Gioco: che cosa emerge dall’indagine dell’Eurispes

gioco

L’Istituto Eurispes, all’interno del Rapporto Italia 2023, ha replicato l’indagine svolta nel 2019 che esplora l’esperienza personale degli italiani rispetto al gioco con vincita in denaro. Ne emergono dati interessanti, che verranno approfonditi nell’ambito delle attività dell’Osservatorio Giochi, Legalità e Patologie dell’Eurispes che si focalizzano sulle due aree “salute” e “legalità”. Nel complesso, dall’indagine svolta emerge una flessione del numero dei giocatori, un graduale spostamento verso l’online, anche per ragioni generazionali, un pericolo non trascurabile di comportamenti a rischio. Meno giocatori, insomma, ma che giocano di più, se in molti ammettono di esagerare, qualche volta o regolarmente, nella frequenza con cui giocano, o nella spesa per il gioco. Le insidie sono numerose e non possono essere trascurate, a partire dalla necessità di vigilare sul gioco online che occupa ed occuperà inevitabilmente una fetta sempre più consistente del mercato e che con maggiore facilità sfugge a regole e controlli.

Quali sono i dati più significativi

In linea generale, è in calo il numero dei giocatori (-6,9% rispetto al 2019) che si dichiarano tali e si conferma lo spostamento del consumo verso l’online che presenta maggiori criticità sia dal punto di vista della tutela della legalità, sia dal punto di vista della prevenzione delle dipendenze. Secondo i dati più recenti, infatti, sono diminuiti coloro che giocano solo dal vivo (erano il 18,3% nel 2019) e, al contrario, aumentati coloro che giocano esclusivamente online (dal 2% al 4,2%). Il fenomeno coinvolge le fasce d’età più giovani: più numerosi risultano, infatti, i giocatori dai 18 ai 24 anni che giocano solo online, che raggiungono una quota del 10,1%, mentre dai 25 ai 34 anni si trova la quota più alta di giocatori sia dal vivo sia online (6,7%). Tra i 18-44enni si registrano, inoltre, le percentuali più elevate di non giocatori (oltre l’80%)

Gratta e Vinci il gioco più popolare, tramontano l’ippica e il Bingo

È interessante osservare che il gioco più popolare si conferma il Gratta e Vinci: più semplice economico e veloce, ma rispetto ad esso non c’è percezione di rischio di sviluppare dipendenza da parte dei giocatori. Entrando nel dettaglio dell’indagine, solo il 15,3% degli italiani afferma di non giocare mai al Gratta e Vinci. Diffusi tra la popolazione anche Lotto e SuperEnalotto (solo un italiano su quattro non ci gioca mai) e le lotterie (il 36,3% non ci gioca mai). Quasi la metà del campione partecipa con diversa frequenza alle scommesse sportive (47,6%). Il gioco meno diffuso è l’ippica (il 76,2% del campione, non ci gioca mai), seguito dal casinò (75%) e dal Bingo (70,1%).

Gioco e comportamenti a rischio

Nel complesso, rispetto alla rilevazione del 2019, sono aumentati i giocatori che riferiscono comportamenti potenzialmente rischiosi. Nel 2019 erano, rispettivamente, il 60,8% ed il 62,4% a dichiarare di non aver mai avuto la sensazione di giocare troppo e di spendere troppo denaro per il gioco, mentre nel 2023 sono il 52,3% ed il 56,3%. Nelle rilevazioni del 2023, risulta che tre quarti dei soggetti (73,1%) non hanno mai chiesto un prestito per giocare, il 16,7% ammette invece di averlo fatto qualche volta, il 7,6% spesso, il 2,5% sempre. La quota dei giocatori che confessano comportamenti a rischio è dunque tutt’altro che trascurabile, se poco meno della metà ammette di avere la sensazione di trascorrere troppo tempo giocando e di spendere troppo denaro giocando. Non meno preoccupante il 26,8% complessivo che ha chiesto un prestito per giocare (un giocatore su 10 lo chiede spesso o addirittura sempre). Occorre, inoltre, tener conto del fatto che i valori potrebbero essere sottostimati rispetto a quelli reali a causa della reticenza degli intervistati a confessare comportamenti socialmente poco desiderabili. Rispetto alla precedente rivelazione risultano dunque aumentati, nel complesso, i giocatori che riferiscono comportamenti potenzialmente rischiosi. Si segnala, inoltre, che le giocatrici, rispetto ai giocatori, risultano meno inclini ai diversi tipi di condotte di gioco potenzialmente a rischio.

Il fronte dell’illegalità 

Il dato relativo alla conoscenza diretta o indiretta dei circuiti illegali di gioco da parte degli intervistati è significativo in quanto è indicativo della diffusione dei fenomeni illegali e soprattutto della consapevolezza della loro esistenza. Il 38% degli intervistati ha dichiarato di avere conoscenza diretta o indiretta dell’esistenza di circuiti di gioco illegali e il 6,4% ha partecipato direttamente a giochi illegali a fronte del 4,6% del 2019. Benché si tratti della minoranza del campione, la quota di italiani – non necessariamente giocatori – che affermano di conoscere circuiti di gioco illegale è decisamente rilevante: un dato indicativo della diffusione del gioco illegale nel nostro Paese. L’incremento più deciso rispetto al 2019 riguarda i soggetti a conoscenza di circuiti illegali che però non vi hanno preso parte (dal 22,3% al 31,6%). Si tratta di un segnale negativo per quanto concerne la diffusione dell’illecito nel mercato dei giochi, alimentato probabilmente anche dall’universo online, che spesso sfugge ai controlli. Nel Nord-Ovest si segnala la quota più alta di coloro che ammettono di aver partecipato al gioco illegale (9,4%). Per contro, il valore più basso di chi se ne dice a conoscenza si registra nelle Isole (23,9%, dove dichiara di non esserne a conoscenza il 76,1%). 

Come verranno utilizzati i dati raccolti

I dati saranno ulteriormente approfonditi nell’ambito delle attività dell’Osservatorio che, sin dalle prime ricerche del 2018, si propone di dare un contributo al dibattito pubblico sul tema. Come ricordato dal Presidente Gian Maria Fara nelle “considerazioni generali” che introducono i temi del Rapporto Italia, la comunità scientifica può offrire dati e analisi utili ai decisori politici. I temi legati alla legalità e alla salute devono essere al centro ma non bisogna dimenticare che i circuiti legali, che talora faticano a distinguersi da quelli illegali nella percezione dell’opinione pubblica anche a causa di una cattiva informazione, sono costituiti da imprese alle quali devono essere assicurati presupposti di sopravvivenza ed operatività. Come più volte sottolineato, occorre una visione laica e un approccio pragmatico per trovare soluzioni di equilibrio tra gli interessi coinvolti. L’area dei giochi pubblici può e deve trovare una sua dimensione di sostenibilità sociale ed economica.

*Chiara Sambaldi e Andrea Strata, Direttori Osservatorio Eurispes su Giochi, Legalità e Patologie.

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