Neuroscienze e scienze umane: è possibile un dialogo?

neuroscienze

L’evoluzione tecnologica ed il progresso delle conoscenze genetiche e molecolari hanno di fatto trasformato la medicina tradizionale in una “medicina di precisione”. Questo cambiamento ha interessato tutte le aree della medicina, ma ha avuto un impatto ancora più rilevante nelle neuroscienze cliniche quali la neurologia. Con le moderne tecniche di “imaging” possiamo tracciare mappe del cervello e definire reti di neuroni che si attivano in funzione dei compiti che questo organo deve governare. Questi studi possono essere applicati al cervello “sano” per comprenderne il funzionamento nei comuni atti della vita quotidiana, ma è evidente che il principale campo di applicazione è quello della diagnosi e della cura delle malattie neurologiche, sia acute come l’ictus cerebrale e l’epilessia che quelle croniche quali la malattia di Alzheimer, la malattia di Parkinson e tutte le affezioni infiammatorie del cervello. Grazie a questi strumenti tecnologici oggi possiamo affrontare prima e meglio le malattie del cervello, fornendo una speranza per un gruppo di patologie legate all’invecchiamento della popolazione.

Grazie alla tecnologia possiamo affrontare prima e meglio le malattie del cervello legate all’invecchiamento

Questo nuovo approccio alle malattie del cervello richiede per neurologi, neurochirurghi, psichiatri e neuro-riabilitatori una conoscenza sempre più specifica ed approfondita con la conseguente necessità di saper collaborare dialogando attraverso un linguaggio comune. In sostanza, è necessaria la creazione di un gruppo multidisciplinare che sia rapido ed efficace nelle decisioni non solo in condizioni ordinarie, ma sappia condividere conoscenze anche in condizioni di emergenza. L’uso di questo comune linguaggio tecnologico è sicuramente operativo nei migliori centri clinici ospedalieri ed universitari che si occupano di salute. Questo risultato positivo è frutto di una educazione comune e della condivisione di protocolli clinici che sono stati definiti a livello internazionale.

A mio avviso, tuttavia, ci sono almeno tre altre aree di grande importanza nelle quali il linguaggio e l’educazione ad un dialogo comune, che porti ad una soddisfacente comprensione reciproca, non sono stati ancora completamente aperti e nelle quali una educazione continua potrebbe conseguire risultati importanti: 1) una necessaria condivisione di informazioni ed approcci tra ricerca preclinica traslazionale e ricerca clinica; 2) un nuovo dialogo tra discipline che si occupano del cervello in modo “scientifico” e quelle umanistiche che hanno una visione olistica con la funzione di questo organo; 3) il tema antico, ma sempre attuale, dell’educazione al dialogo medico-paziente che è sicuramente connesso alle prime due criticità.

Condivisione di informazioni ed approcci tra ricerca preclinica traslazionale e ricerca clinica

Riguardo al primo punto, alcune strategie educative sono state già messe in atto con successo. Ad esempio, oggi nelle Università si spiega, ad un futuro giovane ricercatore che si occupa di scienza di base, che per avere finanziato da un’agenzia pubblica o privata il proprio progetto dovrà essere in grado di dimostrare che i risultati dei propri studi saranno traslazionali: in altre parole, potranno migliorare le conoscenze mediche e possibilmente suggerire nuovi approcci terapeutici. Tuttavia, in questo àmbito molto resta da fare. Le Università più accreditate sono quelle che coniugano una ricerca di base avanzata ad un’eccellente ricerca clinica ed un’attenta assistenza ai malati. In Italia abbiamo molte di queste Università. Il vero problema, tuttavia, è che non vi è ancora un quotidiano scambio di informazioni e conoscenze che porti a risultati concreti quali brevetti, adeguati finanziamenti pubblici e privati e sufficienti posizioni per giovani meritevoli, evitando migrazioni irreversibili verso altri paesi.

