L’indagine “L’agricoltura italiana come bene comune”, realizzata dall’Eurispes in collaborazione con Confagricoltura, si è posta due obiettivi: esplorare il significato contemporaneo del concetto di bene comune, in generale e nello specifico dell’associazione all’agricoltura; misurare la percezione dell’agricoltura come bene comune nelle dimensioni principali. L’indagine ha previsto una serie di interviste in profondità in qualità di indagine qualitativa. È stata inoltre effettuata una ricerca quantitativa tramite indagine campionaria sulla popolazione nell’arco temporale aprile-maggio 2022 con lo scopo di misurare il percepito dell’agricoltura come bene comune. Il questionario è stato somministrato face to face a 1.065 rispondenti.
Le parole dell’agricoltura
I rispondenti associano all’agricoltura le parole “natura”, “terra”, “verde” e “campagna” per descrivere le sensazioni provate pensando ad essa, restituendone un’immagine bucolica e romantica. Si ritrovano infatti tra le parole più citate anche “colori”, “paesaggio/i”, “sole”. Ma agricoltura non è solo paesaggio: verdure, cibo, frutta, grano, ortaggi sono tra le parole più citate insieme a “contadino/i” che con “lavoro” e “fatica” si dedicano ai “campi” con i “trattori”, e agli “animali”. Tra le parole interessanti che vengono fuori si segnalano anche: “passato”, “libertà”, “famiglia”, “nonni”, “infanzia” e “amici”. Ne viene fuori un quadro che rimanda a sensazioni e ricordi positivi. Poche sono le parole citate spontaneamente con una connotazione negativa.
Le percezioni sollecitate sull’agricoltura
Oltre alle opinioni spontanee, sono state raccolte anche opinioni sollecitate sull’agricoltura. Rispetto alle sensazioni positive, “natura” rimane la parola più selezionata (65,5%), seguita da “cibo” (60,9%). “Paesaggio”, “patrimonio” e “tradizioni” sono state scelte, ciascuna, da circa il 35% dei rispondenti. “Ricchezza” invece è stata selezionata solo dal 15,8%. Considerando alcune variabili socio-demografiche di quanti hanno partecipato all’indagine, per coloro che hanno una provenienza familiare legata all’agricoltura, si inverte il ranking tra “cibo” e “natura” e sale la percentuale di coloro che rispondono “tradizioni”. Si polarizza invece ancor più sul termine “natura” la percentuale di coloro che non hanno origini familiari legate al settore dell’agricoltura. Rispetto alla fascia di età, sono soprattutto i giovani fino a 24 anni a legare l’agricoltura al concetto di “natura” (69,8%) e “paesaggio” (40,7%), mentre le generazioni più grandi legano l’agricoltura più al concetto di “cibo”. Chi vive in città è legato maggiormente al concetto di “natura” e “cibo”, mentre chi vive in un contesto rurale più al concetto di “patrimonio”.
Per quanto riguarda, invece le percezioni negative, lo “sfruttamento del lavoro” e i “pesticidi” sono stati scelti come parola-chiave da più della metà del campione. Solo il 12,4% degli intervistati associa l’agricoltura allo “spreco di soldi pubblici”, più di 1 rispondente su 4 (26,7%) alla “privatizzazione delle terre”. Chi ha una provenienza familiare legata al mondo dell’agricoltura ha un parere più negativo sull’uso dei pesticidi, sullo sfruttamento del lavoro e sulla povertà legata all’agricoltura. Per età, i più giovani affermano, in negativo, il concetto di “sfruttamento del lavoro” che va a scemare nelle generazioni più adulte. Considerando la provenienza geografica, coloro che risiedono nel Nord Italia hanno una visione maggiormente legata alla “povertà” rispetto ad altri. Il Centro Italia sembra essere quello che ha una visione maggiormente positiva: quasi il 14% ritiene infatti che non sia associabile all’agricoltura nessuno dei concetti negativi sollecitati. Il Centro Italia è anche l’area che associa meno la “povertà” all’agricoltura.
