“La crisi economica, scoppiata nel 2007 negli Stati Uniti, ha avuto forti ripercussioni sull’impresa italiana già a partire dal 2008. I suoi effetti tossici continuano ad agire ancora oggi, provocando una patologia seria e preoccupante: tra le principali cause di fallimento delle imprese italiane risulta emblematica quella dei ritardi nei pagamenti, soprattutto nella Pubblica Amministrazione, tanto che si dice che in Italia si fallisce per i crediti invece che per i debiti”. Così Rino Tarelli, vicepresidente del fondo antiusura di Adiconsum, apre i lavori di “Prevenzione e soluzione della crisi da sovraindebitamento”, per promuovere gli Sportelli regionali di accesso al Fondo di Prevenzione usura, costituito già dal lontano 1997 grazie all’art. 15 della legge 108 del 1996.
La situazione di crescente difficoltà economica sta coinvolgendo sempre più larghi strati della popolazione, come dimostra il sovraindebitamento in cui si vengono a trovare centinaia di migliaia di famiglie, con pesanti conseguenze di marginalità sociale e il rischio di cadere vittime dell’usura. Nonostante la relazione annuale della Banca d’Italia metta in luce la ripresa, seppur lieve, dell’economia del Paese, occorre sottolineare che il tasso di disoccupazione registrato nel nostro Paese nel 2014 è del 12,7%, fino a toccare il 42,7% tra i giovani, con punte del 56% nel Mezzogiorno. Tra i più colpiti dall’indebitamento sono i nuclei familiari.
Adiconsum ha messo in campo una serie di attività volte a orientare famiglie e anziani verso una gestione corretta e sostenibile del bilancio familiare, attraverso la conoscenza degli strumenti creditizi, l’uso consapevole del credito a consumo e lo sviluppo dell’analisi della propria capacità di spesa e di indebitamento.
Il Fondo di Prevenzione Usura consente, infatti, l’accesso al credito legale quando tutte le porte sono chiuse e quindi sembra che non vi sia altra strada che ricorrere agli strozzini.
L’obiettivo è quello di evitare che la mancanza di sufficienti garanzie impediscano la concessione di un prestito, a un’impresa o a una famiglia. E si parla soprattutto di famiglie, potenzialmente “attratte” dal prestito illegale, collegato all’usura: vi si ricorre per resistere alla crisi, per pagare i debiti o, semplicemente, per pagare le tasse. Quando la criminalità organizzata ricicla danaro sporco attraverso le famiglie e si appropria dei loro beni, primo tra tutti la casa di proprietà a uso abitativo, è chiaro che gli esiti sono drammatici: dall’esclusione sociale alla dissoluzione delle famiglie, fino ai casi estremi di suicidio.
In effetti, i dati macroeconomici descrivono un’Italia ancora in difficoltà economica, con dati relativi a quanti, non potendo accedere a prestiti bancari, si rivolgono a privati per chiedere soldi in prestito: secondo il Rapporto Italia 2015 dell’Eurispes, il fenomeno interessa oltre il 15,5% della popolazione dai 18 anni in su, come punta dell’iceberg di un allarme certamente più diffuso, se si calcola che l’usura rimane spesso sommersa, a causa della fisiologica difficoltà a denunciarla.
Il presidente di Eurispes Gian Maria Fara mette in evidenza l’ambiguità di un fenomeno che ha tutte le caratteristiche di un’attività economica, seppur illegale: “L’usura è un atto di violenza criminale vestita con un abito negoziale-bancario e con un raggio d’azione che raggiunge varie categorie sociali, non solo commercianti: a dispetto di quanto si potrebbe credere, infatti, le più colpite dalla piaga dell’usura nel nostro Paese non sono le imprese; il 70% del grande business dell’usura si basa, ancor più drammaticamente, sui bisogni delle famiglie italiane”.
A parlare del fenomeno usura come di un problema sociale e culturale, prima ancora che criminale, è la senatrice Lucrezia Ricchiuti, membro della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle mafie: “L’usura è compagna stretta del riciclaggio e stretta parente dell’estorsione, odiosi attrezzi del mestiere di ogni mafioso. Occorre educare le famiglie a un uso responsabile del danaro, perché la criminalità si organizza e si sviluppa sempre a danni dell’altrui bisogno e l’usura ancora di più, grazie alla sua funzione ‘mimetica’ che le permette di infiltrarsi nell’economia legale, impadronendosi di aziende, esercizi commerciali, abitazioni private, in una spietata logica imprenditoriale”.
In questa vicenda un ruolo fondamentale lo hanno le banche. Lo sottolinea Piero Ragazzini, segretario confederale Cisl: “Anche nelle Banche occorre democrazia economica. Il sindacato è tra i fondatori della cosiddetta Banca etica, che permette a chi si trova in difficoltà di non essere solo, di non sentirsi isolato. Importante scommettere sulle persone, sul loro capitale umano e sociale. Il sindacato può e deve ottemperare alla funzione di educatore al risparmio e alle questioni finanziarie, recuperando il valore del lavoro che purtroppo, negli ultimi anni di crisi economica, è andato perduto”.
L’avv Paolo Vitti, legale della Consulta Nazionale Antiusura, precisa che il Fondo mira a consentire l’accesso al credito presso istituti bancari convenzionati, proprio per dotare le famiglie di una “provvista” per ridurre la situazione debitoria e per consentire di “spalmare” il debito in un periodo di tempo più lungo, garantendo una maggiore sostenibilità della rata di rimborso di un prestito ottenuto. “Ma molto va ancora fatto” – aggiunge – “in un’ottica di solidarietà familiare: la famiglia sono più soggetti, non è solo un parametro statistico”.
È il Presidente nazionale di Adiconsum, Pietro Giordano, a chiudere i lavori del convegno : “In un mondo sempre più globalizzato, occorre avere la capacità di essere presenti e pronti a livello locale ma anche e soprattutto a livello globale. Di qui la necessità di intervenire come sindacato. Il valore del Fondo Antiusura risiede nel suo alto contenuto morale, che mette al primo posto i valori di cittadinanza, come baluardo imprescindibile di un sistema democratico maturo”.