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Verso una Europa sempre più unita, non solo economicamente

di
Rosella Di Bacco*

La realtà fa emergere ora più di prima la necessità di strutturare una politica estera e di difesa comune in Europa: le guerre odierne e il ruolo molto sfumato dell’Unione dovrebbero spingere i componenti a scegliere questa strada, al fine di supportare particolarmente e rendere fattuale l’identità dell’Unione medesima. La necessaria chiarezza sui principi primi etico-politici dell’Ue hanno bisogno di essere affermati dall’espletamento di un ruolo importante e ben definito nello scacchiere internazionale, pena il rischio di essere completamente schiacciati dalla nuova politica di blocchi che si sta determinando nel mondo. Il valore sostanziale di condivisione, solidarietà e progresso dell’Unione non può divenire ulteriormente il famoso “vaso di coccio tra tanti vasi di ferro” di manzoniana memoria. Non possiamo dimenticare le nostre radici storico-politiche né le motivazioni fondative dell’Unione: tutto questo però deve essere continuamente declinato secondo le esigenze che nel tempo si sono andate modificando. Il richiamo necessario alla neutralità e alla non belligeranza non può essere scambiato per passività ed inconsistenza difensiva. La necessità di una vera politica estera e conseguentemente difensiva debbono fare da solida sponda ai valori espressi dai fondatori.

Serve un ruolo definito nello scacchiere internazionale, pena il rischio di essere schiacciati dalla politica di blocchi che si sta determinando

Sono molteplici le scommesse, o meglio le sfide, cui l’uomo contemporaneo deve far fronte e rispetto ai quali gli stati sembrano essere carenti. In tale contesto, non si può abdicare né al ruolo di responsabilità individuale né tantomeno a quello collettivo, ma la forza della condivisione diventa la necessaria strada da percorrere per affrontare queste sfide e l’unico strumento per non lasciare di fatto indietro nessuno. Questo, anche se ci saranno tempi diversi e modalità differenziate per gestire la coesione di fronte alla necessità di risolvere problematiche complesse e vissute in maniera difforme dai diversi popoli. A tal fine è assolutamente sostenibile la necessità di superare la logica dell’unanimismo, in quanto divenuta nel tempo una visione strumentalmente idealizzata, per andare verso una determinazione a maggioranza qualificata che implichi l’esercizio di una vera e sostanziale responsabilità.

In relazione alla già citata esistenza di complessi problemi interni degli stati dell’Unione ed esterni in rapporto alla Nato, sono le trattative politiche che possono e debbono trovare soluzioni, individuando i concreti aggiustamenti e compromessi. Ciò non può identificarsi come una fuga dal problema, ma come un percorso necessario per realizzare una politica europea comune e condivisa. Il valore della politica si realizza proprio nella gestione di questo percorso in cui saranno integrati momenti complessi, articolazioni organizzative e necessarie mediazioni per concretizzare l’azione che la realtà odierna e le esigenze future stanno richiedendo.

Non potrà più esistere una definizione esclusivamente economica dell’Unione

Non siamo all’anno zero, ma possiamo partire dal nucleo degli stati fondatori, i quali hanno già aderito da tempo alle diverse finalità dell’Unione di ordine economico monetario e di “competenze rafforzate”, oltre ad aver da sempre condiviso i valori fondativi dell’Unione. Altri Stati da considerare sono quelli con rilevante entità demografiche e quelli che hanno concordato tra loro, per affinità di competenze, azioni comuni. La cooperazione rafforzata potrà essere inizialmente lo strumento per giungere a una vera e propria decisione costituzionale e organizzativa, che potrà definire il percorso metodologico e temporale all’interno del quale potranno essere raggiunti i necessari accordi e trovate le geometrie utili al raggiungimento della finalità complessiva. Ciò che non potrà più esistere, sarà la definizione esclusivamente economica dell’Unione. La visione politica complessiva dovrà essere il perno entro il quale si potranno muovere i diversi organismi unitari ed in questo ambito non può essere esclusa la politica estera e di difesa.

*Ricercatrice Sociale, UIL.

Laboratorio Europa

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