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L’invecchiamento, i nuovi problemi delle società avanzate

di
Redazione

Le conquiste in ambito medico-scientifico hanno permesso negli ultimi decenni di migliorare enormemente l’aspettativa di vita degli esseri umani. Soprattutto nei cosiddetti paesi avanzati, infatti, vi è un aumento costante di tale parametro di circa 3-4 mesi l’anno. Se nel 1970 la speranza di vita alla nascita era di circa 70 anni, nel 2013 si arriva ad una media di 80,5 anni, laddove per otto nazioni, tra cui l’Italia in quarta posizione, si supera quota 82 anni.

La positività del dato non è comunque sufficiente a sostenere una promozione a pieni voti dei servizi sanitari dei Paesi dell’OCSE: secondo il report Health at Glance 2015, volto a monitorate lo stato di salute dei sistemi sanitari dei paesi aderenti, sono ancora troppe le vite che si perdono.

Questo perché i sistemi sanitari migliorano in modo eccessivamente lento per affrontare le sfide indotte dal generalizzato invecchiamento demografico e dal conseguente incremento delle malattie croniche.

In primis, il quadro dipinto dal report non vede nessun paese eccellere in base ai vari parametri presi in considerazione, anche in quelle nazioni che investono molto sulla sanità; piuttosto suggerisce l’esistenza di un ampio margine di miglioramento per ogni singola nazione in termini di prevenzione, di diagnosi precoce e trattamento dei diversi problemi di salute.

Secondariamente, la situazione nei diversi paesi considerati è molto disomogenea.

Se si considerano, infatti, malattie potenzialmente mortali come ictus e infarti, tra il 2003 e il 2013 i tassi di mortalità dopo un ricovero sono calati in media di circa il 30% per gli infarti e del 20% per gli ictus; la situazione mostra ampi margini di manovra per paesi che arrancano come il Messico, l’Estonia, il Latvia, l’Ungheria e il Cile.

Situazione analoga per quel che concerne numerose patologie tumorali che registrano, grazie a nuove terapie e alla diagnosi precoce, un sensibile aumento del tasso di sopravvivenza. Rispetto al cancro al seno e a quello colon rettale, il tasso di sopravvivenza relativa a 5 anni è aumentato dal 55% circa per le persone monitorate e seguite nel periodo 1998-2003 a oltre il 60% per quelle controllate e seguite a dieci anni di distanza nel periodo 2008-2013. Più vulnerabili risultano paesi come il Cile, la Polonia e il Regno Unito.

Anche per quel che riguarda le cure primarie, pur entro uno scenario di generale miglioramento, vi sono gli spazi per un’ottimizzazione, al fine di ridurre ulteriormente i ricoveri ospedalieri che l’invecchiamento demografico e l’acuirsi di patologie croniche tendono a intensificare.

Il grado di disomogeneità che si riscontra a livello dell’area OCSE si riflette anche nel panorama sanitario nazionale dell’Italia, laddove la Penisola mostra performance di ottimo livello in alcuni settori e, contemporaneamente, lacune e ritardi in altri.

Se da una parte l’Italia, paese ai primi posti per speranza di vita, si mantiene al di sotto della media OCSE per il tasso di mortalità per cancro, per la mortalità infantile sotto un anno di vita, registra al contempo una delle maglie nere per quel che concerne i problemi di sovrappeso, inclusa l’obesità tra i bambini, nonché per la spesa sanitaria. Quest’ultima, che nei i Paesi dell’OCSE cresce seppur lentamente in linea con l’aumento del PIL, nel 2013 diminuisce in l’Italia e in Portogallo per il terzo anno consecutivo e in Grecia per il quarto anno consecutivo.

Per quanto riguarda invece il settore farmaceutico, la spesa dell’intero comparto per i Paesi dell’OCSE nel 2013 ha raggiunto gli 800 milioni di dollari statunitensi, ovvero il 20% della spesa sanitaria media, considerati sia gli acquisti di farmaci al dettaglio sia l’utilizzo in ambito ospedaliero. In buona parte dei paesi considerati è rallentata la spesa farmaceutica al dettaglio negli ultimi anni, mentre per alcuni è aumentata parallelamente la spesa farmaceutica ospedaliera.

L’altra faccia della medaglia è il fenomeno di progressivo invecchiamento della popolazione e l’aumento delle patologie ad esso correlate.

Si stima che entro 5 anni il consumo di farmaci specifici potrà rappresentare la metà dell’aumento della spesa farmaceutica; inoltre l’elevato costo di tali farmaci, destinati a un target numericamente ristretto, apre a nuovi dilemmi circa la sostenibilità e l’efficienza a lungo termine della spesa farmaceutica. Una nuova sfida per il settore potrebbe essere trovata nel mercato dei farmaci generici, che tuttavia stenta a decollare in paesi come la Svizzera, l’Italia, la Grecia e il Giappone, nonché in una campagna di sensibilizzazione nei confronti del corretto uso dei dispositivi medici, come nel caso degli antibiotici, il cui abuso amplifica il rischio di resistenza microbica.

Health at Glance 2015 offre quindi un ampio spettro di riflessioni per permettere ai singoli Stati e agli organismi internazionali di introdurre misure specifiche volte a migliorare la qualità e l’efficienza dei servizi sanitari e, non in ultimo, il raggiungimento di un regime di coperture sanitarie universali per le cure essenziali, laddove in Paesi come la Grecia, gli Stati Uniti e la Polonia tale traguardo non è stato ancora guadagnato.

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