L’Europa verso l’Unione Bancaria. “Manca una politica di bilancio pubblica unica”. Parte seconda

Dopo aver spiegato cosa sono il sistema bancario italiano e i suoi meccanismi, cos’è una crisi bancaria e come si affronta, e quanto è necessaria l’educazione finanziaria, il professor Giampaolo Gabbi, intervistato da Alberto Mattiacci, parla dei prossimi passi in direzione di una vera Unione Bancaria europea.

Professor Gabbi, alziamo il tiro e passiamo all’Europa, un’Unione che secondo alcuni è più finanziaria che politica. Si parla di Unione bancaria come ultimo tassello della costruzione dell’Unione Economica. Per quale ragione al cittadino questo argomento dovrebbe interessare?

L’Unione Bancaria è un passaggio necessario per armonizzare tutte le regole di vigilanza a livello europeo e appunto i meccanismi di salvataggio. Ci sarebbe anche una terza componente: è quella dell’assicurazione dei depositi ma ancora i paesi europei non si sono accordati sull’entità delle somme che sarebbe necessario chiedere alle banche e ai depositanti per garantire, entro il limite dei 100 mila euro, tutti i depositi bancari. Però non è l’ultimo tassello dell’Unione Economica, purtroppo ne mancano numerosi: uno sta per essere definitivamente approvato dal Parlamento Europeo ed è l’unione dei mercati finanziari (market union), cioè un insieme di regole per armonizzare i mercati obbligazionari e azionari e agevolare l’ingresso alle imprese interessate a trovare alternative al debito bancario. Ma il vero problema rimane quello della mancanza di una politica di bilancio pubblico unica, tale da consentire una condivisione del debito fra Stati. Senza quella ci saranno tassi di interesse differenti fra paesi europei e squilibri difficili da gestire.

Concordo assolutamente. Il fulcro della tenuta dell’Unione poggia proprio lì. Passando ad altro argomento: nelle scorse settimane un italiano, Andrea Enria, è stato nominato al vertice della “vigilanza bancaria”. Come valuta questa scelta?

Andrea Enria ha un’esperienza molto profonda del Sistema bancario e delle sue regole, maturate negli ultimi anni come capo dell’EBA, la European Banking Authority. Sono certo che saprà garantire una supervisione equilibrata, che significa trovare incentivi adeguati a comportamenti corretti del management e degli amministratori bancari. Ma mi lasci dire che quello che ancora deve essere rafforzato è il sistema che garantisca la qualità della governance bancaria e non solo in termini di etica, ma anche di competenza. I consigli di amministrazione delle banche sono ancora oggi composti da persone che talvolta ignorano le peculiarità della gestione bancaria. La BCE ora ha poteri più efficaci sulla composizione dei CdA delle banche; sta iniziando a intervenire imponendo una selezione più mirata e chiedendo una formazione specialistica e potrebbe arrivare anche alla rimozione di singoli consiglieri per gravi motivi. Per tornare a Enria, purtroppo il suo primo atto è stato quello di commissariare Carige. Ma era un provvedimento che si doveva fare e da tempo. Questo conferma la sua competenza e la sua decisione anche con decisioni complesse.

Ho lasciato per ultimo un argomento che è, secondo me, la cornice necessaria di ogni ragionamento: la finanziarizzazione dell’economia. Viviamo una economia dove il rapporto reale/finanza è squilibrato a vantaggio della seconda. Come valuta tutto ciò?

Questo è probabilmente il tema che genera potenziali squilibri economici e politici e che ci riporta al problema della scarsa cultura finanziaria.
Non solo l’ammontare delle attività finanziarie ha superato il valore delle attività reali, ma cresce progressivamente la componente speculativa, cioè delle posizioni finanziarie che si attendono un ritorno nel breve termine. Questo short-termism è un elemento che condiziona le scelte aziendali: è molto improbabile che chi ha un orizzonte di breve termine possa adottare una vera strategia o fare investimenti in ricerca e sviluppo. E questo è un problema non solo per la gestione delle banche ma per tutti i settori industriali, se solo si pensa a quante imprese sono governate da fondi e holding finanziarie. La finanza e le sue regole dovranno porsi l’obiettivo di indirizzare le scelte verso politiche orientate a una crescita sostenibile.
Alcuni segnali positivi li osservo nell’attenzione che alcuni intermediari, sia banche sia investitori istituzionali, pongono verso investimenti ESG (Environmental, Social e Governance), cioè sensibili all’ambiente, al sociale e alla governance responsabile. Se si riuscirà a incentivare la direzione delle risorse creditizie e finanziarie verso queste imprese e settori, il sistema bancario potrà accelerare il processo di raggiungimento di obiettivi maggiormente. È possibile che in questo modo si possano evitare semplicistici attacchi alle banche, comprendendo il loro ruolo essenziale per un’economia orientata anche alla riduzione delle diseguaglianze.

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