Le questioni legate al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza hanno assorbito la maggior parte deldibattito sulla ripresa dell’economia nazionale. È altrettanto importante non trascurare il Piano Nazionale Complementare (Pnc), strumento sinergico rispetto al Pnrr con una dotazione di circa 31 miliardi. Il Piano Complementare è nato con il decreto-legge numero 59 del 6 maggio 2021 e prevede uno stanziamento pari a 30,6 miliardi di risorse nazionali per la programmazione 2021-2026. L’integrazione tra Pnrr e Pnc toccherà 30 interventi, 24 dei quali saranno finanziati esclusivamente da quest’ultimo – si tratta di progetti strategici per l’attuazione del percorso tracciato dal Pnrr, sebbene non perfettamente in linea con i criteri stabiliti dal Regolamento RRF – e 6 cofinanziati da entrambi gli strumenti. È quindi evidente quanto la messa a terra dell’uno non possa non prescindere dall’altro. Occorre chiedersi come stia procedendo l’implementazione, al fine di comprendere se e come talune caratteristiche siano trasversali rispetto a entrambi i Piani.
Il Pnc è uno strumento sinergico rispetto al Pnrr con una dotazione di circa 31 miliardi
Malgrado le premesse, anche il Pnc sta scontando ritardi e difficoltà. L’ultimo rapporto della Ragioneria Generale dello Stato si è focalizzato in particolare sui termini del secondo trimestre (aprile-giugno 2023) e ha evidenziato un “ritardo nel rispetto delle scadenze” poiché “il 39% degli obiettivi risulta non conseguito”. Superata la fase degli adempimenti normativi, amministrativi e burocratici, l’attenzione del pubblico si è rivolta alla messa a terra effettiva dei progetti e gli obiettivi sono diventati più complessi da raggiungere, sia al livello delle amministrazioni centrali, sia a quello degli enti locali. Per dare un’idea, il Rapporto sulle leggi pluriennali di spesa – allegato alla NaDef – illustra una situazione in cui quasi un quarto delle autorizzazioni di spesa non ha rispettato la programmazione temporale. Le ragioni vengono identificate principalmente in difficoltà amministrative e normative, ma il timore è che gli slittamenti derivino da limiti di gestione strutturali, come ad esempio, il basso livello di digitalizzazione di molti enti pubblici o la carenza di personale qualificato.
Anche il Pnc sta riscontrando ritardi e difficoltà e il 39% degli obiettivi risulta non conseguito
A questi elementi si aggiungono anche le incertezze connesse alla recente scelta di de-finanziare 9 investimenti Pnrr, a cui erano destinati complessivamente 17 miliardi di risorse, di cui circa 12 già assegnati a quasi 43mila progetti. L’esecutivo ha proposto di mobilitare il denaro di provenienza europea (Fondo sviluppo e coesione) per garantire la copertura finanziaria di questi ultimi e la cabina di regia si riunirà nei prossimi giorni per discutere anche di questo. Ulteriore tema è quello della trasparenza: se le sei componenti che integrano il Pnrr rientrano in un sistema di monitoraggio europeo e mettono in opera strumenti attuativi comuni, le altre 24 progettualità scontano una certa mancanza di informazioni al pubblico. L’ultima relazione della Rgs è ricca di dettagli rispetto alla precedente di marzo, ma esistono ancora alcune lacune, come l’assenza di notizie puntuali e precise sui singoli progetti previsti dal Piano.
Pnrr e Pnc, puntare sul capitale umano tramite l’istituzione di figure di raccordo
Alla luce di tale scenario, puntare sul capitale umano tramite l’istituzione di figure di raccordo per ottimizzare i canali di controllo e rilevazione qualitativa, potrebbe rappresentare un passo significativo verso la rimozione degli ostacoli a lungo termine. Sarà inoltre essenziale garantire un monitoraggio costante e un sostegno efficace alle amministrazioni locali, affinché i miliardi di euro stanziati per la ripresa economico-sociale possano essere strumenti di leva per lo sviluppo. Solo attraverso un’impostazione chiara e la massima collaborazione tra tutti i livelli istituzionali si potrà realmente superare questa fase critica e ottenere i risultati sperati.
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*Founder e Managing Director di Futuritaly, strategic advisor con lunga esperienza nel mondo pubblico e industriale.