Primo maggio. Il lavoro tra ripresa, incertezze e precarietà

Il mercato del lavoro italiano rimane instabile e – anche nella sua leggera ripresa rispetto agli anni più bui della crisi economica – in ritardo rispetto alla media europea, più chiuso all’inserimento giovanile, più precario, per il costante aumento di contratti atipici. Per una parte importante degli italiani è venuto meno il concetto stesso di lavoro sicuro, sostituito dalla necessità di barcamenarsi per far quadrare i conti con collaborazioni a termine, doppio lavoro, sostegno della famiglia d’origine, periodi di attività alternati a periodi di inattività, impieghi “di sopravvivenza” ben al di sotto della propria preparazione.
Dando direttamente la parola ai lavoratori italiani si trova conferma di queste contraddizioni e difficoltà diffuse. Il 54,2% di chi lavora afferma di avere un impiego che consente di fare progetti per il futuro – nel 2013 era solo il 35,8%; il 45,8% risponde, al contrario, negativamente. Il 31,7% è costretto a chiedere aiuto alla propria famiglia (genitori, parenti). Il 46,8% non ha la possibilità di sostenere spese importanti, il 43,2% ha un lavoro che non gli permette di garantire sicurezza alla propria famiglia, il 38,8% ha difficoltà ad arrivare a fine mese. Il 30,5% è costretto a cercare un’altra occupazione. Gli italiani che riferiscono queste difficoltà sono meno numerosi rispetto al 2013, ma continuano a costituire una parte importante dei lavoratori.
Non mancano conferme circa le condizioni di criticità rilevate. Un italiano su 4 (24,2%) è costretto a svolgere un lavoro meno qualificato rispetto alle sue competenze; il 22,3% deve svolgere un doppio lavoro, il 21,2% lavora senza contratto.
Le difficoltà più diffuse tra i lavoratori italiani sono: la mancanza di tempo da dedicare a se stessi (48,5%), i carichi troppo pesanti di lavoro (47,7%), gli spostamenti casa-lavoro (44,4%) e le difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia (41,8%). Il 27% è preoccupato dalla precarietà del contratto e dall’insicurezza del posto di lavoro ed oltre un lavoratore su cinque (21,1%) deve fare i conti con l’irregolarità nei pagamenti.
Il 14,4% degli occupati ha abbandonato il lavoro a causa di mancati pagamenti e un ulteriore 14,5% ha pensato di farlo.
Il 23,6% è stato vittima di mobbing – il 7,1% dei lavoratori ha lasciato il posto di lavoro per questa ragione.
Quasi un occupato su dieci ha pensato di lasciare il lavoro per aver subìto molestie sessuali, solo l’1,4% lo ha fatto.

Per approfondire, è possibile consultare il sondaggio nella versione integrale, pubblicato nel Rapporto Italia 2019.

https://eurispes.eu/rapporto-italia-2019-il-lavoro-tra-ripresa-incertezze-e-precarieta/

 

 

 

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