Dialogo tra neuroscienze e scienze umanistiche 

Riguardo al secondo punto ‒ quello del rapporto tra neuroscienze e scienze umanistiche ‒ siamo sicuramente ai primordi di un dialogo. La rivoluzione della genomica e i progressi delle neuroscienze nella comprensione del cervello umano rappresentano due potenti fattori, al fine di realizzare, come afferma il grande neuroscienziato e premio Nobel per la medicina Eric Kandel, l’aspirazione della scienza a un nuovo umanesimo, nell’intento di migliorare non soltanto le cure mediche, ma di mutare «la nostra visione di noi stessi e degli altri», affrontare la crisi della civiltà occidentale e guarire le ferite dell’umanità. Ci stiamo avviando verso un “nuovo tipo di medicina” con diagnosi e trattamenti più “personalizzati”, portandoci a concepire il paziente come una “persona” e non come un “caso patologico”. La nostra “unicità biologica” si riflette nell’unicità della nostra mente, la quale emerge ‒ spiega il premio Nobel per la medicina ‒ dall’unicità del nostro cervello. L’ultima sfida, l’ultimo grande mistero del ventunesimo secolo è la natura della mente umana. Attraverso i moderni metodi di brain imaging stiamo iniziando ad esaminare alcuni aspetti dei nostri comportamenti: il modo in cui impariamo e ricordiamo, percepiamo, agiamo e proviamo emozioni. Potendo inoltre rivelare «quelle differenze presenti nel cervello di ciascuno di noi che ci rendono unici».

L’ultima sfida del ventunesimo secolo è la natura della mente umana

Le neuroscienze stanno apportando un prezioso contributo a trasformare, cambiare e migliorare la società, l’umanità e la civiltà. Altri fenomeni rendono la situazione preoccupante, come la dispersione scolastica, l’analfabetismo funzionale, la riduzione dei servizi sociali e un linguaggio “imbarbarito”. L’impoverimento materiale, sociale e morale è un fattore determinante per l’impoverimento del linguaggio. Altro elemento negativo è la paura di una società “frantumata”, paura che nasce dal vuoto culturale, la paura dell’altro e che genera aggressività. Pertanto, l’aspirazione a un “nuovo umanesimo” potrebbe essere espresso attraverso la cultura per la quale le neuroscienze possono dare un contributo fondamentale. La interazione tra neuroscienze e umanesimo potrebbe rigenerare la società intorno all’educazione, alla conoscenza e alla ricerca di nuovi valori.

Il ruolo della cultura nel dialogo e rapporto medico-paziente

Infine, il terzo punto è quello dell’antico, ma sempre importante ruolo della cultura nel dialogo e rapporto medico-paziente. Con la malattia, il soggetto diventa un essere fragile, indifeso, insicuro, ansioso. Nei confronti del medico assume un ruolo di dipendenza psicologica, di sottomissione e soggezione. La malattia rompe un equilibrio psichico, scardina certezze e stili di vita. Di qui, l’enorme importanza che rivestono l’atteggiamento e le parole del medico per non accrescere la sofferenza e la solitudine interiore. Ci sono atteggiamenti e parole che medici, neurologi, psichiatri e psicologi non dovrebbero mai esprimere. Oltre ad essere rispettoso e gentile e comprensivo, il medico, ed in particolare il neurologo, deve anche “saper comunicare”. Forse la prima necessità è parlare con verità, ma l’altra esigenza è comunicare con tatto e sensibilità, sapendo cogliere le aspettative e le reazioni del paziente e del familiare che ci si trova davanti. In caso contrario, il dialogo e la comunicazione hanno un risultato non solo inefficace, ma soprattutto negativo. Comunicare col paziente in modo positivo per alcuni medici è quasi innato, ma per altri è un processo che si apprende con studio ed esperienza, ma la disponibilità personale ad affrontare questo tipo di formazione è il requisito fondamentale.

Linterazione tra neuroscienze e umanesimo potrebbe rigenerare la società intorno alla ricerca di nuovi valori

In questi tre scenari l’enorme sviluppo delle neuroscienze ha necessità di ritrovare la cultura del dialogo con le scienze umanistiche. Se tale necessità verrà soddisfatta, sicuramente la nostra società avrà un tangibile beneficio, aprendo nuove prospettive per un uso adeguato del progresso scientifico.

Prof. Paolo Calabresi, Professore Ordinario di Neurologia Dipartimento di Neuroscienze Università Cattolica del Sacro Cuore, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli, IRCCS, Roma.

