Giochi pubblici, tutti i rischi dell’online per utenti, imprese e gettito erariale

giochi pubblici

Giochi pubblici, è in corso l’iter, atteso da tempo, per l’approvazione del decreto legislativo con il quale il Governo intende avviare il riordino del settore. L’intervento del Governo si è concentrato in particolare sui soli giochi online, lasciando, per ora, da parte il gioco fisico. Questo doppio binario di intervento rischia però di creare squilibri a vantaggio dei sistemi illegali. Se c’è bisogno di risolvere i numerosi problemi che affliggono l’offerta territoriale di gioco, non si può ignorare, allo stesso tempo, l’impatto della riforma sulle imprese italiane che compongono il mercato legale con i relativi effetti occupazionali. La scelta del Governo di concentrarsi sui giochi online trova fondamento anche nella crescita esponenziale dell’online: nel 2022, la raccolta “fisica” è stata di 63 miliardi, quella online ha raggiunto invece i 73 miliardi (+373% rispetto al 2012), con una previsione di arrivare a circa 83,5 miliardi del 2023.

Gli introiti dello Stato sui giochi pubblici derivano in massima parte dai prelievi sul gioco fisico

Lo Schema di Decreto stabilisce i nuovi costi delle concessioni dei giochi onlineuna tantumdi 7 milioni di euro per ogni concessione della durata di 9 anni, mentre per quelle precedenti si versavano circa 250.000 euro. Il rischio di questa misura è quello di rivitalizzare l’offerta illegale degli operatori online senza concessione (i cosiddetti .com). Circa l’80% della raccolta del gioco online fa capo a 20 concessionari, il Governo ipotizza che almeno 30 delle medie imprese già operanti (su 93 complessive) potrebbero trovare remunerativa la partecipazione alla gara, pur sopportando un onere concessorio cresciuto di ben 28 volte (Analisi Impatto della Regolamentazione, 4.2. Impatti specifici, A. Effetti sulle PMI). A margine dei dati, esiste il forte rischio che la nuova gara europea, che dovrebbe concludersi entro la fine dell’anno, possa avvantaggiare ulteriormente imprese straniere e multinazionali a scapito delle piccole e medie imprese che fino ad oggi si sono impegnate nella filiera del gioco online (dai PVR alle società di servizi, alle stesse concessionarie di medie dimensioni cui fa riferimento il Governo). Sotto il profilo erariale, la nuova gara per la raccolta online dovrebbe produrre entrate pari a circa 350 milioni di euro. Va però ricordato che gli introiti dello Stato derivano in massima parte dai prelievi sul gioco fisico: nel 2022, ha assicurato entrate per 9,2 miliardi, contro 1 miliardo dai giochi online. Anche sul profilo erariale dunque, lo spostamento sull’online rappresenterebbe per lo Stato una transizione poco favorevole.

Il Governo stima 50.000 Punti Vendita e Ricarica attivi sul territorio 

Il provvedimento, d’altra parte, “sfiora” l’àmbito della rete fisica su uno specifico aspetto: la normazione dei PVR, ovvero i Punti Vendita e Ricarica, autorizzati dai concessionari online per l’apertura e la ricarica dei conti di gioco e che rappresentano il principale strumento di promozione commerciale nel quadro dei vigenti divieti di pubblicità (“decreto Dignità”). Il Governo stima che i PVR attivi sul territorio siano attualmente 50.000. In proposito, si deve riconoscere che averli “circoscritti” a quei soggetti già inseriti nella filiera regolamentata del gioco, se da un lato riduce la presenza di casi di irregolarità o illegalità, dall’altro esclude una platea di piccole imprese che ne traevano un introito e che si troveranno in balìa dell’offerta dei bookmaker stranieri per essere assorbiti nelle reti illegali.

Le Regioni chiedono di conoscere ubicazione e distribuzione territoriale delle reti fisiche del gioco per contrastare le dipendenze

Nella prima riunione della Conferenza Unificata per le valutazioni sullo schema di decreto legislativo tenutasi il 25 gennaio scorso, le Regioni, le Province Autonome e le Autonomie Locali hanno sottolineato l’esigenza che il Governo sottoponga loro il testo dei provvedimenti sul riordino della rete fisica prima della loro emanazione. Di particolare interesse è la proposta avanzata dalle Regioni di una propria compartecipazione, nella misura del 5%, a partire del 2027, al gettito dell’imposta sugli apparecchi di gioco, finalizzata ad interventi per rafforzare la prevenzione e la cura delle dipendenze da gioco e altre fragilità sociali. Un’altra considerazione che conferma l’interconnessione tra l’area dell’online e quella del fisico e quindi l’importanza di un approccio unitario, è quella relativa ai PVR. Nell’occasione, le Regioni hanno sottolineato la necessità di conoscere informazioni sull’ubicazione dei PVR, per definire i criteri di distribuzione e concentrazione territoriale delle reti fisiche del gioco e per le misure per contrastare le dipendenze. In considerazione di quanto detto, è importante che il Governo dia seguito a quanto previsto al comma 2 dell’art. 1 del disegno di legge sull’online: «Le disposizioni relative ai giochi pubblici ammessi in Italia raccolti attraverso rete fisica sono contenute in un successivo decreto legislativo emanato dopo la definizione di una apposita intesa programmatica al riguardo tra Stato, Regioni e Enti locali».

