Zes Unica del Mediterraneo, rivalutare il potere del mare

mediterraneo

Oggi la Zes Unica è una realtà. Ma già nel 2017, con un convegno che si è svolto all’Interporto di Nola, promosso dai Lions International con l’Eurispes, l’Università Mercatorum e altri attori, si era ipotizzato un sistema armonico tra i Corridoi transeuropei TENT-T e le Zes regionali, indicando fin da allora la necessità di immaginare l’area Zes inserita nell’area mediterranea e, quindi, euro-mediterranea. L’intento era quello di risvegliare in tanti protagonisti e osservatori nazionali e internazionali l’interesse a conoscere le nuove forme di competitività, emerse sia nella principale area di riferimento, il Mediterraneo, sia nelle principali aree economiche mondiali, per regolare al meglio la Zona economica speciale come strumento propulsivo di crescita e progresso a sostegno delle economie regionali, un progresso non solo economico ma anche culturale e sociale. 

La Zes si inserisce in un quadro più ampio di interventi che interessano il bacino del Mediterraneo ed il continente africano

In questo senso, è necessario porre l’accento sull’importanza delle infrastrutture socio-economiche e sui risvolti geopolitici nel Mediterraneo della istituzione della Zes Unica. Alcuni dati possono aiutarci a comprendere la portata della Zes Unica che ha infrastrutture dedicate, ovvero: sedici porti, otto aeroporti e cinque interporti, per una superficie di 121.000 km quadrati al netto delle acque territoriali. L’istituzione della Zes Unica, quindi, si inserisce in un quadro molto più ampio di interventi che interessano il bacino del Mediterraneo ed il continente africano, come il ponte sullo Stretto di Messina e la infrastrutturazione delle regioni dello stretto (Calabria e Sicilia), la realizzazione di un piano di sviluppo infrastrutturale del Paese con le reti intermodali, con le autostrade del mare, con i porti, con la mobilità digitale. I numeri sono ancora approssimativi, ma si prevedono investimenti nell’area mediterranea per circa 200 miliardi di euro al netto delle risorse dei privati. Nei prossimi anni, quindi, l’Italia si avvierà verso un percorso che la porterà ad avere un ruolo politico, e ancora di più geopolitico, indiscutibilmente diverso dall’attuale, non solo nel bacino del Mediterraneo ma anche nel contesto del continente europeo e anche africano. La sola politica economica, senza una sinergia con economia, cultura e sicurezza, non riesce a raggiungere i risultati determinati, come la storia insegna dai romani in poi, e oggi con gli americani.

Si prevedono investimenti nell’area mediterranea per circa 200 miliardi di euro

Nel Mediterraneo si concentrano i nostri interessi vitali, dunque, l’Italia è obbligata a cambiare paradigma nell’area Mediterranea, recuperando peso e centralità, da troppo tempo fuori dall’agenda politica nazionale. Per centrare questi obiettivi è necessario costruire una società che riscopra la geopolitica marittima recuperando nei giovani quello che è il sentimento Mediterraneo. Il cambiamento degli interessi geopolitici dell’Italia nel Mediterraneo definiranno nuovi assetti nell’area, per questo è indispensabile comprendere quali saranno gli effetti sugli attuali attori che, oggi, presidiano gli interessi geopolitici nell’area. Il Mediterraneo ha 12 stretti, cioè 12 punti di strozzatura. Ciò vuol dire che chiunque può chiudere l’accesso o l’uscita come lo stanno compiendo nel Mar Rosso i ribelli Houthi dello Yemen – e non sono una potenza militare – con l’attacco alle navi cargo. Eppure hanno creato un problema geopolitico all’intero commercio e transito delle merci in entrata e in uscita e dal Mar Mediterraneo. Di conseguenza, ciò che sta accadendo nel Mar Rosso indica, chiaramente, che per mettere in sicurezza le rotte commerciali e difendere i nostri interessi nella regione del Mediterraneo e nel continente africano, con gli investimenti del Piano Mattei, è imprescindibile ed urgente rafforzare la presenza della Marina Militare italiana nell’area. Se vogliamo avere un peso diverso rispetto al passato nel Mediterraneo, l’80% dei confini italiani sono confini di mare, nessun altro paese del Mediterraneo ha il privilegio di essere sul mare e dentro al mare e nel Mediterraneo. Abbiamo bisogno di presidiare le rotte le rotte commerciali, i porti, gli aeroporti, le persone e quindi mettere in sicurezza la nostra economia.

Bisogna riscoprire la geopolitica marittima recuperando nei giovani il sentimento Mediterraneo

Riflettiamo su questo: il primo paese che ha risolto la crisi energetica a seguito del conflitto Russia-Ucraina è stata l’Italia perché abbiamo avuto la possibilità immediata di ricevere fondi disponibili di energia dai nostri vicini, perché il continente africano è vicino ed è in parte nel Mediterraneo. Quindi è fondamentale con la Zes Unica andare oltre e decidere di “abolire” la questione Mezzogiorno. Ampliare, dunque, la portata della nostra visione. Oggi, infatti, è la questione mediterranea, nella quale quella del Mezzogiorno deve essere inserita, ad essere fondamentale per la nostra società e per la vita futura del nostro Paese. Dobbiamo intervenire culturalmente sui giovani, è in loro che risiede il futuro. Riportare l’Italia di nuovo ad avere un ruolo centrale nel Mediterraneo sta alle nuove generazioni: a loro dobbiamo essere capaci di insegnare qual è il potere del mare, la talassocrazia ormai abbandonata.

*Ing. Salvatore Napolitano, Coordinatore del Forum Permanente del Mediterraneo e del Mar Nero.

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