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Bonus baby sitter ai nonni. Riconosciuto il ruolo “sociale” della famiglia

di
Valentina Renzopaoli

Nonni baby sitter, e ora anche retribuiti. Il bonus – individuato come misura di sostegno nel periodo dell’emergenza Coronavirus, approvato in seguito alla pubblicazione del decreto Cura Italia e confermato con il Decreto Rilancio – può essere indirizzato anche ai propri familiari, purché non conviventi. I dubbi, inizialmente avanzati, sono stati chiariti, grazie anche alla circolare dell’INPS 73/2020. Via libera, quindi, all’utilizzo dei voucher per i nonni che hanno accudito i nipoti nel periodo del lockdown o anche successivamente, fino al prossimo 31 luglio 2020.

Il bonus previsto è pari a 1.200 euro per nucleo familiare. Nel decreto-legge 34/2020 si legge, in particolare, che la misura spetta alle seguenti categorie: genitori di figli di età non superiore a 12 anni; dipendenti del settore privato; iscritti in via esclusiva alla gestione separata di cui all’articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335; autonomi iscritti all’INPS; autonomi iscritti alle casse professionali. Se i soggetti appartenenti a queste categorie hanno già presentato la domanda per la prestazione, ricevendo un importo di 600 euro, in caso di presentazione di una nuova domanda, potranno ricevere l’importo residuo.

Nel periodo del lockdown e durante la pandemia, con la chiusura delle scuole e degli asili, la presenza dei nonni è stata per moltissime famiglie fondamentale per riuscire a gestire i figli e a conciliare gli impegni di lavoro. Se buona parte degli italiani ha dovuto rinunciare a vedere le persone più anziane per tutelare la loro salute, un gran numero di famiglie ha scelto, invece, di vivere insieme la fase dell’isolamento dal resto del mondo, per poter contare sull’aiuto proprio dei nonni. Che la famiglia costituisca un luogo di sostegno affettivo, assistenziale ed economico importante, non è certo una novità: negli ultimi anni, questo ruolo è cresciuto per diversi e numerosi fattori sociali legati alla crisi economica, alla mancanza del lavoro, all’aumento dei nuclei monogenitoriali.
Secondo una recente indagine dell’Istituto Ricerche Economiche e Sociali (Ires) e del Sindacato Pensionati Italiani (Spi-Cgil) – dal titolo Il capitale sociale degli anziani. Stime sul valore dell’attività non retribuita –, nonostante siano fuori dal ciclo produttivo, pensionati e anziani continuano a produrre ricchezza per il Paese. Sono quasi 7 milioni i nonni italiani, dei quali 5.948.000 si prendono cura dei nipoti, con un impegno di tempo quantificabile da 103 a 194 milioni di ore ogni quattro settimane.
Si legge nella ricerca: «Il 64% della popolazione minorile italiana vive parte della propria infanzia con i nonni, i quali svolgono un ruolo sociale che non trova uguali in Europa. E il valore del “lavoro dei nonni”, non si limita a quello diretto dell’attività, poiché tale contributo è, a sua volta, generatore di economie esterne, specie a favore delle donne».
Quest’attività di aiuto, insieme all’impegno in associazioni di volontariato, ammonta, in termini economico-monetari assoluti, a circa 18,3 miliardi di euro annui, pari al 1,2% del Pil. Gli over 54 impegnati nell’aiuto volontario sono 4.701.000, su circa 13 milioni di italiani interessati a queste attività, e garantiscono oltre 150 milioni di ore lavorative, rappresentando il 50% dell’intero “monte ore” del volontariato.

L’Eurispes, nel corso degli anni, ha più volte posto la sua attenzione sul ruolo dei nonni, mettendo in luce il loro contribuito “sociale” ed “economico” ma, soprattutto, la loro insostituibile presenza affettiva ed educativa. Già nel 2004, nell’ambito del 5° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza, realizzato insieme al Telefono Azzurro, era stato analizzato il rapporto dei bambini con i nonni. Il 43,2% dei piccoli diceva di trascorrere abbastanza tempo con i loro nonni, il 31,2% molto tempo, il 20,9% poco e solo il 3,8% per niente. Il dato varia nella fascia adolescenziale: in questo caso, a trascorrere molto tempo con i nonni sono il 18,4%, abbastanza il 38,9%. Cresce la percentuale dei ragazzi che trascorrono poco tempo insieme ai nonni (32%) e che non ne trascorrono per niente (8,7%). Oltre nove bambini su dieci (92,7%) affermavano che i nonni comunicavano loro affetto; l’82,3% che percepivano la loro comprensione; secondo tre su quattro (76,2%) i nonni trasmettevano loro l’esperienza. Oltre un terzo degli intervistati (34,9%) sosteneva di essere trattato con autorità e il 27% di essere viziato. Solo il 4,7% dei bambini sentiva che i nonni erano disinteressati a loro.

Tra le diverse ricerche dedicate al tema dall’Eurispes, segnaliamo il Rapporto Italia 2018, nel quale l’Istituto ha indagato su alcuni aspetti relativi alla famiglia e, in particolare, sulla figura dei nonni. Dalla rilevazione, emergeva in modo evidente il ruolo che i nonni hanno nel contribuire al sostegno economico della famiglia: oltre sette su dieci (72,7%) condividevano questa affermazione, contro il 27,3%. Quasi otto intervistati su dieci (78,6%) si erano mostrati convinti del fatto che i nonni mettono a disposizione il loro tempo per aiutare a gestire i bambini, nella preparazione dei pasti e negli impegni quotidiani.

Che negli anni della crisi la famiglia d’origine, e quindi le generazioni più anziane, siano state un “porto sicuro” per affrontare le difficoltà economiche e far fronte, in molti casi, anche alle esigenze quotidiane, è stato confermato anche nelle rilevazioni che l’Eurispes ha effettuato nelle diverse edizioni del Rapporto Italia, laddove è andata a monitorare la condizione economica degli italiani. Nell’ultima edizione, Rapporto Italia 2020, risulta che nell’anno precedente, un terzo degli italiani (33,3%) è dovuto ricorrere al sostegno economico della famiglia d’origine. A questo dato si affianca il 12,4% di chi è stato costretto a tornare a vivere nella casa di famiglia. Nel 2018, le persone che erano dovute ricorrere al sostegno economico delle famiglie d’origine erano il 31,6% e l’8,9% aveva avuto la necessità di tornare a vivere nella casa della propria famiglia o in quella dei suoceri. Secondo l’ultimo Rapporto Istat, in Italia sono 7,4 milioni i nuclei familiari che vivono grazie alla pensione percepita dai membri più anziani. A questi andrebbero aggiunti tutti quei nuclei che fanno affidamento sugli assegni pensionistici dei nonni, pur non vivendo con loro, non certificati.

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