La corruzione è un fenomeno globale rispetto al quale si fatica a trovare un denominatore unico, ovvero un indice di misurazione oggettivo e rispettoso delle realtà in cui esso si manifesta. Ad oggi la percezione della corruzione è il criterio utilizzato per quantificare il fenomeno, mostrando tutte le contraddizioni e le criticità del paradosso del Trocadero, secondo il quale “più si combatte la corruzione, più questa viene percepita”. Risulta perciò di grande rilevanza la prima conferenza dell’Onu interamente dedicata alla misurazione della corruzione, un fenomeno oggi considerato di portata globale. La conferenza, svoltasi a Vienna ai primi di settembre, è stata organizzata dall’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC), dall’Accademia internazionale anticorruzione (IACA) e dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo sviluppo economico. Nel corso della conferenza è emerso un tema chiave: lo sviluppo di indicatori affidabili e dati comparabili per migliorare la cooperazione internazionale nella lotta alla corruzione. Un problema non di poco contro, soprattutto per il nostro Paese che da anni viene penalizzato sul piano reputazionale da indici percettivi che invece di elogiare la lotta alla corruzione, ne fanno un’arma a doppio taglio.
La conferenza di Vienna è stata organizzata dall’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine, dall’Accademia internazionale anticorruzione e dall’OCSE
Presente a Vienna Giovanni Tartaglia Polcini – magistrato, componente del Comitato Scientifico dell’Eurispes e consigliere giuridico presso il Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale – come parte della delegazione italiana, insieme al presidente dell’Anac Giuseppe Busia, Giuseppe Abbatino (relazioni internazionali Anac) e Maria Giuseppina Muratore (Istat). Tartaglia Polcini è inoltre il curatore per l’Eurispes della ricerca “La corruzione tra realtà e rappresentazione. Ovvero: come si può alterare la reputazione di un Paese”. L’econometria della corruzione è alla base di un lavoro di ricerca che da anni va avanti con l’obiettivo di verificare la fondatezza del giudizio espresso nei confronti dell’Italia dai più comuni indicatori di natura percettiva sulla corruzione. L’Italia, in àmbito OCSE, è il Paese con la più alta corruzione percepita (circa 90%) seppure con una fiducia nel Governo superiore al 30%, più alta di quella di paesi come Grecia, Portogallo, Spagna con una percezione della corruzione inferiore a quella italiana (tra l’80% e il 90%). L’Italia sembra essere penalizzata da indicatori soggettivi che si fondano su sondaggi condotti su una popolazione di riferimento, o su indagini ad hoc condotte su esperti. Il Corruption Perception Index elaborato da Transparency International, è uno di questi indicatori. Gli indicatori oggettivi, di natura decisamente più complessa, sono invece basati su una molteplicità di dati estrapolati da indagini campionarie, valutazione di proxy, statistiche giudiziarie e audit condotti presso le amministrazioni pubbliche.
La necessità di una ridefinizione dei criteri di misurazione della corruzione
Tra i massimi esperti mondiali in materia, Giovanni Tartaglia Polcini sostiene da anni la necessità di una ridefinizione dei criteri di misurazione della corruzione: «Gli indici di misurazione basati sulla percezione del livello di corruzione hanno progressivamente mostrato alcuni limiti intrinseci dovuti a un’analisi soggettiva del fenomeno, che può portare a risultati distorti e parziali. Un’altra questione relativa agli indici di percezione è legata al loro uso improprio, come evidenziato durante la Conferenza di Vienna, con potenziali conseguenze negative in termini di fiducia nei mercati e nelle imprese, e in termini di investimenti esteri». Dalla conferenza di Vienna sono emersi tre nodi chiave sul fenomeno della corruzione: 1) la misurazione è fondamentale; 2) è necessario consolidare un nuovo approccio; 3) in ciò la ricerca deve svolgere un ruolo importante.
Il tema della misurazione della corruzione ha un ruolo centrale nell’ambito della prevenzione e del contrasto
L’intervento di Tartaglia Polcini ha in primo luogo evidenziato la portata globale del fenomeno corruttivo, che «colpisce, seppure in misura diversa, tutti i paesi del mondo. È uno dei principali temi al centro del dibattito internazionale. Il crescente impatto della corruzione sull’economia, sullo sviluppo sostenibile, sulla democrazia e sulla tutela della libertà e dei diritti umani è una realtà che diventa evidente ogni giorno. L’art.61 dell’UNCAC richiama la necessità di una ricostruzione della realtà, di una ricostruzione del fenomeno e quindi di una “conoscenza” di tutte le sue forme “nonché delle circostanze in cui vengono commessi i reati di corruzione”. Pertanto, il tema della misurazione della corruzione riveste un ruolo centrale nell’ambito della prevenzione e del contrasto alla corruzione, che per troppo tempo si è concentrata su un approccio basato principalmente sulla percezione della stessa».
Corruption Perception Index come strumento di ranking posto alla base di un sistema di comparazione tra paesi
Da qui l’esigenza di un nuovo approccio di comprensione profonda rispetto all’approccio di classificazione/valutazione finora applicato. «L’indice percettivo più famoso – ha commentato Tartaglia Polcini – il Corruption Perception Index di Transparency International, è divenuto uno strumento di ranking posto alla base di un sistema di comparazione tra paesi. Esso, più che finalizzato a conoscere la corruzione, si è sempre più manifestato come funzionale all’attribuzione di rating e punteggi di affidabilità ai sistemi nazionali. Ritengo che questo sia uno dei principali problemi collegati agli indici meramente percettivi, per l’uso che si può fare degli stessi e per gli effetti distorsivi che ne possono derivare. Attribuire, invero, un punteggio sulla base di un indice percettivo, che poi viene usato come parametro di affidabilità di un sistema nazionale, può infatti prestarsi, in astratto, a vere e proprie operazioni di ingegneria reputazionale».
Lo scopo della ricerca è creare strumenti anticorruzione, non classifiche
Nella Conferenza della Nazioni Unite di Vienna è stata scritta, secondo Tartaglia Polcini, una pagina storica per creare e potenziare strumenti, non solo classifiche. «Occorre guardare – ha concluso Giovanni Tartaglia Polcini – alla vera essenza delle nuove forme di corruzione dove esse si manifestano: quella liquida-infiltrativa, quella strategica-aziendale, quella simbiotica, quella geopolitica ed infine la grand corruption e ogni forma di legame tra corruzione e criminalità organizzata, tra corruzione e crimini economici, tra corruzione e riciclaggio di capitali illeciti. Lo scopo della ricerca è creare strumenti, non classifiche. Strumenti per ricostruire e conoscere non solo per additare, declassare o aggiornare. Il multilateralismo anticorruzione è efficace ed efficiente. La strada è stata aperta dalla Convenzione UNCAC del 2003, che ha raggiunto una ratifica universale. L’UNCAC è l’unica convenzione globale contro la corruzione. L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile è un piano d’azione rivolto alle persone, al pianeta e alla sua prosperità, firmato nel settembre 2015 dai governi dei 193 Stati membri dell’ONU. Uno dei suoi obiettivi richiama la necessità di “ridurre in modo significativo la corruzione e l’abuso di potere in tutte le sue forme”. In questo senso, penso che oggi abbiamo scritto insieme una pagina storica: una pietra miliare per capire che dobbiamo creare e potenziare strumenti, non solo classifiche. In questa prospettiva è fondamentale il ruolo della ricerca e della scienza».