Dall’interesse nazionale alla sicurezza nazionale: due domande al Generale Pasquale Preziosa

sicurezza

Due domande al Generale Preziosa per riflettere sul concetto odierno di sicurezza, e in particolare della sicurezza nazionale, e sul ruolo che assume la comunicazione nel rappresentare la complessità del mondo globalizzato.

Generale Preziosa, la percezione della sicurezza è cambiata nei cittadini negli ultimi anni e soprattutto dopo la pandemia. Ci sono nuovi tipi di insicurezza?

Il mondo della globalizzazione non è piatto e, quest’ultima, è diventata una macchina di conflitti: l’ultimo è quello della pandemia. Parlare della insicurezza vuol dire parlare del termine “sicurezza”. La sicurezza nella sua interpretazione, oggi, è ampia: non è possibile una definizione, oserei dire, “statica”. Per le grandi potenze la sicurezza nazionale, quello che la grande potenza vuole che sia, la vediamo oggi nel confronto Cina-Stati Uniti. Quando la Cina voleva comprare la Qualcomm dagli Stati Uniti, questi sono intervenuti anche retroattivamente, per problemi di sicurezza nazionale. Quindi, andando a sbirciare nelle leggi, non esiste oggi una legge che possa definire in pieni termini cos’è la sicurezza nazionale. La storia della legislazione mostra come sia ampia la sua interpretazione. Peraltro, si parla di sicurezza nazionale solo dopo la globalizzazione, prima il termine più utilizzato era “interesse” nazionale; poi, qualcuno lo ha identificato come sicurezza militare. Ma, oggi, naturalmente dopo la globalizzazione, sicurezza è molto di più: sono cambiati proprio il concetto e la dimensione del concetto, a cominciare dalla sicurezza della popolazione, dalla sicurezza sanitaria, o da altre tipologie di sicurezza.

Il bisogno di sicurezza, individuale e collettivo, nasce per l’aumento di fattori nuovi e complessi, amplificati dalla comunicazione che ora viaggia anche in Rete. Qual è il ruolo dell’informazione, oggi, per tutelare la sicurezza individuale e collettiva?

Il ruolo dell’informazione oggi è fondamentale, perché con il mondo della globalizzazione – che abbiamo detto non essere piatto – la comunicazione ha assunto nella globalizzazione e nel cyberspazio la capacità di influenzare elementi, in senso negativo e in senso positivo. Ci troviamo di fronte, oggi, all’utilizzo del cyberspazio per poter influenzare gente che vive anche lontano, quindi non solo comunicazione interna, ma anche esterna. Abbiamo necessità di una cognizione della complessità nella quale viviamo; la realtà è complessa, ma la complessità si studia all’Università, e per governarla servono sostanzialmente tre elementi: leadership, comunicazione, network. La comunicazione è uno dei pilastri della complessità. Il leader ha necessità di comunicare continuamente, per governare i fenomeni che si sviluppano in una società, i quali, essendo complessi, risultano difficili da individuare precisamente. Quindi, la comunicazione risulta essere fondamentale; ecco perché oggi il campo della comunicazione, utilizzando quelli che sono tutti i mezzi – dai social network, ad altri mezzi di informazione–, diventa fondamentale. Tuttavia, per influenzare è necessario descrivere le narrative sistematicamente: è quello che fa, per esempio, il terrorismo, quando in occasione di attentati va a raccontare la propria narrativa per far breccia su coloro che sono orientati verso quella tipologia di ideologia. Oggi il campo della comunicazione diventa fondamentale: bisogna essere sempre presenti ma, soprattutto, è necessario raccontare la propria storia sistematicamente, tutti i giorni, per descrivere la propria verità e influenzare il sistema nella direzione in cui, naturalmente, si vuole che vada – che poi, per noi, è la direzione giusta, visto che viviamo in un mondo dove la stampa è ancora libera.

 

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