Una campagna elettorale con l’Europa in secondo piano, come da tradizione dell’informazione televisiva italiana, ma con qualche novità interessante: prima fra tutte un’attrazione fatale verso le forze politiche sovraniste. Berlusconi “redivivo” doppia le presenze di Zingaretti. Il binomio sicurezza/immigrazione domina la discussione politica e conquista il 26% dei talk di primetime.
È quanto emerge dall’analisi condotta dall’Osservatorio Tg dell’Eurispes, che ha monitorato le 4 settimane di campagna elettorale delle europee 2019, dal 29 aprile al 24 maggio. Si tratta del primo lavoro realizzato dall’Osservatorio Tg rinnovato nella sua struttura. Al coordinamento dell’Eurispes affidato a Luca Baldazzi si affianca la direzione scientifica assunta dal Prof. Christian Ruggiero, del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della Sapienza Università di Roma. L’attività dell’Osservatorio si giova inoltre della presenza di un comitato scientifico, composto da accademici e professionisti dell’informazione.
Partendo dall’informazione di primetime, durante il periodo monitorato nei 7 Tg delle Reti generaliste (tre Rai, tre Mediaset e Tg La7) le tematiche europee sono state affrontate in 122 titolazioni e in un totale di 223 servizi. Su 1.062 titoli complessivi, quelli attinenti in qualche misura al tema delle elezioni sono stati l’11,4% del totale: in pratica, meno di uno su 8. Questa percentuale ovviamente cresce, arrivando al 16%, se si prendono in esame le ultime due settimane prima del voto. Nel complesso, si tratta di coperture assai limitate. In particolare, i Tg Mediaset “minori” (Tg4 e Studio Aperto), ma anche il Tg1, si sono attivati sui temi delle elezioni solo in extremis.
Berlusconi “sotto i riflettori”
All’interno di questo quadro, spicca un Silvio Berlusconi “redivivo” che troneggia nei Tg del primetime. Ben 34 le presenze nei titoli (oltre il doppio di quelle di Zingaretti), e 56 gli interventi o le dichiarazioni dell’ex Premier presenti nei servizi: quest’ultimo risultato supera quello dei due attuali Vicepremier. Ovviamente ciò avviene perché il leader di Forza Italia, tornato pienamente in campo, è sostenuto dalle “sue” Reti. Forza Italia, beneficiando anche degli spazi occupati da Antonio Tajani, ha totalizzato così più di un quarto del totale delle presenze in audio tra le forze politiche, giungendo a doppiare quelle del Pd. Il Berlusconi “vate d’Europa” non propone, però, specifiche battaglie, ma con le sue dichiarazioni avvalora la sua generica funzione di tessitore e di riformatore dell’Unione.
In tal modo Berlusconi ha assunto, per un verso, i panni del “perfetto” europeista, per l’altro, il ruolo di “sentinella” contro le inclinazioni populiste di Salvini, ripetutamente sollecitato a rompere l’alleanza con i 5 Stelle. Grande spazio ha inoltre occupato Fratelli d’Italia, le cui presenze nei servizi coincidono in pratica con gli interventi di Giorgia Meloni (38), e seguono da vicino Di Maio (41 presenze).
Quella che segue è la classifica delle citazioni nei titoli dei maggiori leader politici ed istituzionali, e delle loro presenze nei servizi.
Passando dai numeri ai contenuti, a monopolizzare la campagna elettorale non sono stati i temi europei, e neanche le battaglie contro i vincoli dell’Unione, bensì la tensione costante all’interno della maggioranza, con scontri che sono apparsi in grado di minare la continuità stessa dell’esecutivo. Presentato come un “test incombente”, il voto europeo in realtà è stato spesso “miscelato” alla cronaca politica interna “del giorno”. La maggior parte dei servizi è stata impostata sul dichiarazionismo dei due Ministri Vicepremier e, “a caduta”, sulle risposte dei leader delle opposizioni.
Per ciò che riguarda lo scenario europeo, i pur scarsi riferimenti ai protagonisti politici degli altri paesi hanno riguardato soprattutto le forze di centrodestra: Ppe e Orban (5 citazioni), Le Pen (4) e Farage (2): questi i so0ggetti e i nomi più ricorrenti nei servizi, molto spesso in collegamento con l’attivismo europeo di Salvini (visita in Ungheria del 2 maggio e manifestazione sovranista di Milano del 20 maggio).
L’analisi delle testate Rai e La7
Le testate del Servizio Pubblico presentano scenari diversi. Il Tg3 è l’unico a dedicare specifici approfondimenti e a mostrare l’Europa con gli occhi degli altri cittadini europei. A questo è servita la rubrica “#stavoltavoto”, iniziata il 31 di marzo e andata in onda in una ventina di edizioni, che ha documentato la specifica realtà di diversi paesi dell’Unione; un’attenzione che ha arricchito il desco serale degli italiani, permettendo di archiviare per qualche minuto le consuete contrapposizioni domestiche.
