Terrorismo, debito alto e scarsa competitività nell’agenda di Renzi

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Il presidente del Consiglio incontrerà alle 9 il vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Al centro del colloquio ci sarà la lotta al terrorismo di matrice islamica e il ruolo dell’Italia. Un appuntamento di fondamentale importanza nel quale Renzi ribadirà la strategia del governo, già espressa più volte agli alleati nel corso degli ultimi giorni. Palazzo Chigi auspica la nascita di una coalizione internazionale che Roma si augura sia sempre più ampia e coesa e, soprattutto, mossa da una “strategia globale” che sia politica e culturale, oltre che militare. Nel corso del colloquio di ieri tra Renzi e il presidente francese, Francois Hollande, è emerso che l’Italia non ha nessuna intenzione né di bombardare con propri aerei la Siria né di schierare le Forze armate insieme alle truppe francesi nell’intricato puzzle mediorientale. Nel contingente anti-Daesh, è stato fatto notare, l’Italia ha già aumentato da 580 a 750 i suoi militari, chiamati a svolgere soprattutto funzione di addestramento delle forze di sicurezza locali. E poi, ha rilevato Renzi nelle dichiarazioni rese alla stampa dopo il colloquio con Hollande, “siamo impegnati a livello militare assieme alla Francia” in diversi contesti, dall’Afghanistan al Libano, dal Kosovo all’Africa, dove siamo, ad esempio, in Somalia. Il presidente francese, hanno evidenziato fonti vicine a Renzi, non ci avrebbe chiesto di mandare più soldati e più in generale non avrebbe rivolto al presidente del Consiglio nessuna richiesta specifica. Fonti ministeriali non hanno escluso un “leggero rafforzamento” della missione italiana in Libano, ma dal vertice a Parigi, hanno assicurato dal governo, non emerge nulla del genere. Nel caso, si tratterà quindi di una libera decisione dell’esecutivo, strategia che dovrà essere condivisa con il Parlamento. Anche per quanto riguarda un teatro cruciale per l’Italia come la Libia, resta la disponibilità del nostro Paese ad assumere una responsabilità maggiore nell’ambito di un intervento sotto l’egida dell’Onu, ma solo dopo che sia insediato un governo di unità nazionale, in un quadro politico più chiaro. Intanto, da parte italiana viene la spinta agli alleati, a partire da quelli europei, a una sempre maggiore integrazione delle attività di intelligence, che punti al traguardo di una agenzia europea. Intanto la Francia ha siglato un’alleanza inedita con la Russia. Un binomio che non si vedeva dal secondo conflitto mondiale. Hollande sta tentando di mettere insieme un ancora diffidente Obama e un Putin sempre più muscolare dopo l’abbattimento di un jet russo da parte della Turchia, Paese Nato che peraltro si trova già nella coalizione anti-Isis a guida Usa e che ora subirà la ritorsione delle sanzioni economiche di Mosca. Ma qualcosa si sta muovendo e una nuova alleanza sembra iniziare a prendere forma, con il premier britannico Cameron che ha chiesto l’autorizzazione al parlamento per i raid aerei, la decisione della Merkel di inviare Tornado e una nave da guerra, oltre a 650 soldati in Mali per affiancare le truppe francesi. Intanto la Russia ha accusato Washington di “continuare a giocare con le sanzioni invece di consolidare gli sforzi nella lotta alle minacce comuni”, condannando le recentissime sanzioni ad alcune società e cittadini russi “con un nesso inspiegabile alla situazione in Siria”.

Sul fronte della finanza pubblica continuano a susseguirsi notizie non positive. Per il terzo anno consecutivo l’Italia presenta infatti squilibri macroeconomici eccessivi, su tutti il debito elevato e la scarsa competitività, e la Commissione Ue la lascia nel gruppo dei Paesi su cui vigila in modo approfondito. Il gruppo è sempre più ampio, e da un anno comprende anche la Germania per via del suo surplus che non accenna a diminuire. Si tratta di 18 Paesi in tutto, per i quali, a febbraio 2016, Bruxelles pubblicherà delle valutazioni più approfondite che guardano nel dettaglio le cause del persistere degli squilibri. Nella classifica aggiornata, si legge nel documento, per l’Italia “sono diversi gli indicatori che oltrepassano le soglie di riferimento, in particolare perdita di quote di export, debito, disoccupazione e aumento di quella giovanile”. Assieme al debito elevato, “salito nel 2014 a causa di crescita e inflazione basse”, l’altro nodo è la competitività, sotto osservazione di Bruxelles da tre anni. Anche gli indicatori sociali e sulla povertà sono stabili, ma “a livelli preoccupanti”. Per questi motivi la Commissione europea ha confermato di ritenere la legge di Stabilità allo studio della Camera “a rischio di non conformità”. La timida ripresa e le riforme annunciate dal governo potrebbero non bastare. La flessibilità richiesta da Renzi e Padoan finirebbe poi per gravare sulle manovre dei prossimi anni.

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