Insularità e autonomia differenziata. A che punto siamo? Intervista al Prof. Aldo Berlinguer

La nostra Costituzione riconosce il principio dell’insularità grazie alle modifiche intervenute nell’art. 119. D’altronde, l’applicazione di tale principio porta con sé ancora molti nodi da sciogliere, soprattutto nella consapevolezza che la questione riguarda un territorio ampio del nostro Paese e ha ricadute sociali ed economiche su una parte consistente della popolazione. Proprio in queste ultime settimane, l’Eurispes ha istituito un Osservatorio specifico e ne ha affidato il coordinamento al Prof. Aldo Berlinguer, Professore ordinario di Diritto Comparato presso l’Università di Cagliari.  Con lui abbiamo fatto il punto per capire quali siano le effettive implicazioni della nuova dottrina per le Isole e che cosa ancora occorre fare per dare completezza a questo cambiamento.

Prof. Berlinguer, lei è il coordinatore del nuovo Osservatorio sull’Insularità, appena istituito dall’Eurispes. Perché l’esigenza di un Osservatorio su questo tema?

Anzitutto perché è un tema molto rilevante. Pochi sanno infatti che le regioni insulari, nell’Unione europea (UE-27), constano di una popolazione di circa 20 milioni di persone, il 4,6% dell’intera popolazione dell’Unione. E che ben tre Stati membri della Ue sono isole. In Italia abbiamo ben 800 isole, tra marittime, fluviali, lacustri e lagunari, con una popolazione (che sfiora i 7 milioni di abitanti) attorno al 12% di quella italiana e con una superficie eccedente i 50.000 km², pari a oltre il 15% del territorio nazionale.

Non possiamo poi trascurare che, oggi, un nuovo comma è stato aggiunto all’articolo 119 della Costituzione, ai sensi del quale la Repubblica: «riconosce le peculiarità delle Isole» e «promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità». Si è trattato di un disegno di legge costituzionale di iniziativa popolare in cui pochi avevano creduto e quasi nessuno pensava che diventasse realtà. È dunque necessario raccogliere questo nuovo contenitore e dotarlo al più presto di contenuti che producano ricadute sensibili.

Che compiti intende svolgere l’Osservatorio?

L’Osservatorio è composto da vari, autorevoli esperti in diverse discipline. Vorremmo anzitutto svolgere attività di ricerca e di documentazione al fine di sviluppare possibili modelli di sviluppo che possano contribuire a rilanciare la condizione insulare, consentendole di divenire, da fattore di penalizzazione, un’opportunità. L’Osservatorio intende poi analizzare le tante realtà insulari straniere, con l’intento di fornire alle nostre Istituzioni tutti gli elementi utili a poter intraprendere le azioni di rilancio più efficaci per la valorizzazione delle nostre isole.

Quali saranno i vostri interlocutori?

Direi sia le Istituzioni pubbliche che gli operatori di mercato, comprese molte realtà del terzo settore che si trovano a vario titolo impegnate a tutelare e valorizzare il patrimonio insulare. Come ha già sottolineato il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, vorremmo partecipare anche alla fase ascendente della normazione su questa materia, non solo fare da spettatori e commentare le cose fatte e non fatte.

In quale modo il dibattito sull’autonomia differenziata si riverbera sul riconoscimento dell’insularità?

L’agenda politico-istituzionale si è concentrata sul tema dell’autonomia differenziata, di cui all’art.116 della Costituzione, dando vita ad un iter normativo proposto dall’attuale Ministro per gli Affari Regionali e le autonomie. Contrari, tra gli altri, a questo iter sono molti rappresentanti delle regioni meridionali. Dirimente è apparsa subito la questione dei LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni) ed i correlati costi e fabbisogni, ciò che la Costituzione ‒ non a caso ‒ chiede di determinare (assieme alla perequazione infrastrutturale) per evitare che l’autonomia differenziata possa accentuare il divario tra Nord e Sud, Isole comprese. In assenza di questi parametri occorrerebbe infatti rifarsi al criterio della spesa storica, il che darebbe alle Regioni che chiedono nuove funzioni ancor maggiori risorse finanziarie.

Dato di fatto è che l’Italia, dopo più di 160 anni dalla sua unificazione, viaggia ancora a due o più velocità e le risorse del PNRR accentuano il divario, visto che vengono spese al Centro-Nord molto più di quanto avviene al Centro-Sud e nelle isole, ove la gestione della spesa appare ancor più impervia e inconcludente. Oggi, la definizione dei LEP è affidata ad una Cabina di regia presieduta dal Premier, il quale dovrà provvedervi a mezzo di opportuni Dpcm, adottati previa concertazione tra i Ministeri competenti.

A questo punto viene però da chiedersi: cosa accadrà per le Isole? La domanda non è banale visto che l’articolo 116 della Costituzione consente il regionalismo differenziato a patto che sia attuato «nel rispetto dei princìpi di cui all’articolo 119» il quale, come è noto, contiene oggi il principio di insularità. Non solo; sia la Sardegna che la Sicilia, mediante iniziative proprie, hanno, acquisito studi che, seppur sommariamente, individuano, in termini economici, i deficit insulari, cioè il costo che deriva dalla loro peculiare condizione. Sicilia e Sardegna hanno stimato questo gap in oltre 15 miliardi di euro annui. Il dato è stato approvato dalla Commissione paritetica siciliana e quindi oggi vincola lo Stato italiano. Anche per la Sardegna, la stima, calcolata dall’Istituto Bruno Leoni, rappresenta un importante elemento di riflessione con riferimento all’attuazione dell’autonomia differenziata. Altre Regioni a statuto ordinario non hanno ancora effettuato analoghe stime, le quali oggi andrebbero meglio calibrate all’interno della cornice dell’autonomia differenziata.

Da ultimo, un cenno al principio di insularità è stato inserito all’art.9 del disegno di legge cosiddetto “Calderoli”, senza però declinarne compiutamente portata, implicazioni e adempimenti. Starà quindi alle classi dirigenti delle regioni con patrimonio insulare e forse ai componenti della relativa Commissione bicamerale, pretendere che al principio venga data compiuta attuazione anche in sede di autonomia differenziata.

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