Per il Tg2 l’Europa è presente, ma esclusivamente “in salsa sovranista”: a spiccare sono, infatti, i temi che renderebbero auspicabile l’affermazione delle forze più “identitarie”. Conseguentemente, la star è Salvini, con i sovranisti europei che gli fanno da coro. Non a caso, la testata diretta da Sangiuliano è stata diffidata dall’Agcom per un servizio del 17 maggio in cui, con un editoriale “mascherato”, si ribattevano le posizioni filo-europeiste di Mario Monti, «confondendo cronaca e commento».
Sul Tg1 si assiste ad un complessivo “disimpegno” dai temi europei, da mettere forse in relazione con l’equivalente assenza di voce dei 5 Stelle. In generale, l’Ammiraglia Rai ha presentato un sostanziale equilibrio nell’esposizione delle posizioni delle diverse forze politiche.
Concludendo con Tg La7, la testata di Mentana, la più “svincolata” dalle appartenenze politico-editoriali, è quella che maggiormente è entrata nel merito degli scontri politici. Sul fronte europeo, Tg La7 ha segnalato (e lamentato) le inadempienze e gli attacchi nell’area dei diritti dei paesi aderenti al gruppo di Visegrad, ribadendo, nel dataroom di Milena Gabanelli di lunedì 20 maggio, i tanti benefici che derivano a 500 milioni di cittadini dall’esistenza dell’Unione.
L’analisi dei talk
Ma non è solo l’onda sovranista a sospingere i consensi per Matteo Salvini: come emerge chiaramente dalla discussione che si articola nei numerosi talk show delle sette Reti generaliste, il leader della Lega può contare su una strategia mediale “a tre punte”.
In primo luogo, c’è la rendita di posizione che gli deriva dall’impostazione della campagna del 2018 sul binomio sicurezza/immigrazione: complessivamente ricade sotto questo ombrello il 26% dell’intera discussione che ha animato i talk del prime time televisivo.
In secondo luogo, c’è la capacità del leader di “farsi tema” egli stesso: considerando i dibattiti che hanno ruotato attorno alla sua figura – ivi comprese le contro-campagne che lo hanno visto al centro degli attacchi – e attorno alle scelte ideologiche del suo partito, la percentuale di dibattito tele-politico catalizzata dal leader della Lega arriva al 41%.
È questo il fulcro della strategia – rischiosa ma vincente – di Salvini: porre se stesso quale vera e propria posta in gioco delle elezioni europee del 2019.
Direttamente collegata a questo aspetto è l’avveduta strategia di presenzialismo mediale di Salvini, che, per quanto riguarda i talk del prime time, conquista solo il terzo posto (6 presenze), dietro a Di Maio (8 presenze) e Berlusconi (7 presenze) e al pari di Calenda. Coerente con questo dato è la presenza assoluta degli esponenti della Lega: il 21% del personale politico ospite contro il 22% del Movimento 5 Stelle e il 29% del Pd.
Schermi pieni, urne vuote? Non solo. Da un lato c’è la super-presenza berlusconiana, che non lascia spazio ad altri esponenti di Forza Italia sulle poltronicine di prima serata; sul fronte opposto, la strategia dell’opposizione a sinistra, sconta una fortissima frammentazione: il 29% sopra citato si compone principalmente delle 6 presenze di Calenda, di 5 apparizioni di Alessandra Moretti e di appena 3 presenze di Zingaretti, pari merito con l’economista Irene Tinagli. La scelta di Salvini si pone saggiamente nel mezzo, come quella di Di Maio. Ma il leader pentastellato non riesce evidentemente a dominare con la medesima forza comunicativa i temi economici (10% dell’intera torta tematica dei talk di primetime, percentuale che sale al 15% sulle dolenti note del reddito di cittadinanza).
È interessante notare come nel “mercato” delle presenze, a far la parte del leone sia anzitutto La7, seguita non già dal Servizio Pubblico, ma dal rinnovato attivismo tele-politico di Mediaset. Le ospitate sulle Reti del Biscione rappresentano la maggioranza delle apparizioni in primetime dei principali leader della campagna: 3 per Di Maio, 4 per Berlusconi e per Salvini. Infine, l’“opposizione televisiva” si rivela l’unico luogo per i telespettatori di prima serata dove intercettare la presenza di un leader del Pd,mentrelo stesso Zingaretti trova, in una sola occasione, ospitalità nelle Reti del Servizio Pubblico