La settimana della moda appena conclusa a Milano ha reso la città, e l’Italia tutta, crocevia di un incredibile flusso di innovazione e catene produttive, in grado di generare un indotto economico sulle filiere e creare occasioni di business internazionale. Il fashion costituisce da sempre un settore chiave per l’industria manifatturiera del nostro Paese, affermandosi negli anni come vero e proprio driver di crescita nazionale, tanto da destare l’interesse di numerosi attori esteri. Negli ultimi anni si è assistito, infatti, a un incremento di acquisizioni di brand nostrani: Gucci, Bottega Veneta e Brioni da parte del noto gruppo francese Kering; Loro Piana, Fendi e Bulgari dal colosso LVMH o, ancora, Versace venduta all’americano Michael Kors. Parallelamente, è presente un nucleo di industrie storiche che continua a ricoprire un ruolo altamente strategico in termini di interesse nazionale, quali Cucinelli, Ferragamo, Trussardi, Prada e Armani, che proprio recentemente ha ribadito la volontà di mantenere le proprie radici in Italia per custodire l’eredità del marchio. Aspetti da non trascurare per un settore in cui l’Italia, nonostante le numerose sfide globali, è riuscita ad accogliere il cambiamento mantenendo un ruolo da protagonista per il Made in Italy, con un fatturato del comparto prossimo ai 103 miliardi di fatturato entro la fine del 2023, registrando una performance superiore alla media manifatturiera (+3%).
Il sistema moda si troverà ad affrontare sfide come inflazione, aumento delle tensioni geopolitiche e crisi climatica
Oltre a rappresentare una quota fondamentale del tessuto industriale nazionale, il sistema moda italiano è leader anche in Europa, con il maggior numero di imprese operanti nel settore fashion (56.422 mila imprese, 25% del totale), il più elevato fatturato generato (81.226 milioni, 41% del totale) e un alto tasso occupazionale (435.134 mila, 24% del totale). Superate le criticità derivanti dalla crisi pandemica e dalle conseguenze della guerra in Ucraina, il sistema moda si troverà nei prossimi anni ad affrontare sfide come inflazione, aumento delle tensioni geopolitiche e crisi climatica. In questo contesto, sarà importante riflettere sulle capacità del nostro Sistema-Paese di sfruttare appieno il potenziale offerto da questo settore, definendo e ridefinendo opportune strategie per massimizzare e capitalizzare ulteriormente sui nostri punti di forza. Sono già state avviate iniziative come l’istituzione del Liceo del Made in Italy, in partenza da settembre 2024, che risponde alla necessità di preservare l’industria favorendo lo sviluppo di nuovi talenti.
Solo rafforzando l’unicità che contraddistingue il Made in Italy sarà possibile consolidare il sistema moda
Al contempo, sono stati annunciati diversi investimenti e misure a sostegno del comparto, per la tutela e la valorizzazione dei marchi e lotta alla contraffazione. In questa direzione, sarà essenziale continuare a supportare e a tutelare le PMI italiane e a proteggere l’integrità della filiera, mantenendo una governance nazionale e promuovendo il comparto fashion attraverso iniziative innovative. Solo rafforzando l’unicità che contraddistingue il Made in Italy sarà possibile consolidare il sistema moda come volano economico e rappresentativo dell’intero Paese anche all’estero. Come sottolineato anche da Brunello Cucinelli in una recente intervista: «La sfida per il Made in Italy non è chi comprerà i nostri manufatti nei prossimi 30 anni. Ma chi li realizzerà e con quale considerazione nella società».
*Founder e Managing Director di Futuritaly, strategic advisor con lunga esperienza nel mondo pubblico e industriale.