Nelle carceri della Calabria bassa percentuale di donne: sono il 2%

carceri calabria

Nel marzo 2020 il diffondersi del Covid-19 nelle carceri e la sospensione dei colloqui ha portato a violente rivolte a Modena, Rieti, Bologna e in decine di altri istituti. La paura per i primi contagi da Covid-19 nelle celle sovraffollate ha drammaticamente posto l’accento sul tema della salute tra i detenuti italiani. Parliamo di 57.230 persone detenute nelle carceri di tutta Italia, di cui 38.665 di nazionalità italiana. Il lavoro presentato dall’Istituto Eurispes all’interno del Rapporto Italia 2023 si propone di affrontare il tema del diritto alla salute nelle carceri d’Italia, attingendo come fonti al Ministero della Giustizia e all’Osservatorio Antigone. Il lavoro propone una traiettoria attraverso alcuni indicatori che, sia a livello qualitativo che quantitativo, descrivono la vita all’interno delle carceri e l’offerta di queste ultime in termini di salute e benessere psicologico.

La Regione Calabria registra anche il numero più basso di tossicodipendenti in trattamento

Al 31 maggio del 2023, nelle Carceri della Calabria si contano 3.060 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare di 2.726 posti. Le donne detenute sono 64, gli stranieri 638 (fonte: Ministero della Giustizia). La Regione Calabria conta dodici carceri: nove case circondariali (a Castrovillari, Catanzaro, Crotone, Locri, Paola, Reggio Calabria Arghillà, Reggio Calabria Panzera, Rossano e Vibo Valentia), due case sia circondariali che di reclusione (a Cosenza e Palmi) e una casa di reclusione (a Laureana di Borrello). La Regione presenta la percentuale minore di donne all’interno dei suoi Istituti (2,1%). Mancano, del resto, dati riguardo i reparti di ginecologia e di ostetricia, mentre è incerto il numero di suicidi avvenuti nel biennio 2021-2022, dato che in alcuni casi i dati non erano disponibili. Le ore settimanali per psicologi e psichiatri ogni 100 detenuti sono rispettivamente 7,25 e 5,93. La Regione registra anche il numero più basso di tossicodipendenti in trattamento (1,88 per ogni cento detenuti): è probabile che i casi di tossicodipendenza registrati siano meno rispetto a quelli delle altre regioni oppure che siano pochi i tossicodipendenti che effettivamente riescono ad accedere alle cure (anche se quest’ultima è la casistica che sembra essere più plausibile). 

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