Selfie e turismo: Un binomio spesso fatale

I selfie sono ormai da qualche anno il mezzo preferito per condividere con i propri amici immagini dei luoghi visitati durante viaggi e vacanze. Di recente, tuttavia, la mania dei selfie si è spinta un po’ oltre la semplice foto di un panorama mozzafiato, andando alla ricerca di situazioni estreme per far crescere l’attenzione sui propri profili social.

Impossibile stimare quanti giovani si siano avvicinati a questo “hobby” negli ultimi anni,basta tuttavia fare un giro su Youtube per farsi un’idea di quanto il fenomeno si stia diffondendo in tutto il mondo. Un primato sembra essere stato conquistato dagli spericolati roofers russi che, oltre alle cime dei grattacieli più alti, hanno in poco tempo scalato le vette dei principali canali social della Rete. Come la blogger modella Angela Nikolau, originaria di Mosca, che viaggia per il mondo immortalandosi sul ciglio dei grattacieli più alti di Pechino e Shangai, facendo impazzire i sui 454mila followers di Instagram.

Il fenomeno è talmente noto e la presenza di “roof climbers” è così diffusa in Russia che nella città di San Pietroburgo questa pratica è addirittura divenuta un’attrazione turistica.Non è raro, infatti, passeggiando per le vie della città degli zar, imbattersi in annunci anonimi lasciati direttamente sui marciapiedi che, indicando il numero da chiamare, promettono una Прогулкапокрышам(passeggiata sui tetti).

Selfie strepitosi assicurati certo, tutt’altro si può dire per la sicurezza. Se pur guidati da“roofers” esperti, infatti, i visitatori si trovano in balìa delle vertigini e dei tetti spioventi, fino addirittura a punti privi di parapetto.
È proprio questo, tuttavia, lo scopo del Roofing, un selfie o un filmato estremo da postare sui social per essere acclamati dalla tribù digitale.

Per arginare il fenomeno dilagante e i rischi ai quali i turisti e i curiosi sono esposti, le autorità russe hanno dato il via libera all’installazione di strutture di sicurezza (ringhiere, corrimani, passerelle, ancoraggi…) su tre costruzioni cittadine. Ammirare dall’alto le bellezze della città di Pietro il Grande in piena sicurezza e legalità sarà dunque presto possibile, addirittura con l’ausilio di una guida, come già avviene a Stoccolma, dove le visite guidate avvengono con tanto di imbracatura da scalata ed elmetto.

La pericolosità del fenomeno, tra i turisti, che decidono di immortalare le loro vacanze in modo estremo, a livello mondiale ha già fatto registrare i primi, tristi, primati. Nel 2015, infatti, secondo quanto affermato dal sito Condé nast Traveler, le morti causate da selfie tra i viaggiatori hanno addirittura superato quelle causate dagli attacchi di squalo. Un hobby spesso, fatale, dunque che pone l’India al vertice della classifica di decessi per selfie.

Secondo uno studio pubblicato dall’Università Carnegie Mellon di Pittsburgh (negli Stati Uniti) e dall’Istituto Indraprasth di New Delhi (in India), infatti, sono ben 76 le persone che, negli ultimi due anni, hanno perso la vita per questo motivo. È stato questo tragico primato a indurre le autorità a istituire delle zone dove i selfie sono espressamente vietati: le «No selfie zone».

Nel 1955 il regista americano Nicholas Ray immortalava nella pellicola, che rese celebre il giovane James Dean, Rebel without a cause (Gioventù bruciata) il cosiddetto “Chiken game”(il gioco del pollo). Nella scena giovani, e annoiati, americani di buona famiglia, in cerca dell’acclamazione della folla, si lanciavano verso le scogliere più ripide alla guida di automobili. Come è facile immaginare il pollo in questo caso era colui che si lanciava prima dall’auto in corsa, evitando la morte in fondo all’Oceano. A distanza di 60 anni da quel film sembra di rivedere gli stessi giovani, annoiati e disinteressati delle cose semplici come un viaggio o una vacanza in compagnia, ma alla continua ricerca dell’approvazione della folla in questo caso della “tribù digitale”. L’approvazione da parte della “Tribù” sembra essere diventata il principale scopo delle nostre azioni, assoggettate ad un “Like”. Tutta via sembra che il gioco si sia spostato un po’ troppo in “alto”.

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