Nasce LabSud, hub di idee e progetti per il Mezzogiorno

labsud

 

Una nuova piattaforma aperta alla partecipazione delle realtà pubbliche e private espresse dal territorio per riportare all’attenzione dell’agenda politica il Mezzogiorno e immaginare un progetto organico per rilanciare il Sud. Questo è l’obiettivo di “LABSUD – LaboratorioSud” il nuovo progetto nato dalla collaborazione fra Fondazione Magna Grecia ed Eurispes, presentato ieri nel corso di una conferenza stampa alla Camera dei Deputati.

Diversi gli spunti emersi nel corso dell’incontro al quale oltre al Presidente dell’Eurispes Gian Maria Fara, al Presidente della Fondazione Internazionale Magna Grecia On. Nino Foti e all’On. Settimo Nizzi, membro della IX Commissione (Trasporti, Poste e Telecomunicazioni), hanno partecipato, offrendo il proprio contributo i diversi rappresentanti delle amministrazioni territoriali delle Regioni Puglia, Campania, Calabria, e Sardegna e i vari partner del mondo imprenditoriale, datoriale e associazionistico che hanno già aderito al progetto.

Ad aprire i lavori l’On. Nino Foti, Presidente della Fondazione Magna Grecia. Esiste purtroppo, ha esordito Foti, un Paese diviso a metà, ma non si è ancora capito che quella del Mezzogiorno è un’emergenza nazionale, che riguarda 20 milioni di cittadini, e che frena lo sviluppo di tutta l’Italia.

Basti pensare che secondo i dati Eurostat, considerando fra le 270 Regioni dell’Unione europea, le 6 con il tasso di occupazione complessivo tra i 20 e i 64 anni inferiore al 50%, quattro sono Italiane, e sono nel mezzogiorno (Calabria, Puglia, Campania e Sicilia).

Nessuno, ha continuato Foti, vuole mettere in discussione le responsabilità, gli sprechi e le inefficienze della classe politico-amministrativa del Sud, non si può accettare però, che dietro l’alibi del “Sud piagnone e sprecone” si tenti di nascondere il vero problema: l’approccio intenzionalmente inadeguato adottato dai vari Governi rispetto ai problemi del Mezzogiorno.

Non c’è mai stato infatti un vero impegno negli ultimi decenni per ridare slancio al Meridione, tutt’altro. Molte risorse destinate al Mezzogiorno vengono costantemente disperse: dalla finanziaria dello scorso anno ad esempio sono stati sottratti 3 miliardi e mezzo, utilizzati maggiormente per abbassare il costo del lavoro al Nord.

C’è tuttavia parte del Sud che non è più disposta a sottostare a questa condizione, un Mezzogiorno sano, fatto di amministratori validi, di una società civile combattiva e di realtà d’eccellenza. Anche per dare a questo Sud una voce nuova nasce il Laboratorio.

Noi faremo la nostra parte, conclude Foti, chiediamo però, che anche lo Stato si assuma le proprie responsabilità istituendo al più presto un Ministero per il Sud. Non vogliamo l’ennesima struttura assistenzialistica, ma un’entità che con pieni poteri operi per il riallineamento del Mezzogiorno al resto d’Italia aumentando le attenzioni e il “controllo nei confronti del territorio. Un controllo non di pubblica sicurezza ma di sicurezza per le popolazioni operose. Questo è il primo debito dello Stato nei confronti delle comunità meridionali”

Anche secondo l’On. Settimo Nizzi occorre abbandonare la cattiva abitudine del piangersi addosso e stimolare chi ha le redini del governo. Il premier Renzi, ha continuato l’On. Nizzi, in visita ad Olbia la scorsa estate per l’inaugurazione del riavvio dei lavori dell’ospedale Ex San Raffaele aveva proposto per il mese di Settembre un tavolo di concertazione per la Sardegna,  mentre il 7 agosto, dopo la riunione degli Stati generali del PD, diceva di voler approntare un master plan degli interventi per rilanciare il Sud Italia. E anche per noi tutti, da questa proposta si deve ripartire, rendendola concreta.

Purtroppo nell’ultima Legge di stabilità, fa notare Nizzi, sono solo tre i riferimenti al Sud: gli stanziamenti per l’eterna questione della Salerno-Reggio Calabria, la bonifica della Terra dei fuochi e Matera Capitale della Cultura. Occorrerebbe invece affrontare con decisione il deficit infrastrutturale e il deficit di produzione: costa ancora troppo produrre al Sud e senza un’azione seria di recupero dei costi di produzione, attraverso una fiscalità di vantaggio seria anche attraverso un concreto utilizzo del credito d’imposta per lo sviluppo delle aziende del Sud. Un nuovo piano infrastrutturale diffuso darebbe sicuramente nuovo slancio alla produttività del Mezzogiorno in tutti i campi. Eppure stiamo per restituire all’Europa, a causa di difficoltà di rendicontazione, 8.8 miliardi di euro. Fondi che erano  stati stanziati in favore del nostro Paese nel settennio 2007/2013.

Oltre al ministero per il Mezzogiorno organizzato in maniera attuale, sarebbe utile ad avviso dello stesso Nizzi, una seria commissione d’inchiesta che faccia capire ai 20 milioni di italiani che vivono al Sud, i veri motivi del mancato sviluppo di questa importante parte dell’Italia e sopratutto dare al governo gli indirizzi per la più rapida risoluzione dei problemi.

