Proviamo per un attimo a chiudere gli occhi e immaginare di partire. Probabilmente nella nostra mente si accavalleranno immagini di spiagge paradisiache, montagne innevate, valigie cariche dei nostri vestiti migliori. Chiudiamo il gas, controlliamo che tutte le luci siano spente e ci lasciamo alle spalle le nostre case, pronte ad accoglierci al nostro rientro. No, questa è un’altra storia. Per immaginare questa storia occorre pensare di essere perseguitati dalla guerra, dalla fame, dalle ingiustizie, dalla violenza. Di non avere altra scelta se non quella di abbandonare tutto e partire con poche cose verso mete sconosciute, ma anche queste sognate. Valigie cariche di speranze, forse di progetti, certamente di tristezza e paura, di storie di vite spezzate. E forse possiamo provare ad immaginarlo, ma viverlo sarebbe ancora un’altra storia. È così che ogni giorno migliaia di uomini, donne e bambini intraprendono il loro viaggio verso l’Europa, senza sapere se torneranno mai a casa o se mai ci sarà una casa ad attenderli.
Nel 2022 sono entrate irregolarmente in Europa 330mila persone
Nel corso del 2022, 330mila persone sono entrate irregolarmente in Europa secondo le rilevazioni preliminari dell’agenzia Frontex, un dato che non può lasciare indifferenti, ancor più considerando l’aumento del 64% rispetto all’anno precedente. Dopo la battuta d’arresto indotta dalla pandemia nel 2020, sono infatti ormai due anni che l’Europa deve fare i conti con la crescente emergenza migranti, seppur con numeri non paragonabili a quelli della crisi del 2015-2016, quando la guerra civile scoppiata in Siria aveva portato più di 2 milioni di profughi a varcare i confini europei in quel biennio. Alle decine di migliaia di disperati in fuga dalle classiche rotte del Mediterraneo e dei Balcani, a partire dal 24 febbraio 2022 si sono aggiunti i più di 8 milioni di profughi ucraini in fuga dalla guerra scatenata da Putin, di questi più di 5 milioni hanno ricevuto la protezione temporanea (direttiva europea 2001/55/Ce), una forma di asilo introdotta dopo la guerra nei Balcani e mai più utilizzata negli ultimi 20 anni.
Rifugiati, la maggior parte dei flussi proviene da Libia, Tunisia e Turchia
La “questione migranti” è dunque al centro del dibattito politico europeo e il governo italiano, fra preoccupazioni sulla sicurezza, difficoltà nei centri di prima accoglienza e tragedie del mare, fa sentire spesso la sua voce, lamentando una mancata condivisione delle responsabilità. L’emergenza migratoria graverebbe quasi interamente sull’Italia e su pochi altri paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Senza dubbio l’Italia si trova su una delle rotte più battute dai profughi in fuga: dal 1° gennaio al 31 dicembre 2022 sono entrati nel nostro Paese attraversando il Mediterraneo, 105.131 profughi (+55,8% rispetto al 2021) a seguito di 2.539 sbarchi (dati Polizia di Stato). La maggior parte dei flussi proviene dalla Libia, seguita da Tunisia e Turchia; da cittadini ucraini sono invece state presentate 176.768 istanze di titoli di soggiorno, di cui 169.829 di protezione temporanea. Numeri considerevoli, ma forse leggendo nel complesso i dati europei, potremo essere tentati di rivedere un pochino la nostra posizione. Secondo i dati diffusi dall’UNHCR rielaborati da ricercatori dell’ISPI in Italia i rifugiati rappresentavano nel 2021 lo 0,2% della popolazione, in Francia lo 0,7%, in Germania l’1,5%, in Polonia si sfiorava lo 0%. Nel 2022, contando sia i rifugiati che i profughi ucraini, sempre in rapporto alla popolazione l’Italia ha raggiunto lo 0,5%, la Francia lo 0,9%, la Germania il 2,7% e la Polonia è balzata al 3,7%. Guardando alle richieste d’asilo (dati Eurostat) nel 2022 l’Italia è stato il quinto Paese dell’Unione per numero di domande ricevute (84.290), la Germania è al primo posto avendo fatto fronte al 25% delle richieste presentate in tutto il territorio Ue (243.835), seguita da Francia (156.455), Spagna (117.945) e Austria (108.755).
