Biden è il 46esimo Presidente degli Stati Uniti d’America.
Trump comincia una lunga battaglia legale.
Dal campo di golf ha annunciato che non consegnerà le chiavi della Casa Bianca al Presidente eletto, fino all’esito dell’ultimo ricorso legale.
Biden e Trump, l’America spaccata in due come una mela anche se Joe, “l’addormentato”, come lo ha definito Donald per tutta la campagna elettorale, ha un vantaggio di 4 milioni di voti popolari, un oceano incolmabile.
È il Commander in chief più votato di sempre e una ragione ci sarà. Vince la sua storia umana devastata dai lutti familiari e una sfolgorante carriera politica da senatore influente, che vota la guerra in Iraq si presenta 4 volte alla Presidenza e per otto anni è il vice di Obama.
Biden ha saputo combattere la sfida con la sua forza tranquilla, quella di chi perde difficilmente il controllo, dote imprescindibile per chi dovrà guidare la prima potenza del mondo.
Entro il prossimo 8 dicembre, tutte le controversie legali ed i ricorsi di Trump dovranno essere definiti. A gennaio 2021, il Presidente giura. Ma la pandemia non si ferma per la cerimonia a Capitol Hill e il 46esimo Presidente degli Stati Uniti d’America, sarà al lavoro con una arma in più a disposizione: il sostegno della prima donna Vicepresidente, l’afroamericana Kamala Harris.
Ma il principale merito di Sleepy Joe è quello di aver riportato gli americani a credere nella democrazia del voto; hanno deciso il proprio futuro 160 milioni di elettori , mai così tanti, da decenni.
A Biden spetta ora il compito di riunire l’America: quella dei democratici e dei repubblicani, dei neri e dei bianchi, degli homeless e dei diversi, con un ostacolo imprevisto: la rinascita di un partito repubblicano che non è solo quello del mondo industriale e dell’“America first”. Sottovalutarlo è un errore che non farà.
Una impresa titanica. Quattro anni non sono molti, ma neppure pochi per far rinascere “il sogno americano”.