La diffusione delle armi da fuoco negli Stati Uniti provoca accese discussioni ad ogni nuova notizia di strage malauguratamente avvenuta in una scuola, in una casa privata o in qualunque altro luogo pubblico. La possibilità di accedere a un’arma con grande facilità può aumentare l’escalation di volenza all’interno di una società: l’ultima strage di cui abbiamo notizia è avvenuta solo una manciata di ore fa in Texas. Nonostante ciò, anche in Italia si parla ogni tanto di liberalizzazione delle armi da fuoco. Se ne parla soprattutto quando furti e rapine diventano la notizia del giorno per i mass-media che ne dilatano la presenza aprendo il dibattito sulla sicurezza. L’eco di tali eventi può modificare la percezione e di conseguenza la capacità decisionale dei cittadini, condizionati più che dalle proprie idee, da un’infodemia di notizie proposte a ripetizione sui media. In forza di ciò, l’indagine dal titolo “La criminalità: tra realtà e percezione”, nata nel quadro del Protocollo d’intesa sottoscritto dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza – Direzione Centrale della Polizia Criminale e l’Eurispes (Istituto di Studi Politici Economici e Sociali) si è interrogata sul rapporto che gli italiani hanno con l’uso delle armi, ma prima di tutto sulle esperienze personali da vittime di crimini. L’indagine ha provato a ricollocare i reati come esperienze meno mediatiche e più calate nella vita reale, chiedendo agli intervistati di rispondere in merito a esperienze dirette o indirette: parenti, amici, conoscenti o essi stessi quali vittime di un reato.
Crimini ed esperienze personali, dirette e indirette
Nell’ultimo anno gli italiani hanno dichiarato di essere stati vittime soprattutto di truffe su Internet (14,7%), di minacce (11,2%), di furto in casa (11%). Un italiano su dieci (10,2%) è invece stato vittima di truffe e raggiri, come la clonazione di carte di credito, truffe finanziarie, chirocartomanti, agenzie di viaggio o falsi contratti, il 7,3% di scippi e borseggi, 6,1% di furto d’auto – il 4% di furto dell’auto in sosta – mentre il 6,2% è stato raggirato da false richieste di lavoro. Il 5,5% dei rispondenti è stato vittima di aggressioni fisiche, il 2,3% di estorsioni ed usura, l’1,7% di violenza sessuale. Per area geografica, le truffe su Internet hanno colpito soprattutto i cittadini residenti nel Nord-Est(22,4%), così come le truffe e i raggiri per falsi contratti e carte di credito clonate (15,4%), le truffe e raggiri nella ricerca del lavoro (11,4%). Sono stati vittime di furti soprattutto i cittadini residenti al Centro: dichiara di aver subìto un furto in casa il 17,3% del campione, un furto d’auto l’8,4%, dell’auto in sosta il 5%, ma la percentuale più alta di furti di auto in sosta si registra nel Nord-Ovest (6,8%). Borseggi e scippi sono più frequenti tra i cittadini delle Isole (12,5%) e del Sud Italia (10,3%), del Nord-Est (8%). È vittima di minacce il 16,4% dei cittadini del Nord-Est e il 14,2% dei cittadini del Sud, mentre le percentuali più basse si registrano nelle Isole (7,1%) e Nord-Ovest (7,6%). Si dichiara vittima di aggressione fisica l’8,2% dei residenti al Sud, la percentuale più alta rispetto al 2,5% del Nord-Ovest, mentre le violenze sessuali si registrano maggiormente nelle Isole (2,7%) e nel Nord-Ovest (2,2%). Estorsione e usura sono reati diffusi più al Sud (3%) e meno nelle Isole (1,8%), mentre nel resto d’Italia le percentuali non superano i 2,5 punti percentuali.