A conclusione dei lavori l’intervento del Presidente dell’Eurispes Gian Maria Fara. Quello della questione meridionale, ha affermato, è un tema quasi obsoleto, basti pensare che, trent’anni fa, fu uno dei primi problemi affrontati da una  neonata Eurispes. Purtroppo la realtà in termini economici, sociali ma soprattutto culturali non è di molto mutata, così come fotografato dai dati del recente rapporto Svimez. Eppure è impensabile una crescita del Paese che prescinda da quella del Sud.

Ci chiediamo, ha proseguito Fara, come sia possibile che le amministrazioni locali utilizzino un misero 50% della dotazione europea per gli interventi al Sud e come a questo ritmo ci si possa adeguare al grande disegno europeo. Infine, focalizzando l’attenzione sul nuovo progetto presentato il Presidente dell’Eurispes ha indicato per punti gli obiettivi del Laboratorio per il Sud definendoli “chiari, ben delineati ed ambiziosi”:

1-    produrre dati ed informazioni a getto continuo, per creare una vera e propria piattaforma di rilevazioni provenienti dal territorio attraverso l’Indice di Potenzialità Inespresse

2-    dare assistenza ad imprese ed amministrazioni a livello locale per utilizzare al meglio le risorse stanziate dall’Unione europea

3-    orientare e formare: il Sud produce intelligenze, formate a spese del Sud stesso, che abbandonano la loro terra, diventando patrimonio di altri paesi europei

4-    dare sostegno fattuale per l’internazionalizzazione delle imprese del Sud: il nostro Meridione straripa di potenzialità inespresse da mettere in risalto. Per far questo è indispensabile il sostegno delle amministrazioni locali.

A seguire spazio ai contributi dei diversi partecipanti e primi partner del Laboratorio per il Sud – tra i quali anche le ACLI e AIC Associazione Italiana Coltivatori – intervenuti alla conferenza stampa.

Giuseppe Raffa, Presidente Provincia di Reggio Calabria, ha sottolineato l’importanza strategica della Calabria che rappresenta un punto di transito e di passaggio per la Sicilia.  In questo senso, ha dichiarato, è importante avere una visione d’insieme, non solo regionale, per attuare politiche di intervento mirate. Anche Gioia Tauro, ad esempio, ha tutte le caratteristiche per essere un punto di forza del territorio  regionale e in proiezione anche di quello nazionale.

Mentre il Sindaco di Locri, Giovanni Calabrese, ha ribadito la necessità di investire sul territorio e sulle bellezze paesaggistiche delle quali siamo ricchi, il delegato del Comune di Golfo Aranci ha affermato che anche quando vi sono investimenti in questo settore, questi  non riescono a produrre risultati anche in termini di ricchezza, poiché le regioni come la Sardegna, che vivono di turismo, hanno necessità che vi sia una politica unitaria nazionale di riferimento.

Il Sindaco di Gioia Tauro, Giuseppe Pedà, ha poi esortato il Laboratorio per il Sud a darsi subito un compito operativo insieme all’amministrazione comunale: l’area dismessa del retroporto di Gioia Tauro, ha dichiarato, può essere recuperata adibendola ad accogliere le startup, soprattutto giovanili, e farne quindi un incubatore di imprese. Potrebbe essere questo un primo punto sul quale iniziare un’importante collaborazione.

Giuseppe Romano, Sindaco di Brusciano e Presidente del Consorzio ASI Napoli ha ribadito la necessità di fare sinergia perché il Meridione divenga un polo, un punto di riferimento per l’economia del Paese. La prima sperimentazione dell’IPI – Indice di  Potenzialità Inespressa, ha suggerito, può avvenire applicando i parametri dell’indicatore alla realtà delle imprese del Consorzio Sviluppo Industriale. Il Laboratorio per il Sud può sopperire inoltre alla necessità di attivare progetti e percorsi formativi per gli amministratori locali. Romano ha lanciato infine l’idea del Piano agricolo comunale per individuare e valorizzare all’interno dei diversi territori prodotti di eccellenza a “denominazione comunale”.

Antonio Messina, Sindaco di Villa San Giovanni ha voluto sottolineare come spesso i progetti per cui si stanziano fondi comunitari non sono fattibili e questo perchè non sono tengono in considerazione le peculiarità delle realtà locali. Per questo occorre definire i programmi di LabSud nelle singole regioni, per rispondere alle effettive esigenze territoriali. A seguire ha ribadito “Il governo Monti ha scelto di bloccare la costruzione del Ponte sullo stretto di Messina causando diversi danni non solo di natura economica. Si torna oggi a parlare del ponte come reale rilancio strategico per tutto il bacino del Mediterraneo, sperando sia la volta buona”.

Per Antonio Foccillo, segretario confederale della UIL, i dati del rapporto Svimez parlano chiaro e il divario tra Nord e Sud ha cause variegate. Dalla carenza di dipendenti nel settore pubblico, alla mancanza di fondi per l’Università che ne risulta gravemente depotenziata, fino alla mancanza di informazione e di pubblicità sulla questione Sud a livello internazionale.

Rino Tarelli della CISL ha sostenuto come non sia più possibile scindere le tematiche del Mezzogiorno dal contesto nazionale. Il Sud, ha dichiarato, deve recuperare in termini di sviluppo attraverso investimenti e interventi che producano soprattutto occupazione. Solo così l’Italia potrà ricominciare “a camminare su due gambe”.

Per informazioni e adesioni [email protected]

 

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