Qualsiasi vera prospettiva di crescita del Mezzogiorno non può prescindere dagli investimenti in opere infrastrutturali che sono strategiche per lo sviluppo, per i collegamenti, per il trasporto delle merci, per la creazione di posti di lavoro. Il settore dei trasporti assume un ruolo cruciale per la vita della società moderna assicurando la mobilità nel territorio di persone e merci con la fornitura alla popolazione di beni primari e, peraltro, ha sempre esercitato un ruolo-chiave anche per il superamento di ogni crisi economica, sanitaria e sociale, come quella recente del Covid-19, rivelatasi di portata epocale e dai gravi riflessi sull’economia globale.
Occorre allora rimodulare il contributo della spesa pubblica agli investimenti in infrastrutture che in Italia, e soprattutto nel Mezzogiorno e in Sicilia, è sempre più diminuito nei decenni e ancor di più negli ultimi anni di severa crisi economica. Oggi l’esigenza di sostenere il finanziamento delle infrastrutture in una logica di cofinanziamento tra pubblico e privato si pone anche a livello europeo. La stessa Commissione Europea sottolinea che la competitività dell’economia dipende dalla tempestiva realizzazione di infrastrutture integrate nel mercato interno nei settori del trasporto marittimo, aereo e ferroviario, in quello dell’energia e delle comunicazioni.
Lo scenario dei trasporti marittimi ha subìto negli ultimi anni decisi cambiamenti determinati soprattutto dal fenomeno del gigantismo navale che produce economie di scala. Queste grandi navi commerciali, infatti, per le loro dimensioni (420 metri di lunghezza e 60 di larghezza), non possono più attraversare le chiuse di Panama e raggiungono l’Europa attraverso il canale di Suez, che, con i recenti lavori, ha ridotto i tempi di attraversamento. Anche i porti del Sud Europa e quelli del Mediterraneo, tranne Porto Said, non hanno caratteristiche strutturali ed attrezzature per l’ormeggio di queste grandi navi, che, di conseguenza, sono costrette ad attraversare il Mediterraneo, circumnavigare la penisola Iberica fino a raggiungere i porti del Northern Range per scaricare le merci per l’Europa, impiegando 4 giorni in più.
Attualmente circa il 20% del traffico commerciale mondiale passa per il Mediterraneo e le stime al 2020 prevedono una movimentazione di container nel Sud Europa di oltre 70 milioni all’anno contro i 116 milioni all’anno del Nord Europa, dove Rotterdam, oggi primo porto commerciale in Europa, da solo, ne movimenta oltre 14 milioni all’anno. Ma Rotterdam – che la migliore rotta Asia-Europa passa da Suez – è fuori dal percorso più economico, per cui occorre individuare un sito al centro del Mediterraneo per un porto Hub. E quale migliore sito di quello di Palermo? Un porto Hub per il transhipment nel centro del Mediterraneo renderebbe più economiche non solo le rotte Asia-Europa, ma anche quelle per il Nord Africa e le Americhe.
Tutto ciò per spiegare quanto è importante nell’economia dei trasporti marittimi avere un porto Hub nel cuore del Mediterraneo. Ma un porto Hub è anche di grande importanza per il territorio che lo ospita. La Sicilia non può perdere questa opportunità e ogni ritardo non può che agevolare la concorrenza delle altre nazioni che si affacciano sul Mediterraneo, nonché di altre regioni italiane che pare si accingano a formulare ipotesi alternative, anche se la loro posizione geografica è meno interessante.
Un porto Hub a Palermo, con la sua posizione baricentrica, rappresenterebbe uno snodo naturale tra il bacino Est e quello Ovest del Mediterraneo e diventerebbe, con una movimentazione annuale di 16 milioni di container, il primo in Europa. Inoltre, Palermo è il posto più vicino alla rotta Suez-Gibilterra, ha buoni fondali, confina con la strada ferrata ed è a qualche centinaio di metri dallo svincolo autostradale. La realizzazione di un porto commerciale a Palermo, con gli oltre 400mila posti di lavoro che creerebbe con l’indotto, è una imperdibile occasione di sviluppo non solo per la Sicilia ma per tutto il Sud.
*Saverio Romano è Presidente dell’Osservatorio Mezzogiorno dell’Eurispes
Il report Eurispes