Il Governo riparte dal Jobs Act

Il Consiglio dei ministri si riunirà alle 11. L’ordine del giorno, come ormai consuetudine, non è stato ufficializzato da Palazzo Chigi ma sembra scontato che l’esecutivo sarà chiamato ad approvare gli ultimi decreti attuativi del Jobs Act – discussi la settimana scorsa ma rimandati a oggi – e alcuni decreti collegati alla Delega fiscale. Sconti fiscali da rivedere o cancellare ogni cinque anni, l’arrivo della notifica via web delle cartelle esattoriali, il calo dell’aggio Equitalia dal 4,65 all’1% per chi paga la cartella entro 60 giorni e anche la possibilità per l’Agenzia delle Entrate di sostituire i dirigenti decaduti con la sentenza della Corte Costituzionale con dei quasi-dirigenti: dipendenti in ”posizioni organizzative” con funzioni dirigenziali a cui saranno garantite specifiche indennità economiche. Sono queste alcune delle novità che il governo di Renzi intende recepire dalle indicazioni arrivate dalle commissioni di Camera e Senato durante l’istruttoria degli schemi di decreto legislativo. Altri due decreti – quello accidentato sulle sanzioni penali e un altro sul contenzioso tributario – sono invece ancora in bilico e non è escluso che possano slittare ad un Consiglio dei ministri che si ipotizza per metà della prossima settimana. I testi torneranno alle Camere perché alcune osservazioni parlamentari non sono state accolte: tra queste, quella di vincolare una percentuale degli incassi della lotta all’evasione per finanziare il Fondo per la riduzione delle tasse. Ma deputati e senatori avranno solo 10 giorni per esprimere un secondo parere che, comunque, non è vincolante per l’esecutivo.

Il governo punta a varare il tutto entro settembre – senza la riforma del catasto – come previsto anche dalle raccomandazioni rivolte all’Italia dall’Ue. Qualche ritocco e qualche divergenza potrebbe anche riguardare gli ultimi decreti attuativi della legge delega sulla riforma del diritto del lavoro. Ieri il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha ricordato l’importanza del testo a prescindere dalle divergenze e dalle polemiche registrate negli ultimi mesi. “Una riforma strutturale a larghissimo raggio che il governo ha realizzato in un anno e mezzo”, ha spiegato l’ex leader della Legacoop. “Abbiamo il compito di portare a termine il suo iter con il via libera definitivo ai restanti quattro decreti attuativi”. I documenti all’attenzione dei ministri e di Matteo Renzi saranno quello sul riordino degli ammortizzatori sociali in costanza del rapporto di lavoro con la stretta sulla durata della cig ma l’estensione della platea; quelli sull’Ispettorato del lavoro, sull’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro e sulla semplificazione delle procedure in materia di rapporto di lavoro in cui c’è la norma sui controlli a distanza che ritocca l’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori del 1970. Nel complesso non dovrebbero esserci modifiche sostanziali rispetto ai testi che hanno ottenuto il primo ok da parte di Palazzo Chigi lo scorso 11 giugno.

Un passo indietro è invece atteso in materia di controlli a distanza: tema che da subito si è presentato caldo con i sindacati preoccupati per i potenziali abusi nei riguardi dei lavoratori e il ministero del Lavoro che invece, sin dall’inizio, ha sostenuto che le norme sono in linea con il rispetto della normativa a tutela della privacy. La modifica dovrebbe riguardare gli impianti di sorveglianza ed esplicitare che non possono essere installati con l’unico fine di un controllo dei lavoratori. Nessuna novità, invece, è attesa per gli altri punti relativi agli strumenti assegnati al lavoratore, dal pc e tablet al cellulare aziendale. Un punto fermo che non farà altro che rinvigorire le proteste delle organizzazioni dei lavoratori. Nel testo approvato l’11 giugno, si prevede che le aziende possano controllare computer, tablet e telefonini, così come i badge dei lavoratori senza che sia necessario un accordo sindacale o un’autorizzazione del Ministero. Per il controllo sugli “strumenti” di lavoro messi a disposizione dalle imprese e su quelli per la “registrazione degli accessi e delle presenze” basterà infatti informare i lavoratori e rispettarne la privacy. E, in base a queste due condizioni, le informazioni raccolte “sono utilizzabili a tutti i fini connessi al rapporto di lavoro”, quindi potenzialmente anche a fini disciplinari, dunque licenziamento compreso. Una normativa che non ha trovato l’accordo delle commissioni Lavoro di Camera e Senato. Entrerà inoltre nell’ordinamento il decreto sulla modifica della disciplina della cassa integrazione: ne viene modifica la durata al ribasso ma la sua copertura viene estesa anche alle aziende con più di cinque dipendenti. Il fine settimana servirà anche a trovare la quadra sulla revisione della Costituzione in discussione al Senato. Le posizioni delle varie anime del Pd restano ancora distanti. Il capogruppo a Palazzo Madama, Luigi Zanda, è fiducioso sulla possibilità di trovare un accordo. Innegabile però che i renziani confidino sul pieno sostegno di Forza Italia.

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