La propensione a denunciare e il giudizio sull’operato delle Forze dell’ordine
In seguito ai reati di cui sono stati vittima, il 43,8% dei cittadini ha sporto denuncia, mentre la maggioranza (56,2%) ha scelto di non denunciare il reato subìto. In relazione alle denunce presentate dinanzi alle Forze dell’Ordine, il 73,1% degli interpellati si dichiara abbastanza (51,6%) o molto (21,5%) soddisfatto della disponibilità dimostrata dalle Forze dell’ordine, mentre il 68,3% giudica positivamente il loro impegno (abbastanza 45,7%; molto (22,6%). Poco meno del 70% degli utenti considera molto (24,7%) o abbastanza (45,2%) adeguato il livello di professionalità delle Forze dell’ordine, mentre il 58,1% reputa adeguata l’efficienza dimostrata (abbastanza 39,8%; molto 18,3%). Ai rispondenti che sono stati vittime dei reati proposti ma che non hanno denunciato il reato subìto, è stato chiesto di motivare tale scelta. Il 28% non ha denunciato per il fatto di non aver subìto gravi danni; il 19,2% ha deciso di risolvere in altro modo; il 15,5% non ha fiducia di poter ottenere giustizia; il 12,1% per non dover affrontare le spese legali derivanti da un processo; l’11,7% delle vittime non ha denunciato per paura di ritorsioni e il 10,5% per sfiducia nell’operato delle Forze dell’ordine.
Autodifesa: un italiano su quattro comprerebbe armi da fuoco
Il timore per la propria incolumità può spingere una persona a volere per sé un’arma da fuoco e ad utilizzarla in caso di bisogno. Per questo motivo, l’indagine ha investigato innanzitutto sulla paura dei cittadini di essere vittima di omicidio rispetto all’inizio della pandemia. Per il 77,6% dei cittadini la paura è rimasta invariata, per il 16,3% è aumentata, mentre è diminuita per il 6,1% dei rispondenti. In sintesi, negli ultimi tre anni il senso di insicurezza dei cittadini di essere vittima di omicidio è aumentato anziché diminuito. Partendo da tale considerazione, agli italiani è stato infine chiesto come giudicano la legittimazione al possesso di armi da fuoco. Ebbene, il 44,8% la considera un pericolo, perché le armi possono finire nelle mani sbagliate, un 19,2% ritiene che sia un diritto da riservare solo a categorie particolari esposte a rischi (commercianti, ecc.), un 18,4% pensa, invece, che rappresenti la possibilità per qualunque cittadino di difendersi dai malintenzionati. Quasi la metà del campione esprime il proprio timore rispetto al possesso di armi, la netta maggioranza manifesta una generale prudenza. Chiamati a rispondere per se stessi, gli intervistati rivelano, per la netta maggioranza, una scarsa propensione ad acquistare un’arma per autodifesa: poco più di un intervistato su 4 (27,1%) afferma che lo farebbe, il 72,9%, al contrario, non lo farebbe. I risultati confermano una diffusa resistenza culturale nel nostro Paese al possesso di armi, anche nell’ottica della difesa della propria persona e della propria famiglia da eventuali malintenzionati.
Per un italiano su tre chi reagisce a una rapina non deve essere incriminato
Rispetto all’ipotesi di utilizzare un’arma in caso di minaccia concreta alla propria persona e/o alla propria famiglia, il campione si divide a metà. Il 38,9% afferma che probabilmente lo farebbe, il 10,1% che lo farebbe sicuramente, per un 49% complessivo di risposte positive. Il 37% del campione risponde, invece, che probabilmente non utilizzerebbe un’arma neppure sotto minaccia, mentre il 13,9% sicuramente non lo farebbe, arrivando ad un 50,9% di risposte complessivamente negative. Partendo dalla considerazione che negli ultimi anni alcuni cittadini sono stati incriminati per aver reagito durante un furto in casa/nel proprio negozio sparando e ferendo o uccidendo gli aggressori, agli intervistati è stato chiesto di esprimere la propria opinione in merito. La maggioranza (56,3%) ritiene che queste persone dovevano essere incriminate nei casi in cui la reazione non fosse commisurata al pericolo; oltre un terzo (34,3%) pensa che non dovevano essere incriminati, per il 9,4%, al contrario, dovevano essere incriminati in ogni caso.