Leggi anche

Ultime notizie
Osservatorio Giochi
Gioco

Osservatorio Giochi: il distanziometro e la “marginalizzazione” del gioco pubblico voluta dalle Regioni

Osservatorio Giochi, le politiche regionali più che espulso, hanno “marginalizzato” il gioco per contrastarne i conclamati effetti negativi. L’industria del gioco legale è inoltre sottoposta a rigide regolamentazioni e stringenti controlli, eppure è un settore che patisce cattiva informazione.
di Chiara Sambaldi e Andrea Strata*
Osservatorio Giochi
principio di rotazione
Criminalità e contrasto

Appalti, il principio di rotazione fra teoria e pratica

Il principio di rotazione garantisce trasparenza e imparzialità negli appalti pubblici, e impatta sulle procedure di oltre il 70% del totale degli affidamenti. Ma ne andrebbe differenziata l’applicazione in ragione della tipologia di affidamento.
di Simone Cannaroli
principio di rotazione
Covid
Società

Le domande inevase sul Covid

Dopo la pandemia è rimasto un obbligo di chiarezza verso i singoli e la collettività, per dare conto di quanto ha funzionato e di ciò che è gravemente mancato. Le aspettative di verità e i desideri di giustizia sono troppo ampie per confidare soltanto sul processo penale: gestione delle emergenze, funzionamento della sanità pubblica, capacità di coordinamento dello Stato.
di Angelo Perrone
Covid
Intervista

Insularità e autonomia differenziata. A che punto siamo? Intervista al Prof. Aldo Berlinguer

La nostra Costituzione riconosce il principio dell’insularità grazie alle modifiche intervenute nell’art. 119. D’altronde, l’applicazione di tale principio porta con sé ancora...
di Susanna Fara
Osservatorio sulla PA

Appalti: il principio del risultato, la novità

Il nuovo Codice Appalti 2023 si apre con l’enunciazione dei princìpi ispiratori e con quella che potrebbe rappresentare la novità più rilevante del nuovo impianto normativo: il principio del risultato.
di Simone Cannaroli
armi da fuoco
Sicurezza

Armi da fuoco, un pericolo prima che una difesa per la maggioranza degli italiani

Armi da fuoco, un italiano su quattro le comprerebbe per sé, ma il 44,8% del campione le considera un pericolo più che una opportunità. A giudizio di circa un italiano su tre non dovrebbero incriminare chi reagisce a una rapina. Cresce la paura di essere vittima di omicidio.
di redazione
armi da fuoco
sicurezza
Sicurezza

Cittadini e sicurezza: tra realtà e percezione. Emergono sfiducia nei mass-media e timore dei reati informatici

Sicurezza e cittadini, qual è il rapporto tra realtà e percezione? Il furto in casa è il reato più temuto da sempre, ma cresce la preoccupazione per il furto di dati su Internet, fenomeno incrementato dagli acquisti online in pandemia. Media poco attendibili, solo il 27,9% del campione li giudica realistici.
di Angelo Caliendo
sicurezza
criminalità
Sondaggi & Ricerche

Delittuosità in Italia: meno omicidi ma cresce la criminalità minorile

Criminalità in Italia, l’indagine Eurispes evidenzia un dimezzamento degli omicidi dal 2007 a oggi, ma preoccupa la criminalità minorile, in crescita del +13,8% dal 2019.
di redazione
criminalità
metaverso
Tecnologia

Metaverso, che cosa ne pensano gli italiani

Fra criticità e opportunità, il mondo del Metaverso sta andando rapidamente avanti e sembra essere ormai una realtà con cui l’umanità sarà destinata a convivere. Ma quanto ne sanno gli italiani di questo mondo che si muove all’interno delle nuove tecnologie della comunicazione? Che cosa ne pensano e quali sensazioni evoca in loro? L’Eurispes ha cercato di dare risposta a queste domande sondando l'opinione dei cittadini.
di redazione
metaverso
autoconsumo
Sostenibilità

La valorizzazione dell’autoconsumo: nuovi perimetri per l’energia elettrica condivisa e autoconsumata

Autoconsumo, si va verso la definizione dei soggetti interessati e dei perimetri geografici che agevolano le comunità energetiche. Il Testo Integrato sull’Autoconsumo Diffuso adottato da Arera ha lo scopo di semplificare e razionalizzare le regole per l’accesso al servizio di autoconsumo.
di Avv. Daniela Pappadà
autoconsumo