Stop contanti, nuove tasse non servono. “Ridurre le commissioni sui Pos”

Per incentivare l’uso di transazioni tracciabili occorre una chiara strategia di medio-lungo periodo, che porti anche ad un cambio culturale e all’implementazione della digitalizzazione dei cittadini e della PA. A tal fine, il primo punto su cui intervenire è senz’altro la riduzione delle commissioni sui Pos. Il decreto legislativo n. 218/2017 ha peraltro adeguato la normativa nazionale al regolamento Ue relativo alle commissioni interbancarie, fissando i seguenti limiti:
per i pagamenti tramite carta di debito e prepagata, la commissione interbancaria per ogni operazione di pagamento non può essere superiore allo 0,2% del valore dell’operazione stessa;
per le operazioni tramite carta di credito, la commissione interbancaria per operazione non può essere superiore allo 0,3% del valore dell’operazione stessa.
Circa le commissioni interbancarie tramite carte di pagamento, i prestatori di servizi di pagamento sono comunque tenuti ad applicare commissioni di importo ridotto per i pagamenti fino a 5 euro rispetto a quelle applicate alle operazioni di importo pari o superiore. Al fine, dunque, di ridurre le commissioni, servirebbe un protocollo d’intesa con l’Abi, eliminando almeno i costi delle transazioni digitali sotto i 5 euro e riducendo i costi per quelle sotto i 25 euro, ed incentivando magari i mobile POS, laddove i costi vengono praticamente azzerati.
Ma intervenire solo sui Pos non è sufficiente, considerato anche che il primo soggetto che dovrebbe invertire il trend del pagamento in contanti è proprio lo Stato, dal momento che le pensioni e gli assegni sociali di importi inferiore a 1.000 euro possono essere pagati tramite contante. E, quanto ai rimborsi dell’Agenzia delle Entrate, qualora non siano state fornite le coordinate del conto corrente bancario o postale, per gli importi fino a € 999,99, il contribuente riceve un invito a presentarsi in un qualsiasi ufficio postale presso il quale, esibendo un documento d’identità, può riscuotere il rimborso in contanti (per gli importi superiori a tale cifra deve comunque dotarsi di un conto corrente).
Bisognerebbe, inoltre, intervenire a correzione di alcuni strumenti di pagamento che ancora oggi consentono l’uso del contante: ad esempio, dalla Carta del Reddito di cittadinanza (carta di pagamento elettronica prepagata emessa da PostePay), che consente, entro certi limiti, di effettuare prelievi di contante, alla pensione di cittadinanza, dato che, in questo caso, è non vi è neppure alcun limite relativo, potendo i beneficiari spendere l’importo accreditato ogni mese anche interamente in contanti. Quanto, infine, alle misure fiscali, si potrebbe legare la detraibilità delle spese (quelle già oggi detraibili) all’obbligo di una percentuale minima obbligatoria di spese annue da sostenere con strumenti di pagamento elettronici, da definirsi in base al reddito lordo annuo, adottando una logica progressiva.
Intervenire con più ampie misure di vantaggio fiscale (rispetto ad un intervento solo sulle spese già oggi detraibili) avrebbe del resto un costo difficilmente sostenibile, anche considerato che, affinché il credito di imposta sia davvero considerato un incentivo (in quanto più vantaggioso rispetto al “vantaggio” del risparmio fiscale da evasione), questo dovrebbe essere di almeno il 50%, con un costo dunque esorbitante. Il costo in tal caso sarebbe certo e il tasso di emersione di base imponibile sarebbe, al contrario, incerto. E, comunque, l’introduzione di un credito di imposta per chi effettui transazioni tracciabili deve tenere anche conto del fatto che il meccanismo del credito di imposta non varrebbe per circa 10 milioni di contribuenti incapienti (per risolvere tale criticità, però, si potrebbe prevedere la possibilità di cedere il credito anche ad istituti di credito e ad intermediari finanziari).
In conclusione, al fine di contrastare l’evasione fiscale facendo transitare le transazioni attraverso canali tracciabili vi possono essere varie soluzioni, che variano dall’incentivare l’utilizzo dei Pos tramite la riduzione delle relative commissioni, alla disciplina delle sanzioni per chi non adempie all’obbligo di utilizzare il Pos, all’introduzione di carte digitali per chi è sprovvisto di conti correnti, all’esclusione del pagamento in contanti per i pagamenti da e verso la PA, all’introduzione di agevolazioni fiscali per chi decide di pagare con metodi tracciabili.
Una cosa è sicura: prevedere ipotesi di tassazione penalizzante per chi usa i contanti, oltre ad essere poco efficace, presenta notevoli criticità, rischiando di incentivare ancor più gravi fenomeni di circolazione illecita del contante, di violare i princìpi costituzionali del divieto di doppia imposizione e di capacità contributiva e di essere regressiva, dato che coloro che già utilizzano i pagamenti elettronici sono, in genere, proprio i soggetti a più alta capacità contributiva.

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