Modello Friuli Venezia Giulia per un sistema di lavoro efficiente: superati gli obiettivi del PNRR

Friuli Venezia Giulia

I risultati delle politiche attive del lavoro promosse dalla Regione Friuli Venezia Giulia in questi anni parlano chiaro: gli obiettivi posti dal PNRR a livello europeo e a livello nazionale riguardo all’inserimento dei cittadini nel programma GOL, sulla garanzia di occupabilità dei lavoratori, a fine 2022 sono stati ampiamente superati consentendo di segnalare il Friuli Venezia Giulia come la prima regione italiana, seguita nell’ordine, dai buoni risultati conseguiti dalla Sardegna e dall’Umbria. In Friuli VG ben 22.856 cittadini sono stati coinvolti  nelle politiche attive del lavoro collegate al PNRR (al 9/01/2023) rispetto al target indicato a livello europeo (4.980 cittadini) e nazionale (9.780). Se guardiamo alle percentuali nel 2022 la Regione Friuli VG ha superato di gran lunga le indicazioni europee per un valore pari al 458,9% e quelle nazionali per il 233,7%. I dati sono stati presentati ufficialmente dall’ANPAL e dall’Osservatorio regionale sul mercato del lavoro nella conferenza annuale promossa il 7 febbraio 2023 dall’assessore regionale Alessia Rosolen a Trieste, dal titolo molto significativo e stimolante: “Oltre il mercato: il sistema lavoro in Friuli Venezia Giulia. Servizi, imprese e formazione per un’occupazione di qualità”.

La Regione Friuli Venezia Giulia ha superato di gran lunga le indicazioni europee per un valore pari al 458,9%

Gli ottimi risultati conseguiti dalla Regione non sono legati tanto a una favorevole e temporanea congiuntura, bensì sono stati raggiunti in base ad uno specifico modo di interpretare e praticare le politiche attive del lavoro da parte della Regione al punto da far riconoscere che, con questa esperienza, si è di fronte ad un vero e proprio “modello Friuli Venezia Giulia”. Gli elementi che lo caratterizzano sono sostanzialmente due. Il primo è costituito dall’approccio omnicomprensivo ai processi che regolano il mercato del lavoro, il quale è visto certo come il luogo fondamentale dell’incontro tra la domanda e l’offerta di occupazione, ma anche – potremmo dire soprattutto – come la realtà in cui vengono a confluire i principali processi di cambiamento in atto nella società, compresi quelli collegati ad esempio alle transizioni verde e digitale, ben individuate nei documenti europei e nazionali. Per assicurare adeguati livelli di efficienza del mercato del lavoro diventa quindi più utile parlare di “sistema lavoro”, come nel titolo della conferenza, e valutare attentamente l’impatto di fenomeni come le disuguaglianze e le precarietà sociali, le condizioni di vita delle famiglie e di aspirazioni ed esigenze che maturano al loro interno, l’adeguatezza dei patrimoni conoscitivi e delle competenze fornite dall’istruzione e dalla formazione professionale, la capacità di risposta in termini di efficienza da parte dei servizi pubblici ai bisogni economici, individuali e collettivi.

Direzione unica regionale in materia di lavoro, formazione, istruzione e famiglia

«Oltre a una transizione digitale e ambientale – ha spiegato con chiarezza l’assessore regionale al lavoro, Alessia Rosolen, nel suo intervento alla conferenza di Trieste – stiamo vivendo una vera e propria transizione sociale». Per questa ragione, ha aggiunto, dobbiamo partire «dai temi dell’istruzione e della formazione, che devono interfacciarsi con le reali necessità delle imprese, per arrivare fino al sistema dei servizi sociali». Un approccio che trova una corrispondenza operativa anche nell’accorpamento in un’unica direzione regionale delle competenze dell’assessorato in materia di lavoro, formazione, istruzione e famiglia. Da aggiungere che questa impostazione ai problemi del lavoro in un certo senso riprende, fa propria ed applica gli orientamenti affermati da tempo nell’ambito della rete europea dei Servizi per l’Impiego (PES) secondo i quali, in questa fase di profondi cambiamenti, le strutture pubbliche devono operare contemporaneamente come porte d’ingresso a un nuovo welfare che è insieme lavorativo e sociale. Nello specifico della realtà regionale del Friuli Venezia Giulia, ad esempio, soltanto un approccio collegato ad una operatività orientata dalla “transizione sociale” può aiutare i responsabili delle decisioni a gestire al meglio anche il fenomeno delle “grandi dimissioni volontarie” che si registra nel mercato del lavoro della regione (trend di crescita pari a +14,6% tra gli occupati nel 2022) – un fenomeno che rende difficile a molte imprese mantenere o trovare il personale di cui necessitano con i danni che ne conseguono.

Friuli Venezia Giulia, una sinergia dei principali attori pubblici e privati dello sviluppo regionale e nazionale

Il secondo elemento originale del modello Friuli VG riguarda innanzitutto la governance  del sistema, che risulta inclusiva e partecipativa, in grado di raccogliere il contributo dei principali attori pubblici e privati dello sviluppo regionale e nazionale. Nella presentazione  degli ottimi risultati del sistema del lavoro regionale è emerso il grande valore dello stretto coordinamento con l’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro (ANPAL), una esperienza che è condivisa con le altre regioni italiane. Ma il vero valore aggiunto creato in Friuli Venezia Giulia riguarda la “centralità dei Centri per l’Impiego”, espressamente riconosciuta dall’assessore al lavoro, i quali sono oggetto di numerose iniziative finalizzate a potenziarne i compiti, le responsabilità, il grado di efficienza. Ad esempio, come ha spiegato la dirigente dell’Osservatorio regionale del mercato del lavoro, Francesca Pedron con riferimento al programma GOL e all’attuazione del PNRR, «qui tutta la procedura, a differenza di altre regioni d’Italia, viene gestita direttamente dai Centri per l’impiego, dalla presa in carico all’inserimento delle persone nel sistema». Tali centri diventano, dunque, il fulcro delle politiche attive del lavoro, componente strutturale di una catena che collega in modo organico tra loro le diverse funzioni: dalla raccolta dei dati e delle informazioni alla loro diffusione esterna, dall’organizzazione degli interventi al monitoraggio dei risultati, dalla programmazione delle politiche alle previsioni e definizione delle possibili prospettive di sviluppo. La rivoluzione digitale in atto, che ha aperto la possibilità di diffondere l’uso di Big Data e di condivisi algoritmi di Intelligenza Artificiale nei servizi pubblici per il lavoro, rende attualmente possibile compiere un ulteriore passo in avanti per una grande qualificazione di tutto il sistema pubblico. Le verifiche condotte in ambito europeo, ad esempio da una delle più importanti reti di istituti ed esperti di monitoraggio dei mercati del lavoro regionali, la Rete ENRLMM, confermano il valore di questa grande possibilità/opportunità.   

*Marco Ricceri, Segretario generale dell’Eurispes.

ALLEGATI
2023_Politiche.Famiglia_Regione.FVG_Marzinotto
2023ConvegnoLavoro_Relazione_F.Pedron
2023ConvegnoLavoro_Relazione_C.Corvino
2023_ConvegnoLavoro_Relazione_L.Meneguzzo

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