«Amare il Paese significa considerarlo non un territorio proprio ma la casa di tutti. Sbaglia quasi sempre, un Governo che si ritiene “il primo” di una nuova era».
Nella la rubrica “Metafore per l’Italia”, pubblichiamo un’altra riflessione del Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, contenuta nel nuovo libro L’Italia del “Nì” (Minerva Edizioni).
«Quando si parla dei problemi del globo ‒ dal clima alla prospettica penuria di risorse ‒ si ricorda che dobbiamo amare e preservare la Terra, perché è l’unica che abbiamo. Lo stesso andrebbe detto per il nostro Paese: è l’unico che abbiamo, anche se vorremmo vederlo sempre più efficacemente tutelato e protetto dalle sue fragilità. Dobbiamo, dunque, amarlo e proteggerlo, e non considerarlo il palcoscenico di contrasti e di reciproche aggressività con le quali, secondo l’adagio mors tua vita mea, stiamo sempre più caratterizzando i nostri giorni. Amare il Paese significa considerarlo non un territorio proprio ma la casa di tutti. Significa tifare ‒ ma non come una curva da stadio ‒ per i suoi successi, e collaborare per ottenerli, anche nella sacrosanta divisione dei ruoli delle aree culturali e politiche. Sbaglia quasi sempre, un Governo che si ritiene “il primo” di una nuova era. Ciò può essere valido solo per alcune reali svolte: il gabinetto Cavour, insediatosi il 23 marzo 1861, il primo del neonato Regno d’Italia, e il Governo De Gasperi del 13 luglio 1946, il primo dell’Italia repubblicana. Nessuno, tra i governi passati e quelli attuali, è stato l’ultimo o il primo. I governi passano, il Paese resta, e la politica dovrebbe avere il compito di manutenerlo oltre l’orizzonte della successiva elezione. Non si può ottenere rispetto per sé, se non si mostra rispetto per gli altri. Gli anni del secondo dopoguerra, pur burrascosi e assai duri, questa lezione ce l’hanno data. Sarebbe utile ripassarla per bene». (2019)