Europa, la Bce replica alle riserve sul QE dell’Alta Corte tedesca: “Agiamo secondo mandato”

La Banca Centrale Europea ha replicato alla diffusione della sentenza con la quale, martedì 5 maggio, la Corte costituzionale tedesca, dopo cinque anni di lavori, ha giudicato legale il Quantitative Easing della Bce, ma ha posto alcune importanti riserve sul programma di acquisto di bond avviato, dando tempo 3 mesi al Board di Francoforte per dare una risposta.
«Il Consiglio direttivo della Bce resta pienamente impegnato, nell’ambito del suo mandato a fare tutto il necessario per centrare i suoi obiettivi di inflazione e affinché le misure di politica monetaria decise per centrarli vengano trasmesse a tutte le parti dell’economia e le giurisdizioni dell’area euro». Questo il commento, inusualmente secco e piccato, diramato a seguito della riunione del direttorio non in calendario, convocata dopo la sentenza della Corte costituzionale della Germania. Su questo aspetto, la Bce non manca di far notare come «la Corte di Giustizia dell’Unione europea abbia sancito nel dicembre del 2018 che la Bce sta operando nell’ambito del suo mandato».
Con sette favorevoli su otto votanti i magistrati di Karlsruhe avevano giudicato proporzionate le azioni della Bce specificando, tuttavia, che l’acquisto di Titoli di Stato da parte dell’istituto di Francoforte «viola in parte la Costituzione tedesca perché il governo federale (Bundesregierung) e il Bundestag non hanno esaminato le decisioni della Bce» e invece avrebbero dovuto farlo per cui «alla Bundesbank è vietato partecipare all’attuazione del programma di acquisto della Bce dopo un periodo di transizione non superiore a tre mesi, a meno che il Consiglio direttivo di Francoforte non spieghi chiaramente in una nuova decisione che il programma è proporzionale».
«A causa della loro responsabilità per l’integrazione, il governo federale e il Bundestag sono tenuti a opporsi al precedente trattamento del Pspp (il programma di acquisto della Bce)», aveva ulteriormente precisato la sentenza, definendo arbitraria la decisione della Corte di giustizia europea, emessa nel dicembre 2018, a favore del programma di acquisto della Bce lanciato nel 2015 per fornire la necessaria liquidità ai mercati. In particolar modo, viene chiesta una accurata verifica al reinvestimento del capitale dei Titoli di Stato rimborsati e giunti a scadenza dal gennaio 2019 e relativi al QE1 iniziato il 9 marzo 2015 e terminato nel dicembre 2018, e il QE2 iniziato nel novembre 2019.
Ambienti euroscettici tedeschi alimentano da anni il pregiudizio sulle politiche monetarie espansive della Bce, giudicandole un finanziamento pubblico nascosto a favore dei paesi europei con più alto debito pubblico. Il basso profilo scelto nel commento alla sentenza dalla cancelliera Merkel evidenzia la volontà dell’establishment tedesco di dissipare pulsioni sovraniste nell’opinione pubblica nazionale ed evitare uno scontro frontale con l’unica vera Istituzione sovranazionale dell’Unione europea. In questo quadro, la Bce ha seccamente replicato di aver preso atto dell’invio di un briefing preliminare del Governatore della Bundesbank a sostegno della sentenza, ribadendo la determinazione a proseguire secondo il suo Programma, facendo tacitamente intendere di non tollerare indebiti condizionamenti. In difesa della Bce è accorso il Commissario all’Economia della Commissione Europea, Paolo Gentiloni, che ha twittato a sostegno dell’indipendenza dell’Istituzione monetaria.

Lanciato nel 2015 per fornire liquidità ai mercati, il programma di acquisto di Titoli della Bce, unitamente ad altre misure, è stato esteso più volte ed è attualmente in corso, con una accelerazione da metà marzo del 2020 a causa della pandemia da Coronavirus.
Dalla seconda metà di marzo 2020, è in corso il Pepp, il Programma di acquisti di Titoli in emergenza pandemica: 750 miliardi da marzo ad almeno il 31 dicembre 2020 o comunque per tutta la durata della crisi della pandemia da Covid-19 . Il Pepp non prevede per ora il reinvestimento dei Titoli di Stato, un nodo “critico” per la Corte costituzionale tedesca: il reinvestimento, infatti, allunga la detenzione dei Titoli di Stato nel portafoglio della Bce oltre la fine del programma di acquisti.
In conclusione, l’interpretazione più plausibile è che la sentenza della Corte tedesca sul Qe della Bce non riguarda in alcun modo le misure di politica monetaria assunte dalla Bce per far fronte all’emergenza Covid, compreso il programma Peep e la modalità della sua implementazione. Un ulteriore chiarimento da parte della Bce è previsto in tempi rapidi, e la sentenza non avrà alcuna conseguenza pratica, consentendo alla Bundesbank di continuare ad acquistare Titoli di Stato tedeschi nel quadro di un più generale sostegno della Bce alla sostenibilità finanziaria dei debiti pubblici dei paesi europei.

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