Le difficoltà del post pandemia
Ormai sono due anni dall’inizio della pandemia dovuta al virus Covid-19, con oltre 5 milioni di morti, che vediamo i chiari segni negativi lasciati in ogni contesto sociale; ma forse ancora di più ha fatto emergere e sempre più sarà evidente in futuro, tutte le difficoltà umane, sociali, economiche, di valori e di fede che in qualche modo, negli ultimi venti-trent’anni, eravamo riusciti ad affrontare, contenere, se non a gestire.
È certo che la pandemia ha esasperato situazioni in bilico, ha spinto Persone, Stati, Razze e Religioni diverse verso conflitti non dichiarati, ma non per questo meno pericolosi.
Le imprese, ad esempio, si sono trovate in difficoltà, non solo per essere costrette a far svolgere, ove possibile, il lavoro ai propri dipendenti in remoto, o smart-working, con regole mai scritte e collaudate prima e con risultati tutti da verificare; inoltre hanno subìto e stanno subendo dei contraccolpi per la modifica, se non la rottura, della catena degli approvvigionamenti, solo per parlare di un fatto che è sotto gli occhi di tutti. D’altro canto, il lavoro a distanza, ad esempio, ha avuto un grande impatto sulla salute mentale delle persone. Secondo un recente articolo della rivista Forbes, molte persone hanno sperimentato stress e pressione dal lavoro a casa negli ultimi due anni, affermando di aver pensato almeno una volta al suicidio.
Quale impatto sui giovani?
Tutto questo ha un impatto importante sulla formazione e sulla educazione dei giovani, perché siamo in un momento in cui si è capito perfettamente che nel mondo del lavoro, ma non solo, nulla sarà più come prima. Non è un caso che le grandi firme della consulenza parlino di necessità di un “new normal” o di “future of work”, senza peraltro saper bene come o dove indirizzare i propri clienti.
Le possibilità della psicologia positiva
Ecco quindi che la psicologia positiva, un termine coniato dallo studioso Abraham Maslow, si inserisce bene e riprende vigore, anzi si sostanzia, dalla difficoltà del momento, presentandosi non come panacea per tutti i mali, ma come un percorso importante, scientificamente collaudato e universalmente riconosciuto, di sostegno al cambiamento, alla modifica di prassi di business e culture manageriali consolidate e messe drasticamente in discussione dalla pandemia.
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Le persone, questo il tema centrale, sono coloro che – se ben informate e allenate ad un approccio di “positività”, di benessere spirituale e materiale, di integrazione di diversi fattori, come il business e i valori della fede, con una visione che lascia intravedere un cambiamento auspicabili – potranno portare le Imprese, le Organizzazioni, le Strutture verso una ripresa dal post-Covid.
Secondo Martin Seligman, il pioniere della diffusione della psicologia positiva, già presidente dell’Associazione Americana degli psicologi (APA), è necessario «Guidare la psicologia lontano dall’oscurità e verso la luce» (To steer psychology away from the darkness and toward light); in altre parole la psicologia positiva può andare oltre e investire anche la sfera dell’economia e del lavoro.
La Psicologogia organizzativa positiva
La Psicologia organizzativa positiva (Positive Organizational Psychology) nasce proprio per dare agli studenti, che oggi si trovano a dover decidere come sarà la loro vita futura, gli strumenti scientifici in particolare per reagire, costruire, modificare le realtà del lavoro nelle quali saranno presto chiamati ad operare. Al riguardo è interessante notare che negli ultimi tempi Seligman, operando con i Big data sui testi dei Social media, è arrivato anche a elaborare un preciso “curriculum della positività”, come strumento utile per adattare i corsi d’insegnamento alle nuove esigenze emerse in questo difficile periodo.
Una iniziativa in tal senso è stata avviata dell’università americana Biola University, a La Mirada, in California, con un master in Psicologia organizzativa positiva che si attesta come il primo corso di studi accademici di più alto livello, quello della laurea; un master che viene incontro, con un suo articolato e completo programma, alle molteplici esigenze che i giovani avvertono nel dover affrontare una realtà “liquida”, incerta, sfidante più del normale e dove, per la prima volta, come nell’ultimo dopoguerra, il passato e la storia non possono insegnare molto per indirizzare la bussola verso un futuro di nuova normalità.
Oggi, la psicologia positiva nell’ambito delle strutture organizzate è uno strumento più rilevante che mai.
L’insegnamento di questa disciplina scientifica che punta ad esaltare le virtù delle persone e la loro capacità di affrontare le nuove situazioni, metterà i giovani laureati nelle condizioni di essere protagonisti attivi di una nuova fase di sviluppo umano innovativo, inclusivo e positivo nel sistema delle relazioni umane e nella organizzazione del mondo del lavoro.
*Laura Dryjanska, PhD, Direttore del Programma Master in Psicologia Organizzativa Positiva, Professore associato di Psicologia, Università Biola, California (USA)