L’interazione uomo-macchina, la prossima estate, vedrà segnare una nuova tappa che, oltre a far sorridere i più, potrebbe rivelarsi una svolta quasi epocale.
Masayoshi Son, CEO della Società Softbank, è convinto infatti che fra qualche centinaio di anni le persone ricorderanno la sua innovazione come un momento storico per l’informatica e la robotica. Di cosa stiamo parlando?
Parliamo di Pepper, un robot umanoide progettato dalla compagnia di robotica francese Aldebaran Robotics, prodotto dalla società telefonica giapponese Softbank ed assemblato dalla taiwanese Hon Hai Precision Industry Co Ltd.
Pepper è alto 1 metro e 20 cm, pesa 28 Kg ed è dotato di svariati sensori di ogni genere. Sul petto è montato un tablet, che viene impiegato per visualizzare informazioni e pagine web.
Verrà commercializzato per l’uso domestico questa estate e costerà solo 1.500 euro, un costo inferiore addirittura a quello di produzione. Al costo di acquisto si dovrà aggiungere un abbonamento mensile di circa 180 euro con un contratto di tre anni che include fra gli altri un servizio di cloud e l’utilizzo della rete mobile di Softbank (che è proprietaria dell’operatore mobile Sprint).
Il robot si muove tramite l’utilizzo di ruote e i suoi sensori installati gli permettono di analizzare l’ambiente che lo circonda ed evitare gli ostacoli.
Pepper è in grado di riconoscere, osservando l’uomo, ascoltando il suo tono di voce, analizzando le sue movenze e le sue espressioni facciali, sentimenti quali gioia, tristezza, rabbia, dubbio. Tutte queste informazioni vengono inoltre archiviate in uno spazio cloud. Non solo, Pepper è capace di interagire in modo naturale con l’essere umano, correggendo i propri errori grazie all’apprendimento. Esistono centinaia di applicazioni già sviluppate per funzionare in simbiosi con Pepper ma qualunque sviluppatore potrà creare nuove applicazioni che amplieranno e miglioreranno le funzionalità di Pepper, grazie ad un ambiente SDK, proprio come si fa con gli smartphone.
Per ampliare le capacità di Pepper è stato creato un sistema di intelligenza artificiale collettiva: infatti, i dati raccolti da ogni Pepper e caricati all’interno del proprio cloud personale, diventeranno accessibili a tutti i suoi simili, attingendo quindi a una fonte di conoscenze immensa e in continua evoluzione grazie ai contributi che deriveranno dalla collettività.
Attualmente Pepper riconosce circa 4.500 parole giapponesi e integra diverse funzionalità di intrattenimento. Ad esempio, può ballare e scherzare con il suo interlocutore. Navigando su YouTube, è possibile divertirsi a guardare vari filmati di Pepper in azione: lo stupore e la sorpresa per la sua arguzia e, addirittura, ironia, si associa a un leggero senso di inquietudine che nasce quando la mente, inevitabilmente, ricorda opere cinematografiche che hanno trattato l’argomento, quali il mitico Blade Runner o il più recente “Her”.
Pepper, batteria a parte, ha un’altra capacità che l’essere umano non possiede: quella di poter lavorare costantemente, senza stancarsi. Questa sua peculiarità può rivelarsi molto utile nel campo dell’assistenza a persone affette da demenza senile. Grazie ad apposite applicazioni, Pepper può infatti trasformarsi in una specie di badante. Può interagire con i pazienti in cura, ricordando loro quando devono prendere determinate medicine, svegliandoli al momento giusto, comunicando via email o via sms con il medico curante. Oppure, può semplicemente intrattenere la persona facendola sorridere con le sue battute.
“Sin dalla fondazione abbiamo seguito la nostra filosofia aziendale ‘Rivoluzione nell’informazione – Felicità per tutti’ “, ha spiegato Masayoshi Son, presidente ed amministratore delegato di Softbank Corp. “Per realizzare la nostra visione siamo entrati nel settore della robotica con lo scopo di sviluppare robot affettuosi che facessero sorridere la gente. Utilizzando motori emozionali e Cloud AI (Artificial Intelligence) che si evolve con la conoscenza collettiva, stiamo facendo in modo che questo succeda”.
La creazione di Pepper susciterà sicuramente un dibattito vivace, soprattutto in vista delle sue potenzialità evolutive. Immaginiamo che, oltre alla possibilità di accedere al cloud collettivo, Pepper possa accedere ai sensori del futuro ambiente denominato Internet of the Things, al nostro smartphone, alla nostra pagina Facebook. Gli scenari e gli sviluppi fantasiosi che si possono immaginare sono degni di un racconto di Philip K. Dick, ma siamo così davvero lontani dalla realtà?