L’offerta di giochi pubblici su rete fisica occupa tra i 140.000 e i 150.000 lavoratori

Per quanto riguarda l’offerta di gioco “fisico”, i temi da affrontare e risolvere sono molteplici: da quello del rinnovo delle concessioni, per superare la logica provvisoria delle proroghe, alla creazione di un quadro definitivo e stabile dei prelievi erariali, oggetto da anni di continui aumenti assunti in logica di cassa; dalla instaurazione di un corretto rapporto tra Stato e Regioni nella determinazione della dislocazione dell’offerta territoriale, alla condivisione di azioni concrete ed efficaci nel contrasto al Disturbo da Gioco d’Azzardo. Non affrontare questi aspetti problematici significherebbe assistere al declino del “canale fisico” con effetti negativi su diversi piani come recentemente illustrato nell’ambito del Tavolo di confronto promosso dall’Eurispes che ha acceso un faro sulle specificità della rete fisica dell’offerta di gioco pubblico e le funzioni positive da essa svolte. In primo luogo l’offerta di gioco pubblico su rete fisica occupa tra i 140.000 e i 150.000 lavoratori. Questi numeri attestano la dimensione labour intensive di una filiera che rappresenta lo 0,5% del Pil (circa 10 miliardi di euro, con 9,2 miliardi di euro per l’Erario). Inoltre, se è vero che le Concessioni sono in capo ad aziende medie e grandi, nella filiera operano però anche le piccole-medie aziende dei gestori, che rappresentano l’anello di collegamento con gli esercenti, e che a loro volta utilizzano prestazioni in outsourcing da soggetti esterni.

Giochi pubblici, essenziale coinvolgere Autonomie Locali e operatori del settore per arrestare la marginalizzazione della rete fisica

Infine, gli esercenti operano in circa 85.000 punti vendita, tra specializzati e generalisti. Se nel riordino dell’offerta su rete fisica si operasse nel senso di una limitazione ulteriore dei punti vendita, si rischierebbe un impatto negativo sul fronte occupazionale. Una marginalizzazione della rete fisica dell’offerta legale, inoltre, comprometterebbe il decisivo ruolo di presidio della legalità che essa rappresenta. Un altro aspetto problematico che il riordino dovrebbe affrontare, è quello del cosiddetto “federalismo del gioco”. L’Eurispes negli ultimi anni ha più volte segnalato che le politiche assunte a livello regionale per contrastare i rischi del gioco problematico e/o patologico, hanno prodotto misure a macchia di leopardo che, comunque, sono state accomunate dall’assunzione di strumenti come il cosiddetto “distanziometro” e la compressione degli orari. Questi strumenti per un verso sono risultati inapplicabili, e quindi oggetto di continue moratorie, per altro verso, dove anche solo parzialmente applicati, generano una contrazione dell’offerta di gioco legale. Da ciò discendono seri problemi per la tenuta complessiva dell’offerta di gioco pubblico. In primo luogo, la marginalizzazione dell’offerta fisica incide sul fronte occupazionale, che si concentrano proprio sugli esercizi specializzati e su quelli generalisti. Inoltre, va considerato che l’Erario incassa dall’offerta di determinati prodotti, AWP e VLT, parte consistente del PREU: dei circa 10,5 miliardi del 2023, più di 5,5 miliardi derivano proprio dalle giocate attraverso apparecchi. Dal 2017 al 2023 questa cifra, tra l’altro, è già scesa del 10%: 5,5 contro 6,1 miliardi. Se questo trend si approfondisse, l’Erario ne risulterebbe fortemente danneggiato. 

In conclusione, l’auspicio è che tutti i soggetti deputati e interessati alla regolamentazione dell’offerta di gioco pubblico prendano atto di quanto contenuto nello Schema di Decreto con l’obiettivo di migliorarlo e, soprattutto, di giungere quanto prima ad un reale e complessivo riordino che affronti in maniera organica le problematiche della rete fisica. Nella risoluzione delle questioni ancora aperte, è essenziale coinvolgere Autonomie Locali e operatori del settore, consapevoli che ulteriori ritardi aggraverebbero una già esistente e progressiva marginalizzazione della rete di gioco fisica.

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