Il quadro internazionale, come appare chiaramente dall’aggressione della Russia contro l’Ucraina, dimostra quanto sia ristretto il campo delle scelte politiche quando la necessità di mantenere la sicurezza (per quanto possibile) s’impone, tenendo conto che “il nemico” di oggi, sia “pubblico” che “privato”, non è più quello ragionevole di una volta, neanche disposto a rispettare i patti, in qualsiasi materia che sia. In conseguenza di ciò, alcune questioni si pongono.
Istituzioni Ue, i tempi dimostrano la necessità vitale di disporre di capacità di decisioni rapide e immediate
Innanzitutto, bisogna interrogarsi in merito alle Istituzioni, sia in quanto strumenti diplomatici e di azione in campo geopolitico che in termini di efficienza delle stesse. Ciò in considerazione del fatto che il primo problema nell’elaborazione di una politica estera e di difesa comune è, oltre il peso che rimane della storia, la percezione diversa – anche per motivi geografici – degli interessi nazionali, a corto e a lungo termine. In secondo luogo, il quadro internazionale, come appare chiaramente dall’aggressione della Russia contro l’Ucraina, dimostra la necessità vitale di disporre di capacità istituzionali e tecniche di decisioni rapide e, possibilmente, anche immediate. Per migliorare l’efficienza in materie di politica estera e difesa, ci si chiede cosa servirebbe come architettura e come strumenti settoriali. È realistico ingaggiarsi adesso in un cambiamento dei Trattati, visto le urgenze che premono alle nostre porte?
Un graduale disimpegno finanziario, ma non politico e strategico, sono circostanze incompatibili tra di loro
Si impongono poi questioni politiche e di efficienza già a corto termine, in quanto l’allargamento è divenuto non più materia di scelta politica ma di necessità imposta dalla sicurezza. Quale processo sarebbe più idoneo a rispondere, durante i prossimi dieci anni di negoziazione per le adesioni, alle questioni che intanto si pongono in materia di politica estera e di difesa ? A lungo termine, invece, va realisticamente tenuto conto del fatto che un graduale disimpegno finanziario, ma non politico e strategico, sono circostanze poco compatibili tra di loro, così come la possibilità, con ciò, di accrescere il peso dell’Unione europea nell’Alleanza Atlantica. Del resto, una “Europa della difesa” a 27 come oggi, con processi decisionali all’unanimità, non è operazionale né adesso né in tempi prevedibili. Un apparato di difesa europeo che sia autonoma dalla NATO in tempi prevedibili (vent’anni) è realistico? È politicamente necessario e desiderabile?
Istituzioni Ue, la generalizzazione della MQV prima del prossimo allargamento
Una decisione del Consiglio Europeo (14-15/12/23) “in assenza di H” di aprire negoziazione con l’Ucraina dimostra la necessità di velocizzare i processi decisionali e di prevedere la possibilità di muoversi con un massima agilità. Un’organizzazione politico-istituzionale fondata su volontà e capacità, in cerchi concentrici comprendendo varie materie sembra non solo indispensabile ma anche inevitabile. Più rapidamente se ne prenderà atto e meglio sarà per il futuro della Ue. Una struttura decisionale del genere dovrebbe lasciare la possibilità di adesioni volontarie alle decisioni del cerchio per gli Stati fuori cerchio che ne hanno la volontà e la capacità. Appare la condizione necessaria per permettere la generalizzazione della MQV (“voto a maggioranza qualificata” ovvero un sistema di voto ponderato) intra cerchio, senza dubbio indispensabile prima della conclusione del prossimo allargamento. Rimarrà poi impossibile solidificare la costruzione europea senza i suoi cittadini. Ciò richiede, di conseguenza, politiche sociali e di sicurezza interna e giustizia coerenti con gli obiettivi dichiarati della Ue (art. 3, Trattato di Lisbona) e della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione europea, che possano fondare una politica di informazione – che è ben diversa da quella di comunicazione – molto più approfondita.