La “Questione Meridionale” è un “caso eclatante di procreazione in laboratorio”, nata con l’Unità d’Italia che divise definitivamente il Paese. E la stessa mafia è stato “un regalo avvelenato del modo in cui è stata organizzata l’Italia unita”.
Sono alcune delle tesi illuminanti contenute nel libro di Marco Ascione, Italós. Perché siamo arrivati a tanto?, un testo che rovescia i tradizionali paradigmi della storia recente e fa sobbalzare sulla sedia.
Marco Ascione, dottore di ricerca, esperto in dinamica delle popolazioni, ecosistemi e mutamenti tecnolologici e sociali nei sistemi antropici complessi, compie un viaggio storico a ritroso, documenti e numeri alla mano, per tentare risposte ad una delle domande più frequenti, che gli stessi italiani si pongono spesso: come mai ci siamo ridotti cosi?
Nel 2016 l’Italia si è classificata alla 77esima posizione al mondo per libertà di stampa. La sua classe politica costa cifre da capogiro, l’imprenditoria è in ginocchio, l’indigenza e le difficoltà degli italiani crescono progressivamente. Che cosa è che è andato storto? È tutta colpa della crisi o c’è dell’altro? È questione di mentalità? E da dove proviene la mentalità? Perché nella sua storia l’Italia è più volte passata, rispetto alle aree dell’Europa nord-occidentale, dai più alti gradi di progresso ai peggiori di regresso? E di ciò le sue antiche divisioni sono causa o effetto?
La prefazione è di Lino Patruno, giornalista e scrittore, l’introduzione è di Marcello Musso, pubblico ministero, il magistrato che ha condannato Riina e Bagarella.
Scrive il magistrato Marcello Musso: «Il libro offre al lettore un’analisi originale, multiforme, ricca di illuminazioni, capace di avvincere nella sua narrazione che, facendo uso di un linguaggio scorrevole, arricchito di cartine geografiche, appunti inseriti nel testo (indicati come post-it), rappresentazioni simboliche di dati, anche di efficaci vignette, offre al lettore le ragioni profonde, e anche inaspettate per la storiografia ufficiale, del tema cruciale cui è dedicato: le dinamiche storiche che nel tempo hanno generato divisioni, unificazioni e situazioni peculiari per la nostra Penisola, fino a sfociare nel presente, nelle condizioni e con i tratti propri dei suoi abitanti».
Definito da Lino Patruno, una “Wunderkammer”, una camera delle meraviglie o “gabinetto delle curiosità”, il testo si snoda tra la storia, la cronaca, l’inchiesta e il racconto. Raccoglie e mette in fila informazioni, smaschera luoghi comuni, sviscera una delle questioni storiche che hanno segnato, e continuano a segnare, l’Italia: il ruolo del divario tra Nord e Sud, la questione del Mezzogiorno, ovvero, il «caso più eclatante di procreazione in laboratorio».
Scrive ancora Musso: «Questo complesso di studi dimostra che se dall’Unità in poi i fenomeni di criminalità organizzata del Nord Italia si sono estinti, mentre quelli del Sud si sono ingigantiti – al punto da attecchire e poi imporsi anche al Nord – è stato dovuto al progressivo drenaggio di risorse che, convogliate dal Sud al Nord, hanno reso quest’ultimo, col tempo, sempre più ricco e civile, a danno di un Sud che diveniva, per contro, progressivamente più indigente, degradato e aggressivo».
Un modello di sviluppo che prosegue anche oggi, con incentivi alla produzione e finanziamenti che registrano un inspiegabile squilibrio a favore del Nord e a scapito del Sud.
Italós. Perché siamo arrivati a tanto? è un coraggioso atto di accusa nei confronti di chi ha voluto, e di chi vuole ancora oggi, che la “Questione Meridionale” nascesse, si consolidasse e diventasse “emergenza” del Paese.