8 marzo, giornata internazionale della donna: un appuntamento annuale per fare il punto sulla situazione in merito al raggiungimento di una piena e reale parità di genere. Nell’azione che coinvolge tutti i settori della società verso questo scopo comune, l’impegno delle Forze di polizia si concentra nella prevenzione e nel contrasto di ogni forma di violenza contro le donne, che rappresenta l’espressione patologica e più dolorosa di quello squilibrio di status che caratterizza ancora il rapporto con l’uomo. La violenza di genere è, in quest’ottica, la manifestazione più cruenta e tangibile di una discriminazione che coinvolge ambienti lavorativi, familiari, e la società in generale. Si tratta di un fenomeno complesso, che ha radici culturali antiche, che richiede una strategia globale ed una pluralità d’interventi, dove alla responsabilità delle Forze di polizia si affianca l’impegno della magistratura, il lavoro di tutte le istituzioni pubbliche e delle associazioni nella tutela delle vittime, il coinvolgimento delle agenzie educative, prime fra tutte la famiglia e la scuola. Anche quando esercitata senza atti criminali di rilevanza penale, la violenza di genere limita la capacità delle donne di godere appieno dei propri diritti e impedisce la piena realizzazione dell’empowerment femminile – che si basa sul riconoscimento di una individualità e indipendenza economica e sociale da parte delle donne – ostacolando così una effettiva uguaglianza di genere.
La violenza di genere limita la capacità delle donne di godere dei propri diritti e ne impedisce la piena realizzazione
Il Servizio Analisi Criminale, struttura a composizione interforze inquadrata nell’ambito della Direzione Centrale della Polizia Criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, in occasione della giornata internazionale della donna, rende noti i dati che raccontano la violenza di genere in Italia attraverso gli interventi delle Forze dell’Ordine. Per avere una più chiara percezione del fenomeno della violenza contro le donne, un’analisi specifica deve essere dedicata in primo luogo ai cosiddetti reati spia, ovvero quei delitti che sono ritenuti i possibili indicatori di una violenza di genere, in quanto verosimile espressione di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica diretta contro una persona in quanto donna, tra i quali rientrano gli atti persecutori, i maltrattamenti contro familiari e conviventi, la violenza sessuale. Nel 2023 sono stati denunciati 18.664 atti persecutori (nel 2022 sono stati 18.671), il 75% dei quali con vittime donne. Per area geografica, nel 2023 l’incidenza dei reati commessi risulta più elevata in Campania, Sicilia e Calabria. Le regioni in cui, invece, si registra un’incidenza minore di atti persecutori sono il Veneto, il Friuli Venezia Giulia e le Marche. Le denunce per maltrattamenti sono state 24.474, con l’81% di vittime donne; 6.062 le violenze sessuali registrate, col 91% di incidenza di vittime donne. Nell’anno appena trascorso, sono il Trentino Alto Adige, l’Emilia Romagna e la Toscana le regioni con la più elevata incidenza dei reati commessi, mentre Basilicata, Campania e Puglia evidenziano i valori d’incidenza più bassi per reati inerenti la violenza sessuale.
Nel 2023 sono stati denunciati 18.664 atti persecutori, il 75% dei quali con vittime donne
Per quanto riguarda i reati da “Codice rosso”, nel 2023 il numero dei reati è andato progressivamente aumentando per la fattispecie della violazione ai provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa e per la deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso che, tuttavia, presenta nell’ultimo anno una leggera flessione. Di contro, per la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti (revenge porn) e per la costrizione o induzione al matrimonio si registra un incremento nell’ultimo anno. In numeri, nel 2023 si sono registrati 28 reati di costruzione o induzione al matrimonio, col 96% di vittime donne, 93 reati per lesioni permanenti al viso (17% vittime donne), 1.378 reati di revenge porn (62% vittime donne) e 2.563 violazioni di provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare o divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa (83% di incidenza di vittime donne).
Gli omicidi volontari registrati nel 2023 sono stati 334, di cui 120 con vittime donne
Gli omicidi volontari registrati nel 2023 sono stati 334, di cui 120 con vittime donne. Del totale di omicidi volontari, 147 sono avvenuti in ambito affettivo e familiare (di cui 97 con vittime di genere femminile), 69 omicidi per mano di partner o ex partner (64 dei quali hanno come vittima una donna). Il numero delle vittime di genere femminile, dopo aver mostrato un aumento costante dal 2020 al 2022 fa registrare, nel 2023, un netto decremento con valori che, sostanzialmente, tornano a quelli rilevati nel 2020 (119 vittime di genere femminile). Anche in ambito familiare/affettivo, si registra lo stesso numero di eventi del 2020 (147), con una diminuzione del 4% di quelli con vittime di genere femminile. Nello stesso ambito, risultano in diminuzione anche gli omicidi commessi dal partner/ex partner (-5%) nonché il numero delle relative vittime donne che, da 68 del 2020 passano, nell’anno trascorso, a 64, con un decremento che si attesta al 6%. Considerando le sole donne uccise in ambito familiare/affettivo nel 2023, le stesse sono vittime di partner o ex partner nel 67% dei casi; numerosi anche i casi in cui risultano uccise per mano di genitori o figli (24%), mentre è residuale il caso di omicidi commessi da altro parente (9%).
Tra i delitti commessi in ambito familiare, in circa un quarto dei casi le vittime donne si collocano nel quadro del rapporto genitori/figli
Analizzando i reati inerenti la violenza di genere per l’anno appena trascorso, si evince che il numero delle vittime di genere femminile, dopo aver mostrato un costante incremento dal 2020 al 2022 fa registrare, nel 2023, un decremento. Anche l’incidenza delle donne uccise in ambito familiare/affettivo evidenzia un decremento nell’ambito del quadriennio in esame. I dati evidenziano, inoltre, che nel 2023, tra i delitti commessi in ambito familiare/affettivo, in circa un quarto dei casi, le vittime donne si collocano nel quadro del rapporto genitori/figli (a uccidere le madri sono stati, nell’89% degli episodi, i figli maschi). I dati pubblicati dal Servizio Analisi Criminale, se da un lato evidenziano una leggera flessione, dall’altro documentano la persistenza di una asimmetria di status che contraddistingue, quando patologico, il rapporto tra uomini e donne.