Zes del Mezzogiorno, a che punto siamo?

zes mezzogiorno

È aperto il dialogo con la Commissione Europea per la creazione di una Zes (Zona Economica Speciale) unica per le Regioni del Sud Italia, per rafforzare il sistema e sostenere la crescita e la competitività dell’intero Mezzogiorno. Sul tavolo anche la questione della modifica della misura della Decontribuzione Sud – un intervento già prorogato fino alla fine del 2023 – affinché divenga permanente e strutturale.

Una Zes unica per il Sud?

In particolare, i due temi sono stati al centro di un recente colloquio a Bruxelles tra il ministro agli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, e la Vicepresidente esecutiva della Commissione Europea e commissaria per la Concorrenza, Margrethe Vestager. La proposta sulla Zes unica prevede il superamento delle attuali 8 zone economiche speciali, laddove le regioni interessate sono l’Abruzzo, la Campania, la Puglia, la Basilicata, il Molise, la Calabria, la Sicilia e la Sardegna. La proposta mira, in sostanza, ad estendere a tutto il Mezzogiorno le misure già previste a sostegno delle imprese presenti nelle Zes. Secondo il Ministro Fitto «la Zes unica rappresenta un’importante opportunità di sviluppo e di attrazione degli investimenti, che insieme all’utilizzo efficace delle risorse europee e nazionali, può rendere il Mezzogiorno d’Italia un riferimento importante non solo del nostro Paese ma di tutto il continente europeo». Ha proseguito il ministro giudicando «positiva anche l’apertura del Commissario sulla misura Decontribuzione Sud, che si cercherà di rendere strutturale, dando così certezza normativa e temporale ad imprese e lavoratori». Gli strumenti di incentivazione legati alla Zes unica, spiega poi una nota del Ministero per gli Affari europei, «saranno improntati a principi di certezza e stabilità del quadro normativo e di semplificazione procedurale, coprendo un orizzonte temporale più esteso rispetto agli attuali strumenti, in coerenza con i diversi strumenti di programmazione pluriennale europei e nazionali: Pnrr e relativo capitolo RePowerEU, la politica di Coesione e il Fondo di Sviluppo e Coesione».

Cosa significa creare un’unica area Zes?

In concreto, però, l’estensione delle misure già oggi previste ad un’unica area Zes Sud cosa significa?

Si ricorda che per Zona Economica Speciale si intende una zona geograficamente limitata e chiaramente identificata, nella quale le aziende possano beneficiare di speciali condizioni per gli investimenti e per lo sviluppo. Il dibattito sulle potenzialità delle Zes ha conosciuto del resto, in questi ultimi anni, anche in Europa, una rapida accelerazione. Nell’Unione sono operative oggi quasi un centinaio di Zone Franche (comprensive delle Zone Economiche Speciali). Le opportunità derivanti dall’adozione di questo strumento sono state comunque sfruttate anche con più largo anticipo da Usa e Cina, laddove uno degli esempi più studiati in letteratura è quello della Zes di Shenzen, stabilita in Cina già negli anni Ottanta, che fa oggi parte di quella che viene definita “Guangdong-Hong Kong-Macao Greater Bay Area”. Nella maggior parte delle esperienze internazionali, i principali vantaggi offerti in caso di insediamento produttivo nelle Zes sono relativi a:
regime fiscale di vantaggio;
procedure amministrative semplificate;
agevolazioni doganali, dazi ridotti su importazioni ed esenzione sulle tasse per esportazione;
canoni di concessione agevolati ed esenzione o riduzione di imposte gravanti sugli immobili, tributi connessi allo smaltimento dei rifiuti, ai servizi indivisibili, ecc.;
contributo in conto capitale per la realizzazione degli investimenti iniziali connessi all’insediamento produttivo;
deroghe alle regolamentazioni sui contratti di lavoro ed esenzioni o riduzione degli oneri sociali sulle retribuzioni.

Per quanto riguarda specificatamente le Zone Economiche Speciali del Mezzogiorno, attualmente, il Decreto del Direttore generale dell’Agenzia per la Coesione Territoriale (n. 4/2023) regola il progetto complesso “Supporto Zes”, che fa riferimento alle seguenti realtà:

  • Zes Abruzzo;
  • Zes Calabria;
  • Zes Campania;
  • Zes Ionica Interregionale Puglia-Basilicata;
  • Zes Adriatica Interregionale Puglia-Molise;
  • Zes Sicilia Orientale;
  • Zes Sicilia Occidentale;
  • Zes Sardegna.

Non tutte le Zes viaggiano alla stessa velocità

Nonostante un quadro normativo di indubbio favore, le Zes italiane non suscitano ancora un grande interesse per gli investitori nazionali e internazionali, e, per alcune, manca ancora il piano attuativo, con ostacoli normativi e burocratici che non consentono di sfruttare appieno le potenzialità di tale rilevante strumento. Per passare celermente alla fase operativa sarebbe peraltro determinante (e il recente via libera della Commissione fa ben sperare) avere norme maggiormente flessibili in materia di aiuti di Stato (l’istituzione di Zes, infatti, deve fare i conti con il divieto comunitario di concedere aiuti pubblici alle imprese – art. 107 TFUE). In base alla stessa disciplina comunitaria possono del resto essere dichiarati compatibili:

  1. misure destinate a favorire lo sviluppo economico delle regioni in cui il tenore di vita sia anormalmente basso, oppure sia presente una grave forma di sottoccupazione, in considerazione della loro situazione strutturale, economica e sociale;
  2. aiuti destinati a promuovere la realizzazione di un importante progetto di comune interesse europeo;
  3. agevolazioni volte a porre rimedio a un grave turbamento dell’economia di uno Stato membro;
  4. aiuti destinati ad agevolare lo sviluppo di talune attività o di talune regioni, sempre che non alterino le condizioni degli scambi in misura contraria al comune interesse.
  5. interventi destinati a promuovere la cultura e la conservazione del patrimonio, quando non alterino le condizioni degli scambi e della concorrenza nell’Unione in misura contraria all’interesse comune;
  6. altre categorie di aiuti, determinate con decisione del Consiglio, su proposta della Commissione.

Tutte queste condizioni sembrano attagliarsi alla specifica situazione del Mezzogiorno. La Commissione Europea riterrà poi comunque una misura di aiuto compatibile con il Trattato laddove miri al raggiungimento di un obiettivo ben definito di interesse comune, l’intervento sia destinato ad agire in una situazione in cui può determinare un miglioramento tangibile che il mercato da solo non è in grado di fornire e sia in grado di modificare il comportamento delle imprese interessate, spingendole ad intraprendere attività supplementari che non svolgerebbero senza l’aiuto, o svolgerebbero soltanto in modo limitato, diverso, ovvero in un altro luogo. Insomma, i margini per far sì che tali misure siano compatibili ed efficaci ci sono e sono ampi. E questo assume ancora più importanza ora che interventi di rilievo sono finanziati nel Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr) attraverso lo spostamento di una parte dello stanziamento inizialmente dedicato alle Aree Interne in favore delle Zes, puntando, in particolare, a realizzare lo sviluppo dei collegamenti delle aree Zes con la rete nazionale dei trasporti.

*Avv. Giovambattista Palumbo, Direttore Osservatorio dell’Eurispes sulle Politiche fiscali.

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