Il secondo tempo del populismo (Momo edizioni) è una raccolta di saggi che assume i connotati di un percorso attraverso le diverse accezioni e configurazioni del populismo. Dal revival di patriottismo da destra a sinistra, al neopopulismo tra geopolitica e lotta di classe; dal partito spagnolo Podemos alla relazione tra la sinistra, a parole come “sovranità” e “nazione”: Alessandro Barile, curatore della raccolta, mette insieme autori capaci di fornire punti di vista differenti, posizioni dialettiche che piuttosto che concordare su una linea politica o di indagine univoca dialogano su un fenomeno oramai quasi del tutto saturo. Non a caso, negli ultimi decenni, il populismo ha alimentato una quantità incredibile di studi e analisi di vario tipo, da quelle più tradizionali di approccio accademico-scientifico, a quelle di inchiesta giornalistica. Cosa dire, quindi, di una tematica già scandagliata fino nelle sue più intime sfaccettature e configurazioni? È questo l’assunto e l’interrogativo alla base della raccolta, che non ha tanto l’obiettivo di dare una nuova lettura o interpretazione, quanto piuttosto quello di indagare le basi che in questi anni hanno sviluppato e alimentato il fenomeno stesso.
Un terreno fertile di contesa politica
Orientativamente, fino al 2013/2014, il populismo si connotava come un fertile terreno di contesa politica, ovvero variamente adattabile a destra o a sinistra; solo in seguito si assiste ad una ripresa della retorica nazionalista. Dunque, se il primo tempo del populismo è caratterizzato dalla contrapposizione tra alto e basso, tra destra e sinistra, tra città e periferia, oggi si assiste, come recita il titolo, al “secondo tempo” del populismo, nel quale la torsione sovranista si caratterizza come evento specifico della politica.
Leggi anche
Apre la raccolta “Sovranismo” o questione nazionale?, il primo saggio curato da S. Azzarà, che analizza il punto di vista della sinistra, troppo spesso incappata nel corso del XX secolo in equivoci che hanno portato a una concezione dello Stato come qualcosa di totalmente negativo, alimentando una sterile opposizione tra proletari e borghesi e perdendo di vista, in questo modo, la questione nazionale.
Un punto di vista geopolitico sul populismo
Nel secondo saggio di Raffaele Sciortino, il fenomeno del neopopulismo viene invece affrontato da un punto di vista geopolitico. Il punto di partenza è la crisi del 2008 che ha, di fatto, incrinato l’asse Usa-Cina, perno, per un decennio, della globalizzazione finanziaria, riportando in auge la lotta di classe. Secondo l’autore è proprio questa lotta l’unico strumento per rimettere in moto meccanismi di risposta alla crisi stessa. È significativo che ad oggi l’unica lotta effettiva con chiare connotazioni di classe in tutto l’Occidente sia quella dei Gilets Jaunes, nata su un terreno neopopulista, nel senso di una composizione proletaria “nuova”.
Podemos, sovranità, nazione
Il terzo saggio, intitolato Sulla cultura politica di Podemos e il populismo, di Raffaella Fittipaldi, si presenta come un’analisi della relazione che intercorre tra il pensiero politico del partito spagnolo Podemos e il populismo. Il partito, di fatto nato sulla scia delle mobilitazioni degli Indignados del 2011, rifiuterebbe lo schema destra-sinistra, prendendo come soggetto di riferimento i cittadini in lotta contro l’austerità. Il quarto saggio, di Marco Santopadre, ruota attorno a due temi fondamentali, come sovranità e nazione, tornati sulla scena europea in relazione allo sviluppo dei diversi movimenti indipendentisti (da quello catalano a quello scozzese). Viene analizzato nel dettaglio il caso catalano, sottolineando la distanza dei partiti, dei gruppi e degli intellettuali della sinistra e l’evidente difficoltà di inquadrare analiticamente la questione.
La polarizzazione tra centro e periferia
Nel quinto saggio, David Tranquilli affronta il tema dell’epifenomeno populista, partendo dall’assunto di base che il termine “populismo” sia ormai diventato una parola “contenitore”, nella quale sono stati raccolti fenomeni politici eterogenei che vanno dalla destra alla sinistra. L’autore propone un’attenta analisi dei flussi elettorali, attraverso la quale appare chiara una polarizzazione tra centro e periferia. Gli esempi riportati sono numerosi ed è significativo quello relativo agli Stati Uniti, dove nelle elezioni presidenziali del 2016 i grandi centri urbani hanno appoggiato Hillary, mentre le periferie Trump: «Guardando la mappa del voto ci si rende conto di come l’America di Trump sia territorialmente sconfinata, circa l’85% del territorio statunitense pur essendo abitata solo dal 46% della popolazione totale». Ampio spazio è dato anche al modello populista di Roma, del quale si ricostruisce il percorso attraverso mappe e grafici.
Populismo e migrazioni
Infine, l’ultimo saggio della raccolta: Populismi e migrazioni, di Luca Alteri, che rappresenta una panoramica del fenomeno migratorio alla luce del dibattito populista. La teoria di partenza è che il fenomeno migratorio sia generato da altri fattori, come possono essere le guerre o le condizioni climatiche o, semplicemente, il desiderio di condizioni di vita migliori. La parte finale del saggio è dedicata ai sentimenti discriminatori e anti-migranti che progressivamente si stanno diffondendo a livello globale. Spesso è anche il linguaggio che genera discriminazione, come succede con il termine “etnia” che ha sostituito il più dispregiativo “razza”, pur continuando ad avere insita in sé un’idea di inferiorità e subordinazione.