Il contributo dell’agricoltura alla vita degli italiani
Per valutare il contributo dell’agricoltura alla vita degli italiani è stato chiesto ai rispondenti il grado di accordo rispetto ad alcune espressioni sul tema. Ebbene, oltre il 70% del campione ha sempre risposto “molto” o “abbastanza” a tutte le affermazioni proposte. In particolare, per il campione l’agricoltura soprattutto “insegna valori importanti in particolare ai giovani” (77,3%), “rende possibile a tutti l’accesso al cibo di qualità” (76,6%) ed “è rilevante nel definire l’identità del paese” (73,3%). Chi viene da una famiglia con origini agricole esprime opinioni positive soprattutto su ciò che riguarda i temi del patrimonio, dell’identità, dei valori e delle tradizioni. Per età, i giovani (18-24 anni) si polarizzano in positivo soprattutto sull’importanza dell’agricoltura per l’accesso al cibo di qualità per tutti (più del 76% è d’accordo) e nel tutelare le culture e le tradizioni del nostro Paese (79%). Inoltre essi esprimano un giudizio molto positivo sull’agricoltura come testimone di valori importanti proprio alla loro generazione (80%). Chi abita in un contesto urbano ritiene con forza che l’agricoltura sia un patrimonio di tutti gli italiani (il 75,6% ne è convinto), mentre chi vive in un contesto rurale è più scettico (65,2%). I residenti del Centro Italia risultano avere dei giudizi maggiormente positivi soprattutto per quanto riguarda il ruolo dell’agricoltura nel dare accesso a tutti a cibo di qualità (84,4%). Al Sud e nelle Isole sono più critici i giudizi rispetto all’accesso al cibo di qualità, tutela delle tradizioni del nostro Paese e insegnamento dei valori ai giovani.
Il contributo dell’agricoltura all’economia italiana
L’agricoltura è considerata una parte fondamentale dell’economia da circa l’86% dei rispondenti, ma non genera molti posti di lavoro per il 53,6%, e non è ritenuta moderna e innovativa nel 43% dei casi. L’agricoltura, inoltre, non sembra assorbire per i rispondenti troppe risorse pubbliche (55,8%) mentre si percepisce largamente in mano alle multinazionali (71,5%). I giovani si dichiarano convinti (91,9%) che l’agricoltura sia una parte fondamentale dell’economia e che essa però sia in mano sempre più alle multinazionali (81%). Gli over 35 anni sono più convinti che l’agricoltura sia poco moderna e innovativa e che non generi molti posti di lavoro.
Il contesto in cui si vive è una variabile discriminante per quanto riguarda le risorse pubbliche: il 60,2% di chi vive in un contesto urbano è poco e per niente d’accordo con il fatto che l’agricoltura assorba troppe risorse pubbliche mentre chi vive in un contesto rurale si dichiara (52,6%) molto o abbastanza d’accordo. L’89,7% di chi abita nel Nord Italia ritiene che l’agricoltura sia una parte fondamentale dell’economia. Inoltre, chi abita al Nord e nel Centro Italia crede maggiormente che l’agricoltura assorba troppe risorse pubbliche (rispettivamente il 48,3% e il 49,1%) rispetto a coloro che abitano al Sud o nelle Isole (36,2%).
Gli obiettivi irrinunciabili dell’agricoltura
Tra gli obiettivi indicati dal campione, il miglioramento della produttività delle terre coltivate e la preservazione del paesaggio vengono citati come i più importanti nel 26,8% e nel 23,8% dei casi. Seguono contrastare il cambiamento climatico (11,9%), educare i giovani ad una sana alimentazione (9,6%), offrire opportunità di lavoro (8,5%). Considerando la variabile età, gli over 65 anni indicano come obiettivo primario il miglioramento della produttività (oltre il 69%) e mentre i giovanissimi sono quelli meno interessati alle opportunità di lavoro (obiettivo scelto solo dal 17,4%). In linea con quanto finora osservato, i giovanissimi sono interessati maggiormente al contrasto dei cambiamenti climatici (39,5%) e alla loro educazione alimentare (38,4%).
