Estorsioni e usura nascoste nella vita quotidiana

L’usura vale in Campania un business da oltre 7 miliardi di euro: una cifra da capogiro che piazza la Regione in cima alla classifica negativa in Italia.
Estorsione e usura sono per loro natura fenomeni criminali nascosti, sommersi, annegati cioè nel fluire della vita quotidiana di paesi, quartieri e città, pervasivi, condizionanti più di altri – anche più efferati (omicidi, rapine) o diffusi (lo spaccio di stupefacenti) – l’ordinato e libero svolgimento, la qualità della vita, lo sviluppo economico e sociale, il futuro di intere comunità, piccole e grandi, di aree vaste. Estorsione e usura minano diffusamente, come poche, la percezione della presenza dello Stato, dell’appartenenza a una società civile, basata su un sistema di regole giuste e praticate, capace di offrire concretamente pari opportunità a tutti coloro che alle regole si attengono, a minare la fiducia dei cittadini nelle Istituzioni di polizia e di giustizia, invece indispensabile per un contrasto che possa definirsi efficace.

Fare emergere questi fenomeni criminali, farli venire in superficie, aggredirli sul piano giudiziario penale è tuttavia difficile. Per essi, come per pochi altri, è tuttora problematico individuarne la reale estensione e l’andamento.
Le statistiche più recenti ci danno, a partire dal 2015, indici in calo di tutti, o quasi, i reati, più consistenti nel 2016 e nel 2017; dati di fatto incontrovertibili attese le odierne, informatizzate, rapide e precise modalità di rilevazione interforze. Dati, a giudizio non solo di chi scrive, non inficiati da una presunta minore “propensione alla denuncia” che qualcuno ha evocato.
È così anche per l’estorsione e l’usura. Questo, però, non è necessariamente significativo perché essi, come pochi altri, emergono soltanto quando le vittime si decidono alla denuncia o sono individuati direttamente dalle Forze di polizia e dalla Magistratura, nonostante il silenzio o la negazione delle vittime, motivati dal timore di ritorsioni e/o di conseguenze economiche e sociali ancora più negative per esse.
Le statistiche dello SDI ci consegnano i dati emergenti dei reati perseguiti, che sono i seguenti: per le estorsioni 8.337 casi nel 2017, a fronte di 9.872 casi nel 2016 e 10.281 nel 2015; per l’usura 288 reati nel 2017, a fronte di 448 nel 2016 e 423 nel 2015.
Dati in forte decremento, quindi, soprattutto nel 2017, in cui si è registrato un calo generale dei reati a due cifre (oltre il 12%) rispetto all’anno precedente, già contraddistinto da un calo di oltre il 7%.
I dati scorporati per Regioni pongono, per le estorsioni, al primo posto la Lombardia, con 1.284 reati perseguiti, seguita a ruota dalla Campania con 1.203 reati, a sua volta seguita nell’ordine dal Lazio, dalla Sicilia, dalla Puglia, dall’Emilia Romagna e dalla Toscana; la Calabria, sorprendentemente ma non troppo, si colloca al decimo posto, dopo il Veneto, con 315 reati: questo è l’andamento del 2017, uguale a quello dei due anni precedenti.
Per l’usura, nel 2017, la maglia rosa spetta alla Campania, seguita da Emilia Romagna, Lombardia, Lazio, Puglia e Sicilia, con la Calabria al nono posto.
Estorsione e Usura sono per antonomasia, l’abbiamo detto, fenomeni criminali sommersi; quello che emerge è la punta dell’iceberg.
Uno studio di Eurispes del 2016 ha stimato in misura prudenziale, per l’usura, un’esposizione delle famiglie per 30 mld di euro, delle imprese agricole per 2 mld e 250 mln di euro e delle imprese commerciali e di servizio per 5 mld e 500 mln, per un totale di 37 mld e 750 mln di euro, con dazioni complessive di quasi 82 mld di euro, per tasso del 120% annuo. Una cifra enorme, pari al 5,5 % del Pil.
Per la Campania, mutuando i criteri di calcolo nazionali, l’ammontare stimato dei prestiti usurai è di circa 2,56 mld, fatti a 259.000 famiglie (il 12 %), 6.500 imprese agricole, 32.000 altre imprese (piccole e medie), per un capitale restituito di 7,18 mld (l’8,76% del totale)
Quanto all’estorsione, nel Rapporto finale del progetto europeo CEREU (Countering Extortion and Racketeering), gli introiti complessivi sono stimati per l’Italia, in modo largamente approssimativo, nel 2016, tra 2,7 e 7,7 mld di euro, con al primo posto ampiamente la Campania, che doppia la Sicilia, a sua volta seguita da Calabria e Puglia, le quali precedono Veneto, Piemonte, Lombardia e Trentino Alto Adige.
I proventi criminali dell’usura nelle stime superano di gran lunga quelli delle estorsioni.

