film Via col vento ci viene spontaneo dire con Clarke Gable «francamente me ne infischio».