Quando eravamo molto giovani più che di fatti e certezze si viveva di illusioni e di buone intenzioni. Ma si sa che le strade dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni. E dico purtroppo.
Non solo non sapevamo di essere garantiti, non sospettavamo neppure da chi e perché. Ci potevamo anche permettere il lusso di dirci scontenti e, ingenuamente, venivano indicate delle soluzioni alte un metro da terra e inutili e ridicole. Molti danni sono stati fatti in quegli anni per leggerezza e velleitarismo culturale. Poi è finita la pacchia garantita e il modo reale ha preso il sopravvento, con estrema durezza. Molti reduci del cretinismo conformista italiota ancora si agitano, ma non sono più in grado di fare danni. Sembrano solo attori mediocri in commedia. Anche gli orizzonti del nostro destino comunitario si sono ristretti. Ci sembra che tutto sia inutile, anche un impegno serio. Una società intera depressa per i troppi appuntamenti mancati. Ogni volta che gli italiani mandano una indicazione chiara e netta sulla loro volontà vengono umiliati e offesi.
Come è stato possibile? Non si sa bene, ma accade sempre questo. Intanto si muore. Si muore in Libia, si muore in Sud Sudan, si muore in Siria, si muore in mare scappando. Che cosa si aspetta ancora? L’assuefazione alla morte? O l’intero occidente decide in tempi brevi di fermare questa catena di morte o non potremmo più parlare dei valori della nostra società stessa.