E se i dati di un solo anno possono apparire fuorvianti, il decennio 2012-2021 colloca l’Italia al terzo posto per il totale di richiedenti asilo (592mila in dieci anni), al secondo posto la Francia e in vetta ancora la Germania con quasi 2,3 milioni di richieste. Diversa è la classifica rapportando le richieste alla popolazione residente: l’Italia del 2021 scivola al quindicesimo posto con un richiedente ogni 1.308 abitanti, la Germania all’ottavo (uno ogni 561) e la Francia all’undicesimo (uno ogni 652); il primato dell’accoglienza in rapporto alla popolazione nel 2021 è invece detenuto da Cipro, con un richiedente accolto ogni 68 abitanti. È interessante notare che fra i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo l’Italia risulta aver ricevuto meno richieste d’asilo in rapporto alla popolazione rispetto a Spagna, Grecia e Malta. Vero è che i dati Eurostat si riferiscono ai richiedenti asilo sul territorio dell’Unione e non a tutti gli immigrati, regolari e irregolari, che approdano nel nostro continente, sui quali l’assenza di statistiche ufficiali permette di fare confronti attendibili. Secondo le ultime stime della Fondazione Ismu[1] ad esempio, al 1° gennaio 2021 circa 519mila migranti irregolari erano presenti sul territorio italiano.
Ucraina, l’Italia è quarta per accoglienza con più di 170mila rifugiati
A livello europeo un discorso a parte merita di essere fatto rispetto ai rifugiati ucraini, nei confronti dei quali si è immediatamente attivato un sistema di solidarietà internazionale senza precedenti. Il fulcro dell’accoglienza Ue è stata la riattivazione della sopracitata direttiva sulla protezione temporanea il 4 marzo 2022, che offerto a coloro che fuggono dalla guerra uno status giuridico chiaro e una protezione che include diritti all’alloggio, all’istruzione, all’assistenza sanitaria e all’accesso al lavoro. Secondo i dati dell’Unhcr aggiornati tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre 2022, il Paese Ue che ha accolto più rifugiati dall’Ucraina è stato la Polonia con quasi 1,5 milioni di ucraini accolti, al secondo posto c’è la Germania (poco più di un milione), seguita dalla Repubblica Ceca (oltre 455mila). L’Italia è quarta, con più di 170mila rifugiati registrati dall’Ucraina e a mostrato una capacità di accoglienza degna di lode: alla fine di luglio 2022 erano già state approvate 150.000 istanze di protezione temporanea e a giugno dello stesso anno risultavano iscritti alle scuole circa 27.500 studenti ucraini. Il governo ha inoltre stanziato fondi destinati ai programmi di accoglienza diffusa di questi profughi e ha creato 8.000 posti in più nel sistema nazionale di accoglienza. Sebbene i meccanismi innescati a livello europeo e nazionale nei confronti dei rifugiati ucraini siano doverosi e possano essere portati come esempi e buone prassi di accoglienza, non è possibile tacere il netto contrasto con le politiche di chiusura adottate nei confronti di altri migranti che raggiungono l’Italia in cerca di protezione. Il dramma dei cittadini ucraini in fuga dalla guerra si aggiunge, purtroppo, al dramma di altre centinaia di migliaia di profughi in fuga da altre guerre e da altre violenze, ma sarà perché questa guerra è “dietro casa”, sarà perché l’oppressore è tanto vicino e fa più paura, il dato di fatto è che negli ultimi decenni non tutte le richieste di aiuto hanno beneficiato di tanta solidarietà[2]. Abbandonati dall’Europa nella gestione di chi attraversa il mare, non abbiamo esitato a tendere la mano a chi chiedeva aiuto fuggendo da una guerra nel nostro continente.
Adesso chiudiamo gli occhi, immaginiamo di essere uno di quei 330mila, uno di quelli che se ha la fortuna di arrivare alla fine del viaggio varca, magari irregolarmente, i confini europei. Valigie piene di incertezze e di sogni. Sogni di una vita nuova, sogni di una terra sconosciuta. Certamente, qualunque sia questa terra, sogni di essere accolto.
[1] Iniziative e studi per la multietnicità
[2] Cfr: https://www.hrw.org/it/world-report/2023/country-chapters/383632