Chi vive in un contesto rurale sembra più attento alla produttività (62,8%) e all’innovazione (40,5%), chi vive in città a come contrastare il cambiamento climatico (32,1%) e offrire opportunità di lavoro (32,4%). Chi abita nel Sud e nelle Isole è più interessato alla produttività, all’educazione alimentare dei giovani e a sostenere le piccole realtà produttive mentre, al contrario, è nettamente meno interessato che l’agricoltura aiuti i giovani a fare la propria impresa. I residenti al Nord sono invece maggiormente interessati a innovazione e contrasto al cambiamento climatico.
Gli obiettivi desiderati rispetto ai finanziamenti dell’Unione europea e dello Stato in tema di agricoltura
Il miglioramento della produttività delle terre coltivate (92,7%) e la preservazione del paesaggio (91,7%) sono indicati come gli obiettivi principali ai quali sarebbe giusto che la Ue e lo Stato destinassero dei finanziamenti specifici. Seguono: offrire opportunità di lavoro (84,5%) insieme ad incoraggiare l’innovazione (84,1%). Nel complesso, i risultati mostrano come siano in via principale quelli legati al tema ambientale (paesaggio e clima) e al sostegno delle realtà produttive (nuove imprese giovanili, piccole realtà d’eccellenza e opportunità di lavoro) a trovare il maggiore consenso. Produttività, innovazione e l’educazione dei giovani sono comunque considerati come obiettivi importanti da supportare con i finanziamenti pubblici. L’origine rurale dei rispondenti connota una maggiore propensione al finanziamento di obiettivi nell’area produttiva/economica, principalmente l’offerta di opportunità di lavoro e l’aiuto alle piccole realtà produttive. I rispondenti del Nord Italia utilizzerebbero finanziamenti pubblici in relazione al paesaggio (70%) e al cambiamento climatico (53%). Sud e Isole sono invece orientati verso obiettivi più prettamente economici (produttività, imprese giovanili, piccole realtà produttive).
Le aziende industriali quali clienti dell’agricoltura
Qual è il rapporto percepito tra l’agricoltura e l’industria alimentare? Per più dell’86% del campione l’industria sfrutta l’agricoltura, costringe a sfruttare la terra eccessivamente (78,9%) e impone prezzi troppo bassi agli agricoltori per più di due terzi del campione (77%). Inoltre, molti si dicono convinti che l’industria ha fatto poco per incoraggiare gli agricoltori a tutelare l’ambiente (64,6%). Sono i 18-24enni a esprimere dei pareri più duri sull’industria alimentare: sfrutta molto tutta l’agricoltura (93%), costringe molto a sfruttare la terra (81%) e impone dei prezzi troppo bassi agli agricoltori (84,9%).
La Grande Distribuzione Organizzata quale cliente dell’agricoltura
Per quanto riguarda il giudizio sul rapporto tra la Grande Distribuzione Organizzata e l’agricoltura, i dati mostrano dei giudizi negativi, più forti di quelli espressi verso l’industria alimentare, tranne per il giudizio relativo all’imposizione di prezzi troppo bassi (73,9%). Coloro che vivono in un contesto rurale hanno giudizi più positivi rispetto al ruolo che la GDO ha avuto nello stimolare l’agricoltura a migliorare le produzioni. Chi vive in un contesto urbano vede un ruolo maggiormente negativo rispetto alla variabile “sfruttamento della terra” e ritiene che la GDO abbia incoraggiato poco la tutela dell’ambiente mentre impone prezzi più bassi all’agricoltura. Per più del 44% dei rispondenti del Sud e delle Isole, la GDO sfrutta molto l’agricoltura, impone prezzi troppo bassi (38,8%) e costringe gli agricoltori a sfruttare la terra (36,1% molto d’accordo su quest’affermazione). Inoltre, credono che la GDO abbia fatto poco per far conoscere le eccellenze agricole (circa il 38%) in accordo coi rispondenti del Centro Italia.