Estorsione e usura sono fenomeni antichi e purtroppo attuali, l’estorsione posta in essere mediante violenza o minaccia (addirittura non necessariamente espresse in luoghi nei quali chi si accinge ad intraprendere una attività ritiene di doversi rivolgere al boss di turno per avere l’autorizzazione e la quantificazione del pizzo), più subdola l’usura.
Ambedue fenomeni diffusi, non di necessità presupponenti organizzazioni criminali e però endemici soprattutto nei Comuni ad alta incidenza mafiosa perché sistematicamente praticati dalla criminalità di tipo mafioso (anche quella meno strutturata gerarchicamente), come tutti gli studi, tutte le rilevazioni, le relazioni e le indagini evidenziano.
Ambedue gravi reati, veicolo ed espressione sintomatica del radicamento mafioso sul territorio (cartina di tornasole, direbbe un chimico). Ambedue manifestazione lampante dell’iniquità della società criminale e della sua natura parassitaria. Ambedue cause primarie del degrado sociale ed economico di aeree ricche e sfortunate. Giustamente affrontate assieme sul piano preventivo e del sostegno alle vittime (e il Commissario straordinario del Governo per le iniziative antiracket e antiusura ne è la più specializzata e compiuta realtà istituzionale).
Ambedue sostenute dal Fondo di solidarietà (unificato), gestito dal Comitato presieduto dallo stesso Commissario, Prefetto Cuttaia, che ci invita ad un’iniziativa importante perché legata a un Accordo di collaborazione operativa, perché diretta a promuovere azioni concrete, nel convincimento che gli studi per l’individuazione e l’analisi delle situazioni, seppure utili, non sono certo sufficienti se non accompagnati dall’agire coerente, sistematico, intelligente, determinato e sinergico. Ambedue combattute con determinazione, con norme penali sostanziali e processuali via via più efficaci e stringenti, risorse umane, strumenti e attività di indagine altrettanto adeguati e specializzati, iniziative di prevenzione e sostegno, in un processo virtuoso di consapevolezza e d’impegno coinvolgente la società civile a fianco delle Istituzioni.
Servono le leggi e le norme (ci sono e sono adeguatamente aggiornate e rese operative), serve l’azione dell’Esecutivo statale (dal Governo, con le iniziative di contrasto e con quelle di sostegno all’economia e all’occupazione legali, alle Prefetture, alle altre Amministrazioni centrali e periferiche); serve l’azione della Magistratura; serve il contributo convinto e fattivo delle Amministrazioni e degli Enti territoriali e locali, delle Camere di commercio, delle Associazioni di categoria e di quelle di volontariato (importantissime in ogni fase del contrasto), delle Scuole di ogni livello (imprescindibili come sempre quando si tratta di educare a crescere nella legalità), della Chiesa (per missione dalla parte delle vittime), degli organi di informazione (estremamente importante anche l’informazione che naviga sulla Rete), delle famiglie e di ciascuna persona dabbene (cioè eticamente orientata al bene, nel rispetto di sé e di quant’altro al di fuori di sé, persone, ma anche animali, piante, altre cose che costituiscono l’ambiente).
Eccellente, quindi, l’Accordo di cooperazione tra Commissario e ASI di Napoli, (Consorzio per l’Area di Sviluppo Industriale) che pone le basi per un percorso di aiuto e sostegno alle imprese vittime della criminalità sommersa.

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