Il tema della sostenibilità dell’industria alimentare si incrocia sempre più spesso con quello dei diritti umani. Ad oggi è improbabile immaginare i due fenomeni disgiunti: dove si presentano abusi ai danni di territorio, di fauna e ambiente, questi riguardano anche i lavoratori coinvolti nel processo produttivo. È la storia che riporta il South Africa Today, che in un lungo articolo denuncia sistematici abusi sui lavoratori a bordo dei pescherecci al largo del Ghana, i quali a loro volta praticano pesca illegale e non sostenibile.
La sparizione dopo la denuncia di pesca illegale a bordo di un peschereccio
La vicenda comincia circa tre anni fa con Emmanuel Essien, un lavoratore di 28 anni impiegato come osservatore, ovvero con mansione di vigilanza e controllo della pesca a bordo dei pescherecci. Essien gira un video dell’equipaggio che cattura un gran numero di novellame e pratica illegalmente il saiko, la cattura intenzionale di piccoli pesci pelagici con lo scopo di venderli alla popolazione costiera. A due settimane dalla denuncia di abusi e pesca illegale si perdono le tracce di Essein, nel luglio del 2019, mentre è nella sua cabina a bordo della nave di proprietà cinese Meng Xin 15. Pur non essendoci, secondo la polizia, segni di violenza, la famiglia teme sia stato assassinato.
C’è da dire che, sebbene la legge ghanese proibisca ai pescherecci stranieri di operare nelle proprie acque, circa il 90% dei pescherecci industriali del Ghana sono in realtà di proprietà di società cinesi (Fonte report EJF) che utilizzano società “di facciata” per registrarsi come ghanesi ed eludere la restrizione.
Il maltrattamento dei lavoratori è legato alla pesca illegale che sta spingendo al collasso l’ecosistema marino
La famiglia di Essen potrebbe non scoprire mai cosa gli è successo, ma il caso ha aperto un vaso di Pandora, con un rapporto e un film appena uscito prodotto da EJF. Il documentario di EJF dà voce ai membri dell’equipaggio e agli osservatori della pesca che in precedenza hanno taciuto sulle loro esperienze a bordo dei pescherecci industriali che operano nelle acque del Ghana. Raccontano di aver ricevuto tangenti e di essere stati minacciati, affamati e picchiati. Il maltrattamento dei lavoratori è legato alla diffusa pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata che sta spingendo al collasso l’ecosistema marino delle coste dell’Africa occidentale, minacciando i mezzi di sussistenza di milioni di persone.
Il film segue il rapporto pubblicato da EJF nove mesi fa, che descriveva in dettaglio numerose questioni relative ai diritti umani a bordo della flotta industriale del Ghana. Il rapporto, che è stato prodotto in collaborazione con l’Istituto danese per i diritti umani col contributo dell’Agenzia svedese per la cooperazione allo sviluppo internazionale, descrive le esperienze di 10 membri dell’equipaggio ghanese e tre osservatori della pesca che lavorano su pescherecci da traino di proprietà straniera. Tutti i membri dell’equipaggio affermano di essere stati abusati da capitani e ufficiali cinesi, o di aver assistito agli abusi dei loro coetanei. Descrivono percosse con pietre, bastoni e stivali; lunghe ore in condizioni di pericolo, in mancanza di servizi igienici adeguati. Durante le rare pause, essi riposavano sul ponte sotto i teloni che a malapena li riparavano dalla pioggia. Spesso venivano nutriti unicamente con farina di manioca e la mancanza di acqua potabile li costringeva a bollire l’acqua piovana o di mare. Hanno inoltre riferito di non aver ricevuto contratti scritti e di ricevere salari inferiori al salario minimo giornaliero. Come è immaginabile, se da un lato tali testimonianze sono emerse, dall’altro la maggioranza dei lavoratori impiegati sui pescherecci ha preferito tacere per paura di perdere il lavoro o di ritorsioni.
Il WWF ha chiesto la creazione di un database globale di incidenti che coinvolgono osservatori della pesca
Ma non sono questi gli unici casi di abusi e illegalità legati ai lavoratori del settore della pesca. Numerosi e riportati in tutto il mondo sono gli incidenti che coinvolgono, spesso in maniera sospetta, membri di equipaggi di pescherecci, per non parlare della scomparsa di corpi che il mare aperto rende insondabile. Al momento non esistono registri ufficiali che documentino di abusi e morti in mare, ma il fenomeno è tale che, nel 2017, il WWF ha chiesto la creazione di un database globale di incidenti che coinvolgono osservatori della pesca. La richiesta è stata rivolta nel corso della Fisheries Observer and Monitoring Conference (Conferenza per il monitoraggio e gli osservatori della pesca) a Vigo, in Spagna, ma da allora non è stata intrapresa alcuna azione.
Leggi anche
Le questioni relative ai diritti umani nel settore della pesca in Ghana si intrecciano con il deterioramento della situazione della pesca pelagica, un tempo fiorente, che fornisce mezzi di sussistenza a 3 milioni di persone. Secondo un rapporto dell’USAID, la pesca della sardinella ha subito un drastico calo, da 100 mila tonnellate a metà degli anni Novanta a 19 mila tonnellate nel 2017 con l’aumento della capacità di pesca. Senza un’azione rapida e massiccia per gestire il problema, il rapporto suggerisce che la piccola pesca pelagica del Ghana potrebbe crollare entro cinque anni.
La pratica di saiko, un tipo di pesca illegale, minaccia il sostentamento di milioni di persone
Mentre il rapporto dell’USAID indica l’espansione della flotta da pesca artigianale del Ghana come motivo principale di tale declino, l’EJF suggerisce un fattore aggiuntivo: la pratica di saiko, il nome locale per i trasbordi illegali in acque del Ghana. Secondo un rapporto EJF, i pescherecci industriali adatteranno i loro attrezzi da pesca per catturare piccoli pesci pelagici come la sardinella tonda (Sardinella aurita), la sardinella piatta (Sardinella maderensis), le acciughe (Engraulis encrasicolus) e lo sgombro (Scomber colias), sottraendolo ai pescatori artigianali locali e sconvolgendo l’ecosistema della regione marina.
Nel 2017 i pescherecci industriali hanno catturato circa 100 mila tonnellate di piccoli pesci pelagici nel commercio illegale
L’EJF stima che nel 2017 i pescherecci industriali hanno catturato circa 100 mila tonnellate di piccoli pesci pelagici nel commercio illegale di saiko, per un valore di circa 50 milioni di dollari. Un altro recente rapporto dell’EJF ha rilevato che la pesca industriale illegale e la pesca eccessiva influiscono sulla tenuta dei diritti umani di intere comunità. Il rapporto ha mostrato che la maggior parte dei pescatori su piccola scala e dei trasformatori di pesce ha subito un peggioramento delle condizioni di vita direttamente collegato a un calo del reddito. Come abbiamo appreso anche in Italia con temi come le ecomafie e il caporalato in relazione a sversamenti e fertilizzanti illegali, i diritti umani sono alla base di uno sviluppo sostenibile, e viceversa. Diritti umani e sostenibilità ambientale sono due facce della stessa medaglia